Lettera di Annamaria Bianco
Mio caro ing. non ti ho mai chiamato Riccardo, tranne quando ero arrabbiata con te, era quello il segnale, in tutto cio che ci siamo
Mio caro ing. non ti ho mai chiamato Riccardo, tranne quando ero arrabbiata con te, era quello il segnale, in tutto cio che ci siamo
Caro Giacomo, ti scrivo mentre tu stai a pochi passi, oltre quella porta chiusa. Negli ultimi mesi, nonostante il nostro quotidiano sfiorarci, si sono ridotte
Caro, ti scrivo poche parole e forse banali. É ormai un anno che ti conosco, è stato per me quello che uno scrittore una volta
Scrivere vuol dire cercarti ed io ti cerco ogni giorno. Ti trovo e ti perdo in un unico movimento degli occhi. Sei stato e sarai
Caro Renato, così come da bambina, continuo ad amare la scrittura come forma di comunicazione che consente di mettere totalmente a nudo il proprio animo.
Caro, sono tante le lettere che ti ho scritto, sono tante le parole che ho sentito nostre: non le hai mai lette, tutte quelle parole;