Sei qui: Home » Poesie » “Alla Formica”, la poesia di Gianni Rodari che rivoluziona la favola di Esopo

“Alla Formica”, la poesia di Gianni Rodari che rivoluziona la favola di Esopo

Il Maestro Rodari grazie a sue due poesie fa un appello "Alla formica" perché abbandoni l'avarizia e sposi invece l'altruismo e la generosità. La rivoluzione inizia dalle favole.

Le favole possono essere rivoluzionate. Gianni Rodari è stato il precursore di questa riadattamento della fiaba, per adeguarla ad un nuovo modo di intendere la morale. 

La poesia Alla Formica è l’esempio palese di questo nuova interpretazione dei modelli e dei valori educativi applicati alla società. 

Il Maestro di Olmegna, infatti, rimette in discussione il valore pedagogico di una delle Favole più conosciute dell’intera storia dell’Umanità, ovvero La Cicala e la Formica di Esopo

Il componimento di Esopo, che fa parte della sua immensa opera conosciuta come Le Favole, ovvero la raccolta di circa 400 racconti brevi morali scritti nel VI secolo a.C., è riuscito ad essere attuale (e per tanti rimane ancora tale) fino al 1960.

Favolista greco, di lui si sono conservate circa 400 narrazioni appartenenti a questo genere letterario. Presso i Romani la favola esopica, volgarizzata e accresciuta da Fedro, servì ad usi scolastici

Quell’anno Gianni Rodari pubblica Filastrocche in cielo e in terra, una raccolta di 101 filastrocche raggruppate per “tema” in 7 sezioni. 

L’ultima sezione del libro si intitola infatti Le favole a rovescio. In queste filastrocche è prevalente l’elemento narrativo, e compaiono molti personaggi di favole o fiabe tradizionali anche sono viste da prospettive inaspettate.

L’ultima filastrocca della settima sezione è ispirata proprio alla favola della cicala e della formica.

Ma, la visione di Gianni Rodari risulta totalmente diversa rispetto alla favola originale di Esopo e all’interpretazione poetica di Jean de La Fontaine pubblicata nel 1669.

Alla Formica poesia che rivoluziona la favola

Alla formica

Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.

Il Significato della poesia

Nella poesia di Gianni Rodari la formica non è più l’esempio della morale, ma viene criticata dal Maestro per la mancanza di altruismo che dimostra quando la Cicala chiede aiuto in inverno.

Non si può avere stima dell’avarizia della formica. La Cicala tutti l’estate dona il suo canto senza chiedere nulla in cambio. 

Anticipando di molto il postmodernismo Rodari mette al centro l’importanza del lavoro creativo quale ricchezza per l’intera umanità. 

Non è il solo lavoro da catena di montaggio mostrato dalle formiche l’intera estate che deve diventare moralmente qualificato e dimostrarsi esempio soprattutto per le nuove generazioni. Anche chi dedica la propria opera al servizio delle arti, dello studio, della ricerca meritano uguale dignità.

Non solo, Gianni Rodari attraverso Alla formica mette all’indice l’avarizia, soprattutto dei più ricchi e di coloro che possiedono tanto a dispetto dei più poveri. 

Questo è evidente quando afferma “non mi piace l’avara formica” schierandosi int modo aperto a favore della magnanimità della cicala.

Ma, questo concetto Gianni Rodari lo riprende anche in un’altra poesia scritta più avanti. Che merita di essere contestualizzata a quella appena raccontata.

La Rivoluzione di Gianni Rodari

Ho visto una formica
in un giorno freddo e triste
donare alla cicala
metà delle sue provviste.
Tutto cambia: le nuvole,
le favole, le persone.
La formica si fa generosa:
è una rivoluzione!

Il Significato di Rivoluzione 

In questa poesia Gianni Rodari torna sul tema. Ma, adotta un linguaggio salvifico nei confronti della formica. 

L'”Utopia” rivoluzionaria di Gianni Rodari, non presente nella poesia precedente, diventa evidente con la la remissione dell’operoso insetto che mostra in questa poesia altruismo e generosità.

La formica in questo caso è la vera protagonista positiva. Diventa il simbolo di una rivoluzione tanto attesa in cui l’umanità diventa più buona e più attenta al rispetto degli altri.   

La società diventa organicamente collegata dove operosità manuale e creatività estetica devono coesistere per ilo progredire stesso della società. 

Un insegnamento che serve per i bambini, per i ragazzi, ma, soprattutto, per gli adulti. 

Questa filastrocca si può trovare in 100 Gianni Rodari – 100 Storie e filastrocche – 100 Illustratori “edito da Einaudi (2020), contenente 100 storie e filastrocche e ognuna assegnata ad un diverso illustratore.

Per maggior completezza pubblichiamo a seguire la favola originale di Esopo e la poesia di Jean de La Fontaine.

La Cicala e la Formica di Esopo

La cicala e la formica: Era un’estate calda e un’allegra cicala cantava sul ramo di un albero. Ai piedi dell’albero una lunga fila di formiche trasportava chicchi di grano, facendo molta fatica sotto quel sole accecante. Facendo una pausa tra una canzone e l’altra la cicala si rivolse a una formica:

Perché faticare tanto? Canta insieme a me!.

La formica si fermò appena un attimo per osservarla: “Non posso! Se non faccio provviste per l’inverno quando farà freddo cosa mangerò? Arriverà la neve e coprirà tutto e non si troverà più nulla da mangiare!” e riprese instancabile ma affaticata a trasportare il suo chicco di grano.

La cicala non era d’accordo, pensava che l’estate era ancora lunga e proseguì con il suo canto senza pensare più alle formiche sotto di lei. Così andò avanti tutta l’estate: la cicala cantava e le formiche lavoravano. Passarono i giorni, le settimane e i mesi e le foglie cominciarono a cadere dagli alberi. Anche la foglia dove era attaccata la cicala cadde e lei si trovò sul terreno, già indurito dalle prime brine. Infine arrivò l’inverno e non si vedevano più foglie verdi in giro.

La cicala cominciò a vagare ma non trovava quasi nulla da mangiare. Inoltre era davvero molto infreddolita perché non aveva nemmeno un riparo. Trovò la tana di un topolino ma era sbarrata da un sasso. Finalmente trovò una porticina di legno che sembrava condurre in una galleria sotterranea.

Entrò titubante, ormai magra e indebolita… e cosa vide? Migliaia e migliaia di chicchi di grano, profumati e invitanti! Ma a far la guardia a quel tesoro c’erano numerose formiche.

“Posso avere uno o due chicchi di grano?” chiese la cicala alle formiche.

“Uno o due? Sai che per portare qui uno o due chicchi di grano, una o due di noi hanno dovuto faticare per uno o due giorni!” replicarono le formiche.

“Ma io non trovo nulla da mangiare, non ho una casa e sono infreddolità” si lamentò lacicala.

“E cosa hai fatto tutta l’estate mentre noi lavoravamo per procurarci le scorte per l’inverno?” chiesero le formiche.

“Ho cantato!” escalmò la cicala.

“Hai cantato? E adesso balla!”

Morale: Bisogna essere previdenti, e non godersi la vita senza fare niente per poi sperare in un aiuto da chi invece ha lavorato duramente. Dall’ozio non si ricava nulla.

******************************

La Cicala e la Formica di Jean de La Fontaine 

La Cicala che imprudente
tutto estate al sol cantò,
provveduta di niente
nell’inverno si trovò,
senza più un granello e senza
una mosca in la credenza.

Affamata e piagnolosa
va a cercar della Formica
e le chiede qualche cosa,
qualche cosa in cortesia,
per poter fino alla prossima
primavera tirar via:
promettendo per l’agosto,
in coscienza d’animale,
interessi e capitale.

La Formica che ha il difetto
di prestar malvolentieri,
le dimanda chiaro e netto:
– Che hai tu fatto fino a ieri?
– Cara amica, a dire il giusto
non ho fatto che cantare
tutto il tempo. – Brava ho gusto;
balla adesso, se ti pare.

© Riproduzione Riservata