Sei qui: Home » Poesie » Gianni Rodari, le filastrocche più belle dedicate alla scuola

Gianni Rodari, le filastrocche più belle dedicate alla scuola

Gianni Rodari è sicuramente l’autore per bambini più amato da intere generazioni. Vi proponiamo alcune delle sue più belle filastrocche e versi in rima

MILANO – Gianni Rodari è sicuramente l’autore per bambini più amato da intere generazioni. Vi proponiamo alcune delle sue più belle filastrocche e versi in rima. In questa prima parte, spazio alle  poesie dedicate alla scuola e a tutto ciò che i bimbi fin dalla tenera età imparano sui banchi.

Il maestro giusto
C’era una volta un cane
che non sapeva abbaiare.
andò da un lupo a farselo spiegare,
ma il lupo gli rispose
con un tale ululato
che lo fece scappare spaventato.
Andò da un gatto, andò da un cavallo,
e – mi vergogno a dirlo –
perfino da un pappagallo.
Imparò dalle rane a gracidare,
dal bove a muggire,
dall’asino a ragliare,
dal topo a squittire,
dalla pecora a fare « bè bè »,
dalle galline a fare coccodè.
Imparò tante cose,
però non era affatto soddisfatto
e sempre si domandava
(magari con un « qua qua »…):
– Che cos’è che non va?
Qualcuno gli risponda, se lo sa.
Forse era matto?
O forse non sapeva
scegliere il maestro adatto?

B.P.
Tutte le lettere dell’alfabeto
hanno un suono vivace e lieto
tranne l’Acca che, come si sa,
un suono proprio non ce l’ha.
Ci sono lettere importanti:
l’A che a tutte sta davanti,
del suo primato è molto orgogliosa
e porta sempre la Maglia rosa;
la Zeta, con cui si scrive «zero»,
è più temuta dell’Uomo Nero.
Ci sono lettere buone e care
come la G del verbo giocare.
Certe lettere vanno in coppia,
e la T spesso si raddoppia…
Ma la coppia più speciale,
famosa su scala internazionale,
è quella che vedete qui:
una B. con una P.
B.P… Che vuol dire? Pensateci un po’:
forse Buon Pranzo… forse Buon Pro…
Oppure… Buona Passeggiata?
Trovate da soli la … Bella Pensata.

Il punto interrogativo
C’era una volta un punto
interrogativo, un grande curiosone
con un solo ricciolone,
che faceva domande
a tutte le persone,
e se la risposta
non era quella giusta
sventolava il suo ricciolo
come una frusta.
Agli esami fu messo
in fondo a un problema
così complicato
che nessuno trovò il risultato.
Il poveretto, che
di cuore non era cattivo,
diventò per il rimorso
un punto esclamativo.

Como nel comò
Una volta un accento
per distrazione cascò
sulla città di Como
mutandola in comò.
Figuratevi i cittadini
Comaschi, poveretti:
detto e fatto si trovarono
rinchiusi nei cassetti.
Per fortuna uno scolaro
rilesse il componimento
e liberò i prigionieri
cancellando l’accento.
Ora ai giardini pubblici
han dedicato un busto
‘A colui che sa mettere
gli accenti al posto giusto.’

.

Tragedia di un dieci
Fuggiva un giorno un Dieci
pieno di trepidazione,
inseguito da un nemico mortale: la Sottrazione!
Il poverino è raggiunto,
crudelmente mutilato:
ben due unità ha perduto,
un Otto è diventato.
Dalla padella cascando
nella brace,
ecco qua,
incappa nella Divisione
che lo taglia a metà.
Ora è un misero Quattro,
mal visto dagli scolari.
“Consolati – gli dicono –
sei sempre un numero pari…”
“C’è poco da consolarsi
la mia sorte è ben dura.
O incontro un’Addizione
o sarà…la bocciatura“.

.

© Riproduzione Riservata