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I 30 poeti più famosi di tutti i tempi

Scopri i 30 poeti più famosi della letteratura mondiale di ogni epoca e provenienza. La poesia grazie a questi poeti è diventata immortale.

Chi sono i poeti più famosi di sempre? Quali sono i protagonisti della poesia mondiale che conquistano il cuore e la mente degli amanti dei libri e della letteratura?

Abbiamo dedicato del tempo a ricercare sui siti e sui social quelli che sono sempre presenti e che ottengono più attenzione da parte del pubblico. Sono loro gli evergreen della poesia internazionale in grado di coinvolgere ed emozionare.

La poesia e vita e la vita è poesia.

I poeti fanno un dono all’Umanità. Attraverso la gioia, l’amore, la felicità e, allo stesso tempo tramite, la sofferenza, l’inquietudine, la tristezza offrono al pubblico delle serie risposte su come affrontare la vita.

O meglio, su come interpretare ciò che accade giornalmente. Per questo ci siamo innamorati di questi interpreti dei sentimenti e delle emozioni umane. Troviamo stimolante condividere il loro pensiero.

La poesia un viaggio nell’intimo dell’umanità

La poesia è un viaggio nell’intimo dei suoi autori. Un viaggio che mette in luce e permette di scoprire parti degli esseri umani che mai sarebbero stati esplorati. 

In ciò sta la grandezza della poesia, nella capacità di saper descrivere il conscio e l’inconscio senza nessun limite. Molte volte può apparire poco chiara, piena di ombre, tortuosa, poco esplicita.

È normale i nuovi mondi sono sempre un po’ misteriosi. Proprio per questo è stimolante vivere il viaggio.

I 30 poeti famosi più amati 

Dante Alighieri  (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 – Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321)

Il Sommo Poeta e  padre della lingua italiana, insieme a Petrarca (e a Giacomo da Lentini), per aver portato l’uso del volgare ad altissimi livelli.

La sua opera più famosa, ovviamente, è la Divina Commedia, uno dei libri più letti e venduti al Mondo. Ancora oggi, Dante è uno dei personaggi italiani più conosciuti del Pianeta.

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William Blake  (Londra, 28 novembre 1757 – Londra, 12 agosto 1827)

Largamente sottovalutata mentre egli era in vita, oggi l’opera di Blake è considerata estremamente significativa e fonte di ispirazione sia nell’ambito della poesia sia delle arti visive. Fin da giovane William Blake sostenne di avere delle visioni.

Non a caso William Blake ebbe l’incarico nel 1824 da John Linnell di illustrare l’Inferno di Dante, con il proposito finale di trarne una serie di incisioni.

La morte di Blake, sopraggiunta nel 1827, pose fine all’ambizioso progetto, di cui ci rimangono 102 acquarelli (72 dall´Inferno, 20 dal Purgatorio, 10 dal Paradiso), in diversi stati di elaborazione.

William Blake è il poeta delle visioni e la sua poesia è guidata dagli angeli. Tra le opere  più famose Songs of Innocence (Canti dell’Innocenza), apparve nel 1789, seguito dal suo contrario od opposto poema, Songs of Experience (Canti dell’Esperienza), pubblicato quattro anni dopo.

The Marriage of Heaven and Hell (Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno) è uno dei libri profetici pubblicato nel 1790 in prosa che qua e là arieggia i versetti biblici. The Book of Urizen (Il Libro di Urizen) è il quarto dei sette libri profetici composto nel 1794.

Milton (1804-1820), la più complessa opera di William Blake, tratteggia una città umana con molte dimore, il convergere insieme di tutti i popoli in una cultura umana, comune.

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Charles Bukowski (Andernach 1920 – San Pedro, California, 1994)

Ha scritto sei romanzi, centinaia di racconti e migliaia di poesie, per un totale di oltre sessanta libri.

Il contenuto di questi tratta della sua vita, caratterizzata da un rapporto morboso con l’alcol, da frequenti esperienze sessuali (descritte in maniera realistica e senza troppi eufemismi) e da rapporti tempestosi con le persone.

È considerato tra i poeti contemporanei più rivoluzionari e trasgressivi.

La corrente letteraria a cui spesso viene associato è quella del realismo sporco. La prima opera che lo rende famoso è Taccuino di un vecchio sporcaccione (1969).

Tra i libri di maggior successo Post office (1971), Storie di ordinaria follia. Erezioni Eiaculazioni Esibizioni (1972), Storie di una vita sepolta (1973) Donne (1978), Musica per organi caldi (1983), Niente Canzoni d’Amore (1990), Confessioni di un Codardo (1996).

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Vincenzo Cardarelli (Corneto Tarquinia, 1 maggio 1887 – Roma, 18 giugno 1959)

Il suo modo di scrivere poesia può essere riassunto come descrittivo e collegato ai ricordi del passato. 

Vincenzo Cardarelli punta a una poesia dove i versi abbiano uno svolgimento discorsivo, che possa mettere in luce i segreti moti psicologici dell’autore, con armonia, ma sempre con urgenza, con un ritmo implacabile, con uno scopo a rivelarsi subito chiaro.  La poesia di Cardarelli è discorso sempre in atto, fluente, vivido. 

Parlare di Cardarelli richiede una doverosa premessa sulla rivista La Ronda (1919) e sugli ideali letterari da essa proposti dopo gli squilibri e le esagerazioni del Futurismo, dopo la febbre di cambiamento sfociata nella grande guerra, ecco che si avverte l’esigenza di tornare all’ordine e all’armonia. 

Con le sue opere Cardarelli è riuscito ad esaltare i ricordi di ogni esperienza con un linguaggio discorsivo e profondo.

Tra le Opere possiamo citare: Prologhi, 1916; Viaggi nel tempo, 1920; Favole e memorie, 1925; Il sole a picco, 1929; Parole all’orecchio, 1929; Parliamo dell’Italia, 1931; Giorni in piena, 1934; Poesie, 1936 (ed. definitiva 1942); Il cielo sulle città, 1939; Lettere non spedite, 1946; Poesie nuove, 1947; Solitario in Arcadia, 1948; Villa Tarantola, 1948; Il viaggiatore insocievole, 1953; Viaggio di un poeta in Russia, 1954. 

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Giosuè Carducci (Val di Castello, nella Versilia, 1835 – Bologna 1907)

Giosuè Carducci è uno tra i più grandi poeti italiani di sempre. Fu il primo italiano a vincere il Premio Nobel per la letteratura nel 1906.

Giosuè Carducci è stato il più grande rappresentante della nuova poesia italiana di fine Ottocento.

Egli volle restituire dignità alla poesia italiana, indebolita dalle imitazioni dei colleghi stranieri. Per fare questo cercò di educare moralmente attraverso l’arte.

Le letture di Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi stimolarono in lui il culto per le tradizioni e per gli ideali classici.

I suoi poemi omaggiano infatti la tradizione greca, romana e il Rinascimento italiano.

Il risultato è una poesia alta, solenne, ma anche a noi famigliare, intrisa di sentimenti delicati, che rivela affetti e sofferenze attraverso l’alternarsi di paesi soleggiati e lunari malinconie

Tra le opere principali si possono citare Juvenilia, una raccolta di cento poesie giovanili, scritte tra il 1850 e il 1860. Levia Gravia, due volumetti, di 14 componimenti ciascuno, scritti fra il 1861 e il 1871. Giambi ed Epodi, 31 poesie scritte fra il 1867 e il 1879.

Rime nuove, una raccolta di 105 poesie composte fra il 1861 e il 1887. Odi barbare, una raccolta di 57 poesie iniziate nel 1873 e pubblicate in tre riprese (1877, 1882, 1889). Rime e Ritmi, comprende 29 poesie scritte fra il 1887 e il 1898. 

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Gabriele D’Annunzio (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1 marzo 1938)

E’ stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, aviatore, militare, politico, patriota e giornalista italiano, simbolo del Decadentismo italiano, del quale fu il più illustre rappresentante assieme a Giovanni Pascoli, ed eroe di guerra.

Soprannominato il Vate, cioè ‘il profeta’, cantore dell’Italia umbertina, occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924.

La vita e la produzione letteraria sono difficilmente separabili in D’Annunzio.

Alla base della sua produzione Gabriele D’Annunzio pose consapevolmente un progetto di vita inimitabile, fatto di scelte estreme e clamorose, amori scandalosi, uno stile di vita sfarzoso, imprese militari e una diffusa eccentricità. 

Alla radice delle scelte artistiche ed esistenziali si ritrova, comunque, il medesimo desiderio di vivere e di possedere la realtà in tutte le sue manifestazioni sensibili, un bisogno ossessivo di godimento sensuale, di vitalità, energia e di forza, impulsi che si sublimano nel culto estetizzante della Bellezza. D’Annunzio può essere, quindi, definito un esteta, perché concepisce la vita come culto dell’arte e del bello.

La poesia di D’Annunzio si contrappone a quella di stampo positivista poiché ripudia la ragione come strumento di conoscenza e nega all’intelligenza la possibilità di stabilire una gerarchia valoriale che possa guidare l’agire umano.

La poesia, quindi, viene intesa come sapienza intuitiva che coglie la suprema armonia dell’universo, un mondo e una verità più profondi di quelli mostrati dalla ragione e dalla scienza. Conseguenza diretta di tale posizione è l’esaltazione della parola musicale, alogica, allusiva ed evocativa 

Tra le opere di Gabriele D’Annunzio Il piacere (1889). Poema paradisiaco, una Raccolta di liriche composte dal 1891 e pubblicate nel 1893. Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi (1903-1912), Notturno, una Raccolta di meditazioni e ricordi, in forma di prosa lirica, redatta nel 1916 durante il periodo di immobilità e di cecità.

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Emily Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 – Amherst, 15 maggio 1886)

E’ stata una poetessa statunitense. È considerata tra i maggiori lirici del XIX secolo. Il linguaggio di Emily Dickinson era semplice e brillante.

Non ebbe molti riconoscimenti durante la sua vita, perché i più prediligevano un linguaggio maggiormente ricercato e le sue opere non risultavano conformi a tale gusto dell’epoca.

L’amore, la natura, la morte, l’eternità sono i temi della sua poesia, che l’autrice sviluppa creando un rapporto di opposti: amore/morte; natura magica/natura distruttrice; quotidiano/eterno; egocentrismo/altruismo.

Le sue descrizioni sono precise, esatte nei particolari, e attraverso esse Emily Dickinson esprime non la semplice realtà oggettiva, ma la sua percezione e il proprio modo di essere.

Il suo stile è fortemente innovativo rispetto alla tradizione anglosassone del secondo Ottocento.  Nei suoi componimenti Emily Dickinson sovrappone ritmi diversi, riduce la punteggiatura, costruisce una sintassi volutamente complessa.

La prima raccolta Poems by Emily Dickinson (Poesie di Emily Dickinson) fu pubblicata postuma nel 1890 e conteneva centoquattordici composizioni. Nel 1891 fu pubblicato il volume intitolato Poems: Second Series, e nel 1895 la raccolta Poems: Third Series

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Ugo Foscolo (Zante, 6 febbraio 1778 – Londra, 10 settembre 1827)

Ugo Foscolo fu uno dei più notevoli esponenti letterari italiani del periodo a cavallo fra Settecento e Ottocento, nel quale si manifestano o cominciano ad apparire in Italia le correnti neoclassiche e romantiche, durante l’età napoleonica e la prima Restaurazione.

Tra le opere più importanti: Le Ultime lettere di Jacopo Ortis (1802), In morte del fratello Giovanni(1803), Dei Sepolcri(1807), Ajace (1810-11), Le Grazie (1803-1827). 

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Kahlil Gibran (Bsharre, 6 gennaio 1883 – New York, 11 aprile 1931) 

Libanese di religione cristiano-maronita emigrò negli Stati Uniti.  Le sue opere si diffusero ben oltre il suo paese d’origine, grazie alla raffinatezza delle sue opere  e al misticismo visionario.

Kahlil Gibran fu tra i fondatori, insieme a Mikha’il Nu’ayma (Mikhail Naimy), dell’Associazione della Penna (al-Rābiṭah al-Qalamiyyah), punto d’incontro dei letterati arabi emigrati in America.

La sua poesia venne tradotta in oltre 20 lingue, e divenne un mito per i giovani che considerarono le sue opere come breviari mistici.

La mistica di Gibran sfugge a ogni classificazione, il poeta parla per immagini ricorrendo a un mondo simbolico dai mille significati, che per la sua universalità sollecita donne e uomini di qualsiasi credo religioso. 

La sua opera più importante è Il Profeta (1923) che diede a Gibran grande notorietà in tutto il Mondo.

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Hermann Hesse (Calw, 2 luglio 1877 – Montagnola, 9 agosto 1962)

La produzione di Hermann Hesse, in versi e in prosa, è vastissima e conta quindici raccolte di poesie e trentadue tra romanzi e raccolte di racconti.

I suoi romanzi più famosi sono Peter Camenzind (1904), Gertrud (1910), Demian (1919), Siddharta (1922), Il lupo della steppa (1927), Narciso e Boccadoro (1930) Il gioco delle perle di vetro (1943).

Dopo i primi successi letterari Hesse trovò una schiera di lettori sempre crescente, innanzitutto nei paesi di lingua tedesca, poi, prima della Grande guerra, negli altri paesi europei e in Giappone, e dopo l’assegnazione del Nobel per la letteratura (1946) in tutto il mondo.

L’opera di Hesse, in qualche modo complementare a quella del suo grande coetaneo Thomas Mann, esprime, in una prosa classicamente composta, ma ricca di accensioni liriche, una vasta, articolata dialettica tra sensualità e spiritualità, ragione e sentimento.

Il suo interesse per le componenti irrazionalistiche del pensiero e per certe forme del misticismo orientale anticipa, sotto vari aspetti, gli atteggiamenti delle ultime avanguardie statunitensi ed europee e spiega la nuova fortuna che i suoi libri hanno trovato presso le giovani generazioni successive.

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Nazim Hikmet (15 gennaio 1902 – Mosca il 3 giugno 1963)

Nazim Hikmet stato un poeta, drammaturgo e scrittore turco naturalizzato polacco. Definito ‘comunista romantico’ o ‘rivoluzionario romantico’, è considerato uno dei più importanti poeti turchi dell’epoca moderna.

Viene arrestato la prima volta nel 1928  per affissione irregolare di manifesti politici. Dopo dieci anni, (1938) torna ancora una volta in carcere con l’accusa di propaganda comunista e complotto contro il governo.

Nei dodici anni di reclusione, la vita di Nazim Hikmet si alterna tra momenti di febbrile produzione letteraria e pesanti tentativi di protesta.

Nonostante la reclusione, Nazim Hikmet scrive dei versi memorabili, come il suo capolavoro Poesie d’amore, che inizia in carcere e porta avanti pressoché fino alla sua morte, che coincide con la data di pubblicazione dell’opera stessa (1963). 

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Giacomo Leopardi (Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli, 14 giugno 1837)

Giacomo Leopardi è ritenuto il maggior poeta dell’Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale.

È, indubbiamente, tra i poeti italiani famosi nel Mondo. È una dei più importanti esponenti del romanticismo letterario.  La profondità della sua riflessione sull’esistenza e sulla condizione umana – di ispirazione sensista e materialista – ne fa anche un filosofo di notevole spessore.

La prima fase del pensiero di Leopardi è il pessimismo storico (o relativo) è preponderante nella produzione dal 1818 al 1822. 

Si tratta di una concezione della natura benigna, in un presente inquinato dall’azione dell’uomo e dunque corrotto e carico di sofferenza. In questa visione, la felicità (o quantomeno il sollievo) è da rintracciare nella storia, nel passato, attraverso lo studio degli autori classici.

La seconda fase di Leopardi è il pessimismo cosmico, frequentata fino al 1835. La concezione della natura passa da benigna e maligna. L’infelicità non è frutto umano, ma connaturata nella realtà.

L’uomo è destinato a soffrire per l’atto stesso di vivere nel mondo, senza possibilità di riscatto dalla sua condizione di sofferenza.

Nell’ultima fase della sua vita, a partire dal 1836, con La ginestra, Leopardi abbraccia una concezione filosofica più collettiva dell’umanità.

La straordinaria qualità lirica della sua poesia lo ha reso un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale, con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca.

Tra le opere:

Lo Zibaldone, una raccolta di appunti e riflessioni scritte giornalmente in prosa dal 1817 al 1832.

I Pensieri (forse tra il 1831 e il 1835)

L’ Epistolario, composto di circa 900 lettere dal 1810 al 1937. E’ considerato uno dei più bei capolavori dell’intera letteratura italiana per l’intensità dei sentimenti e la limpidezza espressiva. 

Le Operette morali, una raccolta di 24 componimenti risalenti al 1824, dei quali circa 17 sono dialogati. 

I Canti, l’unica raccolta, fra quelle elencate, non di prosa, è una raccolta di quarantuno liriche varie per quanto riguarda i temi. Alcune sono di carattere filosofico, altre d’amore, altre ancora per la patria.

Leopardi iniziò a scriverli nel 1818 e continuò fino a qualche giorno prima della sua morte, quindi continuò a scriverli durante i suoi viaggi da una città all’altra.

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Federico Garcia Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936)

Federico Garcia Lorca è stato un poeta e drammaturgo spagnolo appartenente alla cosiddetta Generazione del ’27, un gruppo di scrittori che affrontò le Avanguardie europee con risultati eccellenti, tanto che la prima metà del Novecento viene definita la Edad de Plata della letteratura spagnola.

Omosessuale e apertamente a favore delle forze repubblicane, scoppiata la Guerra civile spagnola viene per questo ucciso da ignoti, quasi sicuramente legati al nazionalismo fascista.

L’esordio avviene nel 1921 con il Libro de poemas (Libro di poesie), seguito da Cancione(Canzoni, 1927). Con Romancero gitano (1928).

García Lorca si avvicina direttamente ai modelli della poesia popolare andalusa, ben presenti anche in Poema del cante jondo(1931).

Uno dei capolavori della maturità è il Llanto por Ignacio Sánchez Mejías (Lamento per Igacio Sánchez Mejías, 1935), poemetto in quattro parti dedicato alla morte, durante una sfortunata corrida, del grande torero amico del poeta.

Postume sono apparse altre raccolte, tra le quali ricordiamo soprattutto Poeta en Nueva York (Poeta a New York, 1940) e Sonetos del amor obscuro (Sonetti dell’amore oscuro, la cui edizione completa è apparsa solo nel 1985).

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Mario Luzi (Sesto Fiorentino, 20 ottobre 1914 – Firenze, 28 febbraio 2005)

Mario Luzi occupa un posto particolare nella famiglia dei poeti ermetici italiani (ovvero ‘chiusi ermeticamente’, riferisce al tipo di poesie da lui scritte, ovvero ermetiche, dalla difficile comprensione del significato) e, insieme a Piero Bigongiari e a Alessandro Parronchi, si può dire che costituisca il culmine dell’ermetismo fiorentino.

Mario Lusi rientra tra i poeti italiani del 900 più apprezzati dalla critica e dagli amanti della poesia.

Tra le opere di Mario Luzi segnaliamo La barca, (1935), Avvento notturno, (1940) Biografia a Ebe (1942), Un brindisi (1944), Quaderno gotico (1947), Primizie del deserto (1952), Onore del vero (1957), Il giusto della vita (1960), Nel magma (1963)Dal fondo delle campagne (1965), Su fondamenti invisibili (1971), Al fuoco della controversia (1978), Semiserie (1979), Reportage. Un poemetto (1980), La cordigliera delle Ande e altri versi tradotti (1983), Per il battesimo dei nostri frammenti (1985), Frasi e incisi di un canto salutare (1990), Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini (1994), Sotto specie umana (1999), Parlate (2003) , Tempi (2003), Dottrina dell’estremo principiante (2004), Lasciami, non trattenermi. Poesie ultime (2009) , Poesie ultime e ritrovate (2014).

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Vladimir Majakovskij (Bagdati, 7 luglio 1893 – Mosca, 14 aprile 1930) 

E’ stato un poeta e drammaturgo sovietico, cantore della rivoluzione d’Ottobre e maggior interprete del nuovo corso intrapreso dalla cultura russa post-rivoluzionaria.

Vladimir Majakovskij muore suicida, si spara un colpo al cuore e nella sua lettera d’addio dice:

A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare. Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi.

In queste parole, c’è il senso di un poeta che ha rappresentato e incarnato il tema della grande rivoluzione russa, diventandone per certi versi il cantore e per questo diventando vittima di critiche a più livelli.

La poesia di Majakovskij è concreta, impulsiva, aggressiva, il suo sguardo sulle storture del mondo è intransigente e duro, spavaldo, senza compromessi.

Majakovskij venne perseguitato da una tremenda guerra di calunnia contro di lui. L’accusa, intollerabile, è quella di non riuscire più a parlare con il popolo. I suoi versi non arrivano al popolo ai compagni operai. 

Tra i poemi La nuvola in calzoni (1915), Il flauto di vertebre (1916), Guerra e universo (1917), Uomo (1918), 150.000.000 (1921), Amo (1922), La quarta internazionale (1922), La quinta internazionale (1922), Di questo (1923), Agli operai di Kursk che hanno estratto il primo minerale (1923), Vladimir Lenin (1925), Il proletario volante (1925), Bene! (1927), A piena voce (1930).

Ha inoltre scritto 534 poesie (dal 1912 al 1930), 79 prose, e 39 articoli e interventi.

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Alessandro Manzoni (Milano, 7 marzo 1785 – Milano, 22 maggio 1873)

E’ stato uno scrittore, poeta e drammaturgo italiano. È considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi, principalmente per il suo celebre romanzo I promessi sposi (1840 e il 1842), caposaldo della letteratura italiana.

La poesia di Alessandro Manzoni è incentrata sul principio romantico dell’arte come rappresentazione del vero ed è alla base della corrente realistico-oggettiva del romanticismo italiano. 

Manzoni rifiuta le unità pseudoaristoteliche di luogo e di tempo della tragedia, ammette solo l’unità di azione, ma la intende non nel senso di “unicità”, ossia come rappresentazione di un fatto unico e isolato, ma nel senso di un complesso organico di avvenimenti, di un pezzo di storia.

Tra i poeti romantici italiani è quello che emerge in tutte le tipologie di pubblico. le sue poesie ancora oggi sono ritenute attuali e fortemente riconosciute per stile e qualità.

Alessandro Manzoni affronta il problema della moralità dell’arte drammatica, respingendo le accuse della Chiesa e di tanti scrittori cattolici, i quali condannavano il teatro e il romanzo come causa di corruzione dei costumi.

Egli invece ritiene che l’arte in genere, e quindi anche la poesia drammatica e il romanzo, se hanno un contenuto umano, religioso e morale, lungi dal corrompere, possono essere strumenti di educazione e di elevazione morale per il popolo.

Per Manzoni il poeta deve rispettare la verità dei fatti, per parlare del rapporto tra storia e poesia. Storia e poesia hanno un comune oggetto di osservazione e di rappresentazione: il vero, cioè il reale accadimento dei fatti, ma lo trattano in modo diverso.

La storia indaga criticamente i fatti, studiandone le cause, lo svolgimento e gli effetti, e non si cura dei sentimenti con cui i protagonisti e i popoli hanno vissuto quei fatti.

La poesia allora integra la storia, cercando di interpretare, sullo sfondo del vero storico, il verosimile psicologico e sociale, ossia i sentimenti con cui gli individui e i popoli hanno vissuto i fatti storici. 

Ma, la poesia integra la storia anche dal punto di vista religioso e morale, perché mette in evidenza il divino, la Provvidenza che opera nella coscienza individuale e nella storia. 

Tra le opere Marzo 1821, il 5 Maggio, Inni Sacri (Risurrezione, La passione, La Pentecosteecc.).

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Alda Merini  (Milano, 21 marzo 1931 – Milano, 1º novembre 2009) 

Alda Merini è stata una poetessa, aforista e scrittrice italiana. Una vita non certo facile la sua, ma la sua poesia e le sue parole sono ancora tra le più apprezzate di sempre.

Alda Merini è una delle poetesse più amate, in Italia e non solo, una donna icona del suo tempo.

La sua vita è stata segnata da momenti bui, soprattutto legati all’esperienza dell’internamento per disturbo bipolare, e anche dal successo, dalla passione per la poesia e la letteratura e dall’amore.

Una donna diventata il simbolo della rivoluzione al femminile in un momento storico in cui l’universo femminile italiano stava vivendo un profondo cambiamento.

Alda Merini è stata per molti anni la poetessa dei reietti e degli emarginati, il simbolo del disagio sociale.
L’infinita sensibilità di Alda Merini le ha permesso di resistere alla vita, sopravvivere alle sue sventure e sbatterle in faccia alla gente grazie alle sue impietose rime. 

La poesia di Alda Merini è schietta e assoluta. 

Tra le opere Destinati a morire. Poesie vecchie e nuove (1980), La Terra Santa (1984), L’altra verità. Diario di una diversa (1986), Fogli bianchi. 23 inediti (1987), La vita facile (1992), 25 poesie autografe (1994), Aforismi e magie (1999), Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta (Milano 1999), Sono nata il ventuno a primavera (2005), Amleto di carta (Milano 2005), Il diavolo è rosso (Milano 2005), Un segreto andare (2006), Un’anima indocile. Parole e poesie (2006).

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Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981)

Eugenio Montale è stato un poeta, giornalista, traduttore, critico musicale e scrittore italiano, premio Nobel per la letteratura nel 1975.

La sua formazione è dunque quella tipica dell’autodidatta, che scopre interessi e vocazione attraverso un percorso libero da condizionamenti. Letteratura (Dante, Petrarca, Boccaccio e D’Annunzio su tutti, autori che lo stesso Montale affermerà di avere ‘attraversato’) e lingue straniere furono il terreno in cui gettò le prime radici della sua formazione e del suo immaginario.

Nelle sue opere ha cantato il male di vivere e la fine delle speranze, delle illusioni, ricollegandosi a Giacomo Leopardi, senza avere certezze o verità assolute, ma impegnandosi sempre nel cercare una ragione e un significato, un valore individuale e collettivo per cui la sofferenza possa essere vinta.

Quello di Montale è dunque un pessimismo attivo che si pone delle domande sul senso della vita, per cercare di intravedere la verità, in una posizione capace di stare nella disperazione, nella nostalgia di una serenità perduta, tipica del Leopardi, al fine di comprendere meglio la realtà.

Tra le sue opere Ossi di seppia (1925), La casa dei doganieri e altri versi, (1932), Poesie (1938), Le occasioni (1939), La bufera e altro (1956), Xenia (1966), Satura (1971), Diario del ’71 e del ’72 (1973), Quaderno di quattro anni (1977).

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Pablo Neruda (Parral, 12 luglio 1904 – Santiago del Cile, 23 settembre 1973)

Scelse lo pseudonimo di Pablo Neruda, in onore dello scrittore e poeta cecoslovacco Jan Neruda, e che in seguito gli fu riconosciuto anche a livello legale.

Definito da Gabriel García Márquez “il più grande poeta del XX secolo”, in qualsiasi lingua’ e considerato da Harold Bloom tra gli scrittori più rappresentantivi del canone Occidentale.

Pablo Neruda è stato insignito nel 1971 del Premio Nobel per la letteratura.

Le sue produzioni comprendono un’impressionante antologia di testi fra i più alti della poesia moderna di lingua spagnola, sostenuti da un prodigioso dono di «canto» che si articola nelle strutture musicali più disparate, con una costante sperimentazione linguistica e metrica, sui temi congeniali dell’amore, del paesaggio natale e delle speranze collettive.

Tra le opere di Pablo Neruda possiamo citare Crepusculario (1923), Veinte poemas de amor y una canción desesperada(1924), Tentativa del hombre infinito (1926), Residencia en la tierra (1933; 2a ed., con l’aggiunta di un 2º vol. contenente le liriche composte dopo il 1931, 1935), España en el corazón (1937), Tercera residencia (raccolta delle poesie composte dopo il 1935, 1945), Canto general (1950), la sua opera maggiore, amplissimo poema sulla storia del Cile e della stessa America latina come insieme di tradizioni e incrocio di civiltà.

Possiamo continuare con Odas elementales (1954), Nuevas odas elementales (1956), Tercer libro de las odas (1957), Estravagario (1958), Navigaciones y regresos(1959), Memorial de Isla Negra (1964), Arte de pájaros (1966), Fulgor y muerte de Joaquín Murieta (1967, dramma scritto in Italia), La barcarola (1968), Las manos del dia (1968), Aun(1969), l’apocalittico Fin del mundo (1969), Las piedras del cielo (1970), La spada encendida(1970), Geografía infructuosa (1972).

Da segnalare, infine, le prose autobiografiche di Confieso que he vivido (1973) e la traduzione italiana integrale della sua opera (1960-73).

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Giovanni Pascoli (31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912)

Giovanni Pascoli, nonostante la sua formazione eminentemente positivistica, è, insieme a Gabriele D’Annunzio, il simbolo dei poeti decadenti italiani.

Da Il Fanciullino, articolo programmatico pubblicato per la prima volta nel 1897, emerge una concezione intima e interiore del sentimento in rima, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva.

Secondo Giovanni Pascoli, poeta è colui che conserva intatta la sua anima di fanciullo, un contatto fresco e immediato con le cose, uno stupore nativo davanti alla continua rivelazione del mondo, del suo mistero che palpita in ogni aspetto della vita.

Dato che il mistero è la realtà vera dell’essere, la poesia, che ci mette in comunicazione immediata con esso, è la forma suprema di conoscenza, una rivelazione. È questo il carattere decadentistico della poesia pascoliana.

Pascoli nella sua poesia rinuncia alle architetture concettuali, alle espressioni definite, per volgersi alla creazione d’atmosfere musicali suggestive.

Inoltre tende spontaneamente al simbolo, poiché la realtà che essa rappresenta è ricondotta al mistero ineffabile dove dirama la vita degli esseri e del cosmo.

La situazione tipica della poesia pascoliana è quella del poeta solitario, immerso nella vasta e silenziosa campagna e inteso non a confessare il proprio io, ma ad esprimere i palpiti, le rivelazioni delle cose e l’ombra che le prolunga in una distanza indefinita, le illuminazioni che gli arrivano dall’ignoto.

Così come quella del poeta sperduto nell’immensità degli spazi cosmici, con un senso sgomento di vertigine davanti all’essenza indecifrabile dell’universo.

Il paesaggio, comunque, è sempre il protagonista della lirica pascoliana. L’anima del poeta sembra calata nelle cose, intente a coglierne il sorriso e la lacrima, la vita arcana.

Tra le opere di Giovanni Pascoli possiamo citare Myricae (1891- 1903), Lyra romana. Ad uso delle scuole classiche (1895-1911) (antologia di scritti latini per la scuola superiore), Pensieri sull’arte poetica, ne Il Marzocco (1897) (meglio noto come Il fanciullino).

Da segnalare ancora, Iugurtha. Carmen Johannis Pascoli ex castro Sancti Mauri civis liburnensis et Bargaei in certamine poetico Hoeufftiano magna laude ornatum (1897), Epos (1897), Poemetti (1897), Minerva oscura. Prolegomeni: la costruzione morale del poema di Dante (1898), Intorno alla Minerva oscura (1899), Sul limitare.

Tra le opere, pure, Poesie e prose per la scuola italiana (1900), Sotto il velame. Saggio di un’interpretazione generale del poema sacro (1900), Fior da fiore. Prose e poesie scelte per le scuole secondarie inferiori (1901) (antologia di prose e poesie italiane per le scuole medie), La mirabile visione. Abbozzo d’una storia della Divina Comedia (1902), Canti di Castelvecchio (1907).

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Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Ostia, 2 novembre 1975)

Pier Paolo Pasolini è considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo.

Dotato di un’eccezionale versatilità culturale, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come poeta, romanziere, drammaturgo, linguista, saggista e cineasta.

Attento osservatore della trasformazione della società dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi.

Nelle sue opere spesso di carattere scandaloso e provocatorio, Pasolini racconta dei sentimenti puri e semplici, dei poveri quartieri di periferia.

Pier Paolo Pasolini partecipa inoltre all’attività giornalistica in aperta polemica con la società borghese e la classe politica italiana.

Tra le principali raccolte di Pasolini ricordiamo, La meglio gioventù, pubblicata nel 1954 che include anche le poesie a Casarsa.

Pasolini nelle poesie utilizza il dialetto friulano, e ricorda con rimpianto le esperienze di vita della sua adolescenza.

Le Ceneri di Gramsci (1957), e Usignolo della chiesa cattolica (1958), sono opere ancora in parte influenzate dal gergo friulano.

Romanzo rimasto incompiuto è, Petrolio, pubblicato nel 1992 dalla casa editrice Einaudi. Il protagonista del romanzo è Carlo, un personaggio dalla duplice personalità, che nel suo essere contraddittorio ricorda lo stesso autore Pasolini.

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Francesco Petrarca (Arezzo, 20 luglio 1304 – Arquà, 19 luglio 1374)

Francesco Petrarca è stato uno scrittore, poeta, considerato, per «chiarezza», «splendore dello stile» e «misura ne’ sentimenti», il primo «artista» italiano. L’opera per cui Petrarca è universalmente noto è Il Canzoniere.

Di grande importanza è anche il Secretum, in cui Petrarca dialoga con Sant’Agostino alla presenza muta della Verità.

Le poesie di Petrarca ruotano tutte intorno al tema dell’amore per Laura e sulla sua consapevolezza di dover rendere quell’amore così carnale, più spirituale e degno del regno dei cieli.

Nella sue poesie ci sono frequenti anafore, enjambements, antitesi e una lingua che influenzerà i letterati dei secoli successivi, con vocaboli elementari, parole armoniose ed eleganti.

Jacques Prevert (Neuilly-sur-Seine, 4 febbraio 1900 – Omonville-la-Petite, 11 aprile 1977)

La poesia di JacquesPrévert è una poesia scritta per essere detta e quindi più parlata che scritta, fatta per entrare a far parte della nostra vita.

Ciò che esce con prepotenza è il concetto di amore come unica salvezza del mondo, un amore implorato, sofferto, tradito, ma alla fine sempre ricercato.

Una gioia che coincide con la nascita e con la vita, e a sua volta con la primavera le grand bal du printemps e anche con la figura del bambino, la sua semplicità e gioia che si ribella alle istituzioni, come la scuola.

I personaggi delle sue poesie sono quelli incontrati a Rue de Seine ed a Lehan de Catzi, sulle panchine delle Tuileries, nei bistrò, nelle squallide pensioni di Clichy, sui lungosenna, là dove sono di casa l’amore e la miseria.

Non sono mai personaggi anonimi, perché ognuno ha il suo problema da risolvere entro la sera

Tra le opere possiamo citare Tre fiammiferi accesi, Paroles (1946), Spectacles, (1951), La pluie et le beau temps (1951) Histoires, et d’autres histoires (1963), Arbres (1976).

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Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968)

Salvatore Quasimodo è stato un poeta italiano, esponente di rilievo dell’ermetismo, ha contribuito alla traduzione di testi classici e soprattutto dei lirici greci ma anche di opere teatrali di William Shakespeare e Molière.

Salvatore Quasimodo è stato vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1959.

La poesia di Quasimodo si può suddividere in quattro momenti.

La prima fase (1916) coincide con gli anni siciliani. La poesia di Quasimodo è animata da temi quali l’amore per la terra siciliana, la malinconia e il ricordo dell’infanzia In questa raccolta di poesie di Salvatore Quasimodo, è presente l’impronta dello stile di Pascoli e D’Annunzio, e il profondo legame che il poeta ha con la sua amata terra natia.

La seconda fase (1929) coincide con il soggiorno a Firenze e l’avvicinamento all’Ermetismo. Il suo linguaggio, seppur scarno, resta ricco di sfumature musicali. Quasimodo inizia a prodigarsi in versi oscuri, dove la ricerca della parola è sempre più scarna ed essenziale.

Analogie incomprensibili mettono al centro il tema della solitudine, del dolore, della morte delle illusioni e del profondo senso del mistero della vita. 

Le poesie di questa fase sono raccolte nei volumi Acque e terre (1930), Oboe sommerso (1932) e nella raccolta Ed è subito sera (1942).

Alla raccolta Giorno dopo giorno (1947), si può far coincidere la terza fase, ovvero l’allontanamento dall’Ermetismo. Quasimodo usa la poesia per farsi interprete dell’uomo. citiamo anche La vita non è sogno (1949)

La quarta fase , che coincide con la raccolta “Il falso e vero verde” (1956), si avvicina a tematiche legate al consumismo, alla tecnologia e al neocapitalismo, e il linguaggio torna ad essere complesso e scarno. Da ricordare La terra impareggiabile (1958) e Dare e avere (1966).

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Umberto Saba (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957)

La poesia di Umberto Saba è caratterizzata da un linguaggio semplice, quotidiano, che però va a fondo nell’interiorità del poeta, facendo emergere inquietudine e fragilità, dovute alle nevrosi e alle depressioni di Saba.

Il percorso psicanalitico di Umberto Saba influenza la sua poesia, che diventa un mezzo per far chiarezza sui propri traumi interiori, sulle origini delle nevrosi e sull’inquietudine che caratterizza l’animo umano.

Il desiderio di veridicità non si traduce in una scrittura oggettiva, perché ad esso Saba affianca la continua analisi del suo mondo interiore.

Lo stile, però, è conservatore e tradizionale.

Un tema a lui caro è quello della città di Trieste (titolo di una delle sue poesie più famose), amata e odiata allo stesso tempo, che influenza spesso la scrittura del poeta.

Nel 1911 pubblicò, a proprie spese e con lo pseudonimo di Saba, il suo primo libro, Poesie, con la prefazione di Silvio Benco a cui fece seguito, nel 1912, nelle edizioni della rivista La Voce la raccolta Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi), in seguito nota come Trieste e una donna.

Risale a questo periodo l’articolo Quello che resta da fare ai poeti dove il poeta propone una poesia sincera, senza fronzoli e «orpelli» contrapponendo il modello degli Inni Sacri manzoniani a quello degli scritti dannunziani.

Tra vale opere di Umberto Saba possiamo citare Cose leggere e vaganti (1920), Il Canzoniere (1921), Preludio e canzonette (1922), Figure e canti (1926), Preludio e fughe (1928), Tre composizioni (1933), Parole(1934), Ultime cose (1944) Mediterranee (1947), Uccelli – Quasi un racconto (1951).

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Rabindranath Tagore (Calcutta 1861 – Śānti Niketan, Bolpur, 1941)

Poeta, prosatore, drammaturgo e filosofo indiano di lingua bengalese, Rabindranath Tagore nacque a Calcutta nel 1861 e morì a Santi Neketan, nel Bolpur, nel 1941.

Mentre Gandhi, con la disobbedienza civile, organizzò il nazionalismo indiano sino a ricacciare in mare gli inglesi, Tagore si impegnò a creare una ‘nuova India’, moderna ed indipendente.

Rabindranath Tagore si proponeva di conciliare la cultura occidentale con quella orientale: era un profondo conoscitore della lingua inglese, e tradusse lui stesso le sue opere in inglese.

Tagore è sempre colpito dallo spettacolo della natura. E il Sole nel cielo appare al poeta come l’immagine della potenza cosmica. 

Per il poeta ogni creatura vale in quanto è tale, senza le inique distinzioni di casta o di classe. 

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Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970)

L’amore per la poesia in Giuseppe Ungaretti  nacque durante il periodo scolastico e si intensificò grazie alle amicizie che egli strinse nella città egiziana, così ricca di antiche tradizioni come di nuovi stimoli, derivanti dalla presenza di persone provenienti da tanti paesi del mondo.  

In questi anni, attraverso la rivista Mercure de France, il giovane si avvicinò alla letteratura francese e, grazie all’abbonamento a La Voce, alla letteratura italiana: inizia così a leggere le opere, tra gli altri, di Rimbaud, Mallarmé, Leopardi, Nietzsche, Baudelaire, quest’ultimo grazie all’amico Moammed Sceab.

Le opere di Giuseppe Ungaretti sono un viaggio meraviglioso nella vita stessa del poeta. Possiamo citare Il porto sepolto (1916) Natale (1916) La guerre. Une poésie (1919) Allegria di naufragi (1919) L’allegria (1931), Sentimento del Tempo (1933) Poesie disperse 1915-1927 (1945), La guerra (1947), Il dolore. 1937-1946 (1947) La terra promessa (1950), Gridasti soffoco…(1951), Un grido e paesaggi (1952), Il taccuino del vecchio (1960) Dialogo, con Bruna Bianco (1968).

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Paul Verlaine (Metz, 30 marzo 1844 – Parigi, 8 gennaio 1896)

Paul Verlaine rientra nel gruppo dei poeti maledetti. Verlaine viene riconosciuto come il maestro dei giovani interpreti del suo tempo. La sua poesia pone al centro l’esigenza della musicalità, assimilando i componimenti ai testi musicali attraverso il rifiuto dell’eloquenza, della rima e delle strutture metriche tradizionali.

La poesia, dunque, necessariamente deve essere vaga, e non limitarsi alla semplice descrizione di eventi ed emozioni, ma trasmettere immagini, alludere, evocare sensazioni, proprio perché il senso profondo delle cose risiede al di là della Parola.

Espressione delle esigenze del simbolismo, la sua lirica trova i suoi accenti più personali nella tonalità cromatica del grigio, nella malinconia, nell’ambiguità.

Tra le opere Poèmes saturniens (1866), le Fêtes galantes (1869), La bonne chanson (1870), Romances sans paroles (1874) e Sagesse (1879), Parallèlement (1889), Bonheur (1891), Liturgies intimes (1892).

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Walt Whitman (West Hills, 31 maggio 1819 – Camden, 26 marzo 1892)

Walt Whitman è stato un poeta, scrittore e giornalista statunitense. È conosciuto per essere l’autore della raccolta Foglie d’erba, pubblicata in diverse edizioni a partire dal 1855.

Fu cantore della libertà (ma anche della sessualità e dell’omosessualità) e di un ideale visionario che pone l’uomo come momento centrale rispetto al senso di percezione e comprensione delle cose.

Cantò, soprattutto, l’essenza di quello che diventerà successivamente ‘il sogno americano’.

Foglie d’erba(1855) è la sua raccolta di poesie più conosciuta. Whitman ha pubblicato Franklin Evans, l’ubriaco (1842) Vita e avventure di Jack Engle (Life and Adventures of Jack Engle – 1852), Manly Health and Training (1858), Drum-Taps (1865), Democratic Vistas (1871), Passage to India (1871), Taccuini della Guerra di Secessione (Memoranda During the War –1876).

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Oscar Wilde (Dublino, 16 ottobre 1854 – Parigi, 30 novembre 1900)

Oscar Wilde è autore dalla scrittura apparentemente semplice e spontanea, ma sostanzialmente molto ricercata ed incline alla ricerca del bon mot, con uno stile talora sferzante e impertinente egli voleva risvegliare l’attenzione dei suoi lettori e invitarli alla riflessione.

È noto soprattutto per l’uso frequente di aforismi e paradossi, per i quali è tuttora spesso citato. 

È proprio lui l’apostolo dell’Estetismo, un movimento letterario che si propone il raggiungimento ed il godimento della bellezza. Secondo Wilde il più elevato grado di bellezza si manifesta nell’arte.

Sposa i canoni dell’estetismo e del dandismo che si contrappongono visibilmente ai valori puritani dell’età vittoriana, caratterizzata da un incontrastato dominio dei valori borghesi incentrati sul progresso ed il benessere materiale.

Oscar Wilde sfida apertamente tale società con le sue idee volte a perseguire il piacere, infrangere ogni regola morale in cui, in modo particolare nell’arte, non trova posto alcun valore tradizionale di bene e male.

Tra le opere Ravenna (1878) Poemi (Poems – 1881), La sfinge (The Sphinx – 1894) La ballata del carcere di Reading (The Ballad of Reading Gaol –1898).

Saro Trovato

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