Racconti
Un luogo libero dove mettere alla prova il proprio talento di scrittore attraverso la pubblicazione di storie brevi. Un’opportunità per gli appassionati scrittori di mettersi alla prova e dare visibilità dei propri lavori a lettori e case editrici. Clicca qui per partecipare attivamente con i tuoi racconti brevi e condividerli con gli altri.
Si alzò cercando di non svegliare suo marito. Non riusciva a dormire quella notte, ma in realtà, erano anni che non riusciva più a dormire una notte intera. Sperava che quella vacanza con gli amici di sempre, avrebbe potuto servire ad esorcizzare i suoi demoni. Ma la sua anima era comunque tormentata. Aprì, sempre senza fare rumore la sua valigia e in fondo, prese un pacco di lettere. Si infilò in fretta un vestito leggero ed usci. La brezza marina le accarezzò il viso e lei, si diresse sulla spiaggia. La luce della luna, illuminava la sabbia... c'erano ancora i Read more...
Il giornale lo legge soltanto mio nonno e soltanto per poco tempo, al mattino, mentre beve il caffè; tanto poi, a pranzo e a cena, tutto quello che succede nel mondo glielo racconta il telegiornale. Mio papà, che è più giovane, ha detto alla mamma che lui, invece, il giornale non lo comprerà mai più: “tanto, io, il tempo di leggere un giornale per intero non l’ho mai avuto. Mi basta ascoltare il radiogiornale in macchina, al mattino e alla sera, durante il tragitto casa-ufficio”. E poi, si sa, il giornale è una cosa da vecchi e al mio papà, Read more...
Era quasi la fine di novembre e nonostante il paesaggio imbiancato dalla brina Amilcare stava percorrendo la vecchia stradina degli orti con i finestrini abbassati. Colpa della pecora che come sempre si portava sul sedile posteriore? Oppure di quella graziosa moffetta a cui aveva dato un passaggio pochi minuti prima? No, il vecchio Fiat 128 aveva i finestrini aperti perché Amilcare adorava quella specie di crepitio che producono gli pneumatici mentre rotolano sulla ghiaia, gli infondevano un senso di tranquillità e sicurezza che solo un'altra cosa al mondo avrebbe potuto eguagliare: riuscire a contare tutte le foglie degli alberi di Read more...
La signora Pipistrella si chiamava, in realtà, Rossella. Ma siccome la mattina dormiva e la notte scriveva, i bambini del piano di sopra la chiamavano Pipistrella. E lei li chiamava Lucy, da lucertolina, e Oky, da occhioni. Lucy era una bellissima bambina coi capelli lunghi come le fate, che apparecchiava la tavola alle lucertole del suo terrazzo con i piattini e le pentoline delle bambole. Che amava i gatti così tanto che se dicevi gatto lei si metteva a piangere dalla commozione. Oky aveva un potere speciale: si ricordava i numeri di tutto il mondo. Dov'è la pizzeria? In via Read more...
“Por una cabeza” canticchio, confondendomi tra parole e il tintinnio metallico delle pentole. E’ l’ora di preparare il pranzo della domenica che non è meno impegnativo degli altri giorni: commensali dal palato abituato alle prelibatezza della cuoca di casa, diventano sempre più esigenti. Mi allaccio il grembiule mentre il bandoneòn mi ispira movimenti lenti e sensuali, la pausa della fisarmonica getta il mio sguardo sul rosso dei pomodori e subito incalza il pianoforte. Non c’è spazio nella mente se non per il ritmare quasi cardiaco delle note basse. E i pomodori si tuffano nell’acqua per essere lavati. Sfrigola di già Read more...
Era una fresca serata di settembre ore ventuno. Aurora era uscita di casa con la sua giacca a vento blu, i suoi venticinque anni, le sue delusioni, la sua mancata voglia di vivere. Non disse a nessuno dove era diretta, da tempo preferiva il silenzio alle parole a suo avviso vuote e prive di emozione. Scivolata nella più profonda apatia quella sera si decise: sarebbe stata l’ultima. Non pensò molto, per una volta decise di seguire il suo istinto. Se si era ritrovata in quella circostanza la colpa era tutta del suo aver pensato sempre e troppo. Il mondo non Read more...
Se rimani, qualcosa di te andrà comunque via. Lo aveva letto una volta, da qualche parte in uno dei tanti libri che aveva letto. Lo aveva letto e, come spesso capita, lo aveva interiorizzato facendolo un pensiero suo. Era già grande, era già forte e pronta - o almeno così sembrava - per affrontare la vita. Glielo avevano detto in tanti: “Farai strada. Hai talento. Sei grande. Diventerai qualcuno…”. Mentre camminava tutto questo le rimbombava nella testa, la rendeva distratta, assorta, veloce nel passo… “Lia, ci sei? Ti vedo assente…”. “Sì, va tutto bene, sono solo un po’ stanca. Scusami”. Read more...
L’inverno….. Il freddo….. La tempersta di neve…..fortissima…. Il buio pesto…… E nel questo tenebrone urla solo il vento,con la voce freddo e terribile.... La strada è vuota… Il freddo…. È quasi mezzanotte…non dorme… Altrove,dal’angolo della stanza arriva la luce debbole…. Nel camino sta crepando fuoco….e da' la voce al vento… Ancora solitudine …. Sta faccia a faccia alla fine….. la solitudine… Tutta la vita aveva la paura della solitudine…. Adesso,… adesso tutto è uguale…. Sta seduto immobile,come una statua e guarda altrove nel’angolo della stanza,fissa lo sguardo sul qualcosa,qualcosa invisibile …. Non ha più i pensieri, sentimenti…. Ha perso anche Read more...
a Ester Smulevich Deborah e Marco si erano conosciuti quando avevano solo pochi anni. Le loro famiglie erano solite festeggiare e onorare insieme le ricorrenze ebraiche più importanti ma si riunivano anche per i Bar Mitzvah e per gli Shivah ed erano legati da un grande affetto e da una grande amicizia. La Comunità ebraica della loro città era piccola e l’amicizia delle due famiglie con il passare del tempo aveva finito con l’avere una stessa sorte e una medesima fortuna. Nel 1943 la città venne invasa dalle truppe nazifasciste e gli ebrei cittadini e residenti compresero immediatamente il pericolo Read more...
Continuo a fissare quella porta. E’ familiare, è la mia casa. Quel marciapiede lo conosco bene. Quanti momenti insieme sono iniziati e finiti davanti a quella porta. Aspetto il suo gesto fermo e lo sguardo dolce dei suoi occhi per potermi avvicinare. Avrei tanto voluto vederlo. Il desiderio del suo perdono rende teso il mio respiro, vorrei che mi desse un’altra possibilità e che mi facesse entrare ancora da quella porta. Ho pensato che potevo aspettare, che non avevo fretta. Lo avrei aspettato oltre ogni tempo, in attesa solo di quello sguardo. E’ una giornata mite, il vento leggero scompiglia Read more...