“Sulla nave” è una breve poesia scritta da Konstantinos Kavafis per riflettere su uno dei temi da lui prediletti: la memoria e il potere che essa esercita nelle nostre vite.
“Sulla nave” di Konstantinos Kavafis
“Gli somiglia, in effetti, questo piccolo
schizzo, abbozzato a matita.Fatto in fretta, sul ponte della nave:
un pomeriggio incantevole.
Lo Ionio tutto intorno a noi.Gli assomiglia. Eppure lo ricordo più bello.
Fino allo struggimento era bello
e questo illuminava la sua espressione.
Più bello mi ritorna in mente
ora che la mia anima lo richiama dal tempo.Dal tempo. E tutte queste cose sono molto vecchie:
lo schizzo, la nave, il pomeriggio”.
Il significato di questa poesia
Dove si può leggere “Sulla nave”
“Sulla nave” è un componimento in metro libero in cui l’autore greco esplora il tema del ricordo e della caducità dei sensi servendosi dell’immagine del “piccolo schizzo abbozzato a matita”. La traduzione che abbiamo letto è quella curata da Andrea Di Gregorio nella raccolta “Kavafis. Poesie” edita da Garzanti nel 2017. La poesia è stata composta nel 1919.
Una riflessione intima
Intima e riflessiva, “Sulla nave” ci fa respirare a pieni polmoni la poetica di Kavafis. Nei suoi versi, il tema della memoria viene affrontato largamente.
Questa poesia, in particolare, si concentra sullo scarto fra la memoria e la realtà, focalizzandosi sul potere della prima, capace di cristallizzare in un ricordo attimi di felicità, e di renderla eterna, quasi più bella e significativa del momento di vita stesso a cui essa si riferiva in un lontano passato.
È il tempo, insieme al suo fluire, che ritorna più volte nel componimento, come a sottolineare la bellezza fugace della vita e l’importanza che, proprio per questa fugacità, hanno i ricordi.
Ricordare, lottare contro il tempo
“Sulla nave” è un importante esempio di come la tematica della memoria si sia addentrata nel mondo dell’arte e della cultura del Novecento.
Come non manca di sottolineare la scrittrice e traduttrice belga Marguerite Yourcenar nei suoi commenti alle poesie dell’autore greco, Konstantinos Kavafis esplora il rapporto con la memoria seguendo l’esempio di Proust, Pirandello, Rilke, Gide, ma fornendo una chiave di lettura diversa da tutti costoro, usando il ricordo soltanto dopo averlo meditato e “raffreddato” per estrarne simboli e metafore.
Leggendo i versi di “Sulla nave”, ci accorgiamo che dalla poesia non affiora nessuna immagine, nessuno schizzo ben definito, nessun dettaglio di un volto che è rimasto inciso nel cuore dell’autore.
Non sappiamo nulla, se non che si tratta di un viso incantevole, che ritornando nella mente dell’io lirico appare ancor più bello dello schizzo contemplato e, probabilmente, della stessa realtà ormai trascorsa.
Il ricordo, che nella poesia “Sulla nave” viene veicolato direttamente dal volto impresso su carta, si fa strumento di riflessione ed esprime la caducità della realtà, costantemente filtrata dai nostri sensi fragili e fallaci. Il vero rimane ad abitare la dimensione della memoria, l’unica sinceramente reale secondo Konstantinos Kavafis.
Chi è Konstantinos Kavafis
Konstantinos Petrou Kavafis (1863-1933) è conosciuto come “il più antico dei poeti moderni”. Di origini greche, ma nato e cresciuto ad Alessandria d’Egitto, Kavafis è uno degli autori che, più di tutti, si sono adoperati per creare un ponte fra la tradizione e l’innovazione. Della produzione poetica dell’autore di “Sulla nave”, che risente soprattutto nelle fasi iniziali dell’influenza simbolista, ci sono rimasti poco più di 150 frammenti, oggi raccolti nel volume “Kavafis”.