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Lettera di Mara Esposito

Caro dolce rimpianto,

ti scrivo questa lettera anche se so che mai arriverà al tuo indirizzo: solo così le mie mani trovano la forza di scrivere e i miei pensieri prendono forma, come nuvole gonfiate dal vento.

Come stai? Volevo chiedertelo da tempo sai. E cosa fai? Quali altri sogni hai piantato nel tuo fertile giardino di propositi? Ormai è passato tanto tempo dal nostro ultimo, ahimè unico, incontro. Io, neanche lo ricordo più e chiederei a te, se solo potessi, di aiutarmi. Come ti dicevo è passato tanto tempo; io, però, ho ancora gli occhi pieni del tuo sorriso, che, a pensarlo, ancora mi crea imbarazzo, un rossore alle gote e uno strano impeto dentro.

Ricordi quella volta, l’unica in cui ci siamo respirati, in cui, per scherzo, ti chiesi l’indirizzo di casa e, con sfrontata timidezza, ti rivelai il mio desiderio di scriverti una lettera? Allora tu, con aria sorniona e di sfida, mi dicesti “perché no?”. Quello che non sai e che non ti ho mai detto è che io, a quel desiderio di scriverti una lettera, sono rimasta aggrappata, stretta, avvinghiata. Ho pensato, nei giorni d’inverno, a quali parole avrei potuto ricorrere per dare forma ai miei sentimenti. Non ne ho mai trovato di giuste, o forse non ero abbastanza sicura che una lettera, così piccola, così fuori dal tempo, il nostro tempo, avrebbe potuto per un attimo distrarti da tutti i tuoi impegni e farti avvicinare a me, con quelle parole che non ci siamo mai detti.

Sai, mi trema la mano nel pensarti: è come se ti avessi davanti, ma non riesco, giuro, a vederti perché lacrime, salate ed interrotte, cadendo, mi offuscano gli occhi ed io non voglio perdere la tua immagine, non ancora una volta.

Ti vedo nelle foto, felice, un poco insoddisfatto, in mezzo a tanti, in cerca di tante. Penso che avrei potuto lasciar perdere ma… non ci riesco, non ho il coraggio di spedirti nell’oblio del mio cuore, benché nessun ricordo felice mi leghi a te, non un bacio, non una carezza. Allora sai dirmi tu cosa mi è successo? Te lo chiedo e so che non potrai rispondermi e, ti confesso, questo mi consola: mi spaventa il pensiero che tu possa dirmi di dimenticarti.
Sei venuto a cercarmi negli ultimi tempi. Hai sbagliato! Ho sbagliato! Non avrei dovuto aprire quella lettera. L’ho fatto. L’avessi avuta tra le mani avrei preso più tempo per decidere..era un messaggio di quelli che ti saltano agli occhi…non avrei dovuto aprire la porta che conduceva a te; l’avevo lasciata socchiusa, la mia, e tu, tu ti ci sei intrufolato, di nuovo. Come faccio a spazzarti via? Ora che sei ancora più prepotentemente nei mie pensieri, tra i mie sospiri. Sai, delle volte penso che sarebbe stato meglio non averti mai incontrato; adesso avrei altri pensieri da pensare, altre pene da curare.

Sai, non mi sbagliavo affatto su di te. Ho sbagliato su di noi, questo lo capisco ora che ti scrivo e che i miei pensieri prendono forma. Dovresti provarci anche tu. Sì, dovresti scrivere su di un foglio i tuoi pensieri più profondi. Con me ha funzionato sai? Sento una strana leggerezza, un’inaspettata felicità.

Sai, forse continuerò a scriverti. Tu, intanto, lascia aperta la casella della posta e un giorno forse deciderò che sarà il momento giusto per dare voce a queste miei parole morte. Nel frattempo sarà il dolce ricordo di te a tenerle in vita.

Abbi cura di te, mio dolce rimpianto, e dei tuoi sogni, che sono un pò anche i miei.

Mara

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