Racconti
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Le persone infelici cercano, cercano sempre qualcosa altrove. Le sette e le community sono piene di disperati che provano a riempire la loro coscienza vuota attraverso la dottrina di pazzi. Guardano fuori dal loro cuore solo perché, quando il coraggio di vivere svanisce, allora l’anima sanguina e ha bisogno di un guaritore che le dia la vita. Di nuovo. “Cinquant’anni della minchia.” Bofonchio guardando il pallido salvagente che spruzzato di peli grigi, segna il confine tra il torace e quel pendaglio che dovrebbe essere il cazzo. “Cinquant’anni e ‘sta cazzo di pancetta che mi fa sembrare un ragioniere.” Strizzo con Read more...
MILANO - In occasione della nuova campagna social #Lavorando, che celebra l'importanza del lavoro e dei valori legati ad esso, vi proponiamo un racconto di Martin Luther King sul mondo del lavoro. Il politico e attivista statunitense si è battuto per i diritti politici e civili della popolazione. Martin Luther King sottolinea quanto ogni lavoro abbia la sua dignità, ma solo nel caso in cui questo elevi l'umanità dell'individuo. . "Noi siamo sfidati a lavorare instacanbilmente per raggiungere l'eccellenza del nostro lavoro. Non tutti gli uomini sono chiamati a lavori specializzati o professionali; anche meno sono quelli che si elevano alle Read more...
Proprio così è tornato perché lui sulle Alpi c'era già, anche prima di noi, era padrone dei boschi e delle radure. Abitava sui monti. Ululava alla luna. Certo di solito stava un po' per conto suo, ad una certa distanza dall'uomo .... che non lo ha mai potuto soffrire. Viveva in branco, una famiglia unita e molto ben organizzata; insieme ai suoi compagni andava a caccia e insieme si dividevano le prede, animali selvatici per lo più. Ogni tanto poteva capitare di incontrare qualche pecora, qualche capra, non lo facevano apposta, se avevano fame, non stavano a guardare troppo per Read more...
Proprio così è tornato perché lui sulle Alpi c'era già, anche prima di noi, era padrone dei boschi e delle radure. Abitava sui monti. Ululava alla luna. Certo di solito stava un po' per conto suo, ad una certa distanza dall'uomo .... che non lo ha mai potuto soffrire.In una mattina fredda ma soleggiata di dicembre ti ho visto per la prima volta. In me sono vive molte emozioni e sensazioni. Sono emozionata di conoscerti ma ho anche paura, non di te, ma del compito affidatomi: renderti felice. Fare felice una persona non è per niente una cosa semplice, perché Read more...
"Cosa fai?" chiede Jey sedendosi accanto a me sull'erba umida. "Guardo le stelle" rispondo tenendo lo sguardo puntato in alto. Una leggera brezza estiva mi accarezza la pelle, risale su per il mio vestito a fiori blu e si nasconde fra i capelli. Tutto intorno il giardino è pieno di lucciole che vagano da un cespuglio ad un altro, rendendolo quasi magico. Vorrei quasi fermare il tempo. "E a cosa pensi?" "Penso a lei" dico guardando negli occhi il mio migliore amico dopo che sembra passata un'eternità. L'immagine di Caroline che mi sorride dolcemente mi viene alla mente. Lei con Read more...
Dal diario di Dafne Hoffman ( paziente numero 626, park2) Dafne è Cresciuta. Eccomi Dafne, ciao. Con Tavor ? Niente. Sono cresciuta. E niente. Forse non necessariamente migliorata. Ho rischiato di perdere la vita per mano di chi me l’ha data, senza che se ne accorgesse, lei, Parsifal, mia madre. Lei è una parentesi. Non ritorna più. La rispetto, la ascolto, le presto attenzione, ma solo dopo di me. Lontana da me. Lontana dalle mie lotte. Non può capire. Parsifal non può capire. E non piango manco più mentre lo scrivo, ma sono rassegnata in maniera sterile pensando che quando Read more...
A volte mi chiedo cosa sarebbe successo se non fossi mai andata via e provo a immaginare una tua possibile reazione alla notizia che saresti diventato padre. Nessuno sapeva che non sarei partita da sola, forse avrei dovuto dirlo almeno a mia madre, ma non mi andava di sprecare troppe parole sull’argomento. Fin da piccola in me cresceva il seme della libertà, lo si deduceva anche dalla mia scarsa propensione a gareggiare, non volevo che una qualsiasi cosa che poteva essere fatta autonomamente potesse venire menomata dal tempo impiegato per eseguirla. A chi mi accusava di aver paura di perdere Read more...
La spiaggia assopita scopriva le sue nude spalle, mentre la luna osservava l’eterno scialacquio del mare che pareva lambire ogni angolo della città. Quell’arcano connubio di quiete e purezza offriva sconfinate visioni di infinito: un dipinto animato solo dal venticello di una notte di primavera, da contemplare forse da una finestra. Ed io ero lì. C’era una casa accanto a quella distesa di sassi e sale, una palazzina bianca con tante finestre addormentate; solo una delle due rivolte al mare, quella notte emanava una flebile e pallida luce. Con le braccia immobili sul davanzale, osservavo il moto costante delle onde; Read more...
Mancava poco all'alba. Il cielo, violaceo, si preparava ad accogliere il sole in una nuova giornata. Il mare davanti ai nostri occhi danzava al tempo delle sue onde, accompagnato dalle note di un Fabrizio De Andrè strimpellato con arte e raucedine da una chitarra. E poi noi, sdraiati sulla sabbia, ad aspettare, con gli stessi occhi stremati dal buio della notte squarciato dalle fiamme di un falò improvvisato. In balia di quelle ballate, avevamo esaurito persino le parole: tra di noi, ingenui e maldestri ragazzi, solo sorrisi, carezze a sguardi assonnati. Anche il sole, quella mattina, era pigro; si fece Read more...
Il dottor Sapienza entrò nello studio claudicando e si appoggiò stancamente alla scrivania. « Olivieri? » borbottò, assestando sul naso gli occhiali appannati. « Olivieri Carolina? » La ragazza pallida sdraiata su un divanetto annuì. Sapienza brancolò fino a una poltrona malconcia e, prima di sedersi, ne sprimacciò risolutamente i cuscinetti. « Parli pure, signorina, » esordì frattanto, « io l’ascolto. » « Ecco, dottore, io... » Carolina respirò a fondo, mangiucchiandosi con frenesia le unghie. Lo psicologo schioccò teatralmente la lingua e si accomodò, fissando sulla paziente due occhietti vispi. « Continui, forza. » « Vede, il problema è Read more...