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Quello che Il Signore degli Anelli ci ha insegnato sul rispetto per la natura

Tra i tanti temi che caratterizzano Il Signore degli Anelli ce n’è uno che è generalmente poco trattato, ed è quello che riguarda il rispetto per la Natura

Il Signore degli Anelli, opera monumentale di J. R. R. Tolkien, è un capolavoro della letteratura inglese del Novecento, parla della natura ed ed è considerato come uno dei testi capostipiti del genere fantasy. Tolkien ha costruito non solo una narrazione epica avvincente, ma un vero e proprio universo dalle infinite sfaccettature, ricco di personaggi complessi e vivi, di momenti commoventi e di avventure che tolgono il fiato.

La lotta tra Bene e Male, il valore dell’amicizia, l’accettazione di se stessi e dei propri errori, sono solo alcuni dei temi portanti della straordinaria creazione di Tolkien. Tra i tanti temi che popolano il celebre ciclo di romanzi ve n’è uno, però, che è generalmente poco trattato. Quello che riguarda il rapporto dell’uomo con la Natura e il rispetto per essa.

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Natura vs Tecnologia

La lotta tra Bene e Male attorno alla quale ruota l’intero ciclo ha un suo campo di manifestazione proprio nella contrapposizione tra la Natura e la tecnologia distruttiva dell’uomo. Il Male è incarnato nelle due Torri, Mordor e Isengard, caratterizzate entrambe dalla distruzione della natura per far spazio alle fucine, alle industrie. Se Mordor è l’incarnazione del male assoluto, rappresentato da una piana deserta e rocciosa, dove non cresce vegetazione, dominata da un vulcano sempre attivo,  Isengard è il simbolo della degenerazione dettata dalla volontà umana di piegare la natura per seguire i propri scopi di potere.

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Ecco la descrizione che ne fa Tolkien ne Le due Torri: «La terra infatti tramava. I pozzi percorrevano ripidi pendii sotterranei e scale a spirale conducevano a profonde caverne ove Saruman teneva i suoi tesori, i suoi magazzini, gli arsenali, le fucine e le grandi fornaci. Ivi ruote di ferro giravano ininterrottamente, martelli battevano; di notte pennacchi di fumo esalavano dalle condutture, illuminati dal basso di luce rossa, blu, o verde veleno». Saruman stravolge il volto di Isengard, un tempo una valle verdeggiante, e la trasforma in una fucina industriale di armi, macchine da guerra e orchi. Le foreste vengono distrutte, e il legno usato per alimentare le fornaci, dissestando l’equilibrio della Natura deturpandone la bellezza.

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La battaglia degli Ent

La Natura, però, si ribella allo sfruttamento. È nella figura di Barbalbero e degli Ent che Tolkien ripone il compito di rappresentare l’indomabilità della Natura ai progetti di chi tenta di alterarne l’equilibrio con la forza. Quando Barbalbero, gigantesco albero parlante custode della foresta di Fangorn, si accorge delle distruzioni operate da Saruman chiama a sé tutti gli alberi e insieme assediano Isengard, fino alla sua resa. L’abbattimento della diga e la liberazione del fiume genera un’ondata di piena. Essa travolge la Torre di Saruman, spegnendo il fuoco delle fucine e distruggendo le industrie del Male. Al fuoco distruttore delle fabbriche si oppone l’acqua, che disseta e genera nuova vita.

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Nella realtà contemporanea

Tolkien ha iniziato a scrivere il signore degli anelli nel 1937, quando il mondo occidentale era reduce dagli orrori della prima guerra mondiale (e si apprestava a vivere gli orrori ancor peggiori della seconda). Si trattava di in un periodo in cui in Inghilterra erano già da tempo evidenti gli effetti drammatici dell’industrializzazione.

Le condizioni di sfruttamento degli operai, l’abbassamento della qualità della vita e dell’aria respirabile, la distruzione delle risorse naturali per far prosperare le fabbriche, e soprattutto l’uso della tecnologia a fini bellici e distruttivi, erano tutte questioni assai vive per Tolkien. Egli era un amante della natura incontaminata e detestava vedere i cambiamenti irreversibili sulla natura causati dall’uso sregolato delle nuove tecnologie.

In questo senso, l’insegnamento del Signore degli Anelli è chiaro: la Natura è un dono, e come tale l’uomo deve rispettarla. È giusto adoperarsi per una cooperazione positiva con la Natura, senza sfruttarla e devastarla per potere o per guadagno. Il tema del rispetto per l’ambiente naturale è dunque particolarmente vivo per Tolkien, ed è quantomai attuale anche per i giorni nostri.

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