Ci sono autori che non scrivono libri, ma costruiscono interi universi simbolici. Roberto Calasso è uno di questi. Editore, saggista, scrittore e studioso onnivoro, ha attraversato la letteratura, la mitologia e la filosofia come un rabdomante che cerca le vene d’acqua segrete della conoscenza. Con uno stile denso, colto e inconfondibile, Calasso ha fatto dialogare i Veda con Kafka, Dioniso con Baudelaire, le Upanishad con la pubblicità contemporanea. Le sue frasi, tratte da opere come Le nozze di Cadmo e Armonia , Il rosa Tiepolo , La rovina di Kasch , L’ardore, Il cacciatore celeste, sono veri lampi di visione, frammenti che insegnano a leggere la realtà come se fosse un mito vivente.
Curiosità su Roberto Calasso: lo sapevi che…
Roberto Calasso è stato per decenni l’anima della casa editrice Adelphi , che ha trasformato in una vera e propria “religione culturale”, raffinata e pop al tempo stesso.
Le nozze di Cadmo e Armonia è stato tradotto in oltre 20 lingue e ha venduto più di 300.000 copie in Italia, un caso editoriale per un testo colto e mitologico.
Il suo ultimo libro, Memè Scianca , è un racconto autobiografico dedicato alla memoria, alla malattia e alla vita vissuta tra le pagine. Calasso era ossessionato dalla precisione del linguaggio: controllava personalmente ogni traduzione e copertina dei libri pubblicati da Adelphi. Considerava la mitologia non come sapere del passato , ma come il “software originario” dell’umanità.
10 frasi di Roberto Calasso che ci guidano verso la bellezza della lettura e della mitologia
Le frasi di Roberto Calasso ci ricordano che ogni storia, ogni gesto, ogni parola è il frammento di una narrazione più grande. In un mondo che cerca risposte semplici, Calasso ci insegna a porci domande complesse. E ci invita a leggere la realtà come si legge un mito: con attenzione, stupore e profondità. Guardare il mondo con occhi mitologici significa rimanere umani in un’epoca disincantata.
1.
Nel mito tutto è successo, e tutto accade ancora.
Il mito per Calasso non è solo una favola del passato, ma un’energia eterna. Questa frase invita a guardare gli eventi del presente come ripetizione di archetipi profondi.
2. La conoscenza mitica è una forma dell’esperienza.
L’ardore.
Calasso mostra come la conoscenza non sia solo logica o scientifica, ma anche rituale, simbolica. I miti ci fanno esperire ciò che la ragione da sola non spiega.
3. Tutto ciò che è reale è anche simbolico. Altrimenti è solo cronaca.
Un invito a superare l’apparenza delle cose e coglierne il significato profondo: ogni gesto, ogni parola, ogni storia nasconde un simbolo che va letto.
4.
L’attenzione è la forma più alta di erotismo.
Calasso rilegge l’eros non solo come desiderio, ma come cura dello sguardo , ascolto del dettaglio, presenza assoluta. L’attenzione è un atto d’amore verso il mondo.
5.
Ogni civiltà si riconosce nei propri dèi: quelli che crea e quelli che dimentica.
Una frase che apre alla riflessione culturale: chi sono i nostri dèi contemporanei? E cosa significa oggi rimuovere il sacro?
6.
I racconti degli dèi sono più veri delle verità ufficiali.
Calasso rovescia la prospettiva: la finzione mitica rivela ciò che la storia tende a occultare. Non è il mito a mentire, ma spesso la narrazione dominante.
7.
Il pensiero mitico è come un’eco: risuona dove meno te lo aspetti.
Leggere Calasso significa ascoltare le voci del passato nel presente. Il mito riemerge nella pubblicità, nel cinema, nella moda, nei comportamenti inconsapevoli.
8.
Ogni vera lettura è una possessione.
Calasso non concepisce la lettura come passiva: quando si legge davvero, si viene invasi, trasformati. È un atto rituale, quasi sacro.
9.
Non si può capire il mondo se non si accetta che ogni cosa abbia un doppio.
La realtà per Calasso è sempre speculare: luce e ombra, ragione e delirio, visibile e invisibile. Non cogliere questo significa vedere solo metà del reale.
10.
Scrivere è un modo per danzare col tempo.
In una delle sue frasi più liriche, Calasso parla della scrittura come di una danza con il tempo: la letteratura come rituale per non essere schiacciati dal presente.