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“Meriggiare pallido e assorto”, Montale racconta in poesia l’estate e la vita

“Meriggiare pallido e assorto” è una delle poesie più famose di Montale ed è contenuta nella raccolta “Ossi di seppia” del 1916

Eugenio Montale racconta nella poesia “Meriggiare pallido e assorto”, che troviamo nella raccolta “Ossi di seppia“, un tipico pomeriggio estivo nella sua amata Liguria. I versi descrivono il paesaggio arido asciugato dal sole e dalla salsedine, Montale, ammirando il paesaggio riflette sulla vita e sul suo significato. 

“Meriggiare pallido e assorto”

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Il paesaggio ligure nel cuore del poeta

Montale ci racconta uno scorcio di Liguria. In un caldo pomeriggio estivo il poeta si riposa all’aperto ammirando il paesaggio vivo intorno a lui. I suoni che lo circondano, gli insetti che vede e il mare in lontananza descritti con le leggiadre parole del poeta riescono quasi a farci sentire il profumo dell’aria salmastra. La Liguria, terra del cuore di Montale, spesso riportata nelle sue poesie, viene qui descritta sotto la luce del torrido sole estivo che bacia le coste di questa terra bellissima facendone risplendere le acque cristalline.

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La solitudine chiusa da un muro

Le sensazioni che coglie Montale nelle piccolezze che vede lo portano a riflettere sulla vita, fino a rendersi conto, con triste meraviglia che la vita è una serie continua di difficoltà. Montale è solo, intorno a lui soltanto la natura e il caldo. Quell’intramontabile senso di vuoto che viene evidenziato ancora e ancora nelle immagini aride del terreno torna anche nell’ultima strofa. I cocci aguzzi di bottiglia sono sempre sulla strada verso una felicità irraggiungibile e Montale lo sa, lo ha vissuto.

Eugenio Montale

Eugenio Montale nacque a Genova il 12 ottobre 1896 e morì a Milano il 12 settembre 1981. È stato un poeta, traduttore, scrittore, filosofo, giornalista, critico letterario, critico musicale e politico italiano. Tra i massimi poeti italiani del Novecento, già dalla prima raccolta Ossi di seppia (1925), fissò i termini di una poetica del negativo in cui il “male di vivere” si esprime attraverso la corrosione dell’Io lirico tradizionale e del suo linguaggio. Questa poetica viene approfondita nelle Occasioni (1939), dove alla riflessione sul male di vivere subentra una ‘poetica dell’oggetto’: il poeta concentra la sua attenzione su oggetti e immagini nitide e ben definite che spesso provengono dal ricordo, tanto da presentarsi come rivelazioni momentanee destinate a svanire.

 

Alice Turiani

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