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La luna e le nubi, un haiku di Matsuo Bashō sul valore delle difficoltà nella nostra vita

La luna crescente di questa sera sembra volerci parlare. Di noi, dei nostri sogni, delle nostre paure e delle difficoltà che rendono unica la nostra vita. Proprio come ci insegna il misterioso haiku di Matsuo Bashō.

Conoscete l’arte arte degli haiku? Questi antichi componimenti giapponesi hanno fatto il giro del mondo per via della loro singolarità. Brevi, semplici e in apparenza immediati, esprimono emozioni indicibili con grazia e potenza.

Oggi ne scopriamo uno di Matsuo Bashō, un haiku dedicato alla luna e alle nuvole, che racchiude tanti significati nascosti e ci fa riflettere sull’importanza dei momenti di difficoltà che si presentano nella nostra vita.

Le nuvole e la luna, l’haiku di Matsuo Bashō

“Le nubi di tanto in tanto
ci danno riposo
mentre guardiamo la luna”.

Di luna, nubi e felicità

Come è bella la luna. In tutte le sue forme ci ha da sempre affascinato. Quando è piena e realizzata, e sembra turgida di luci, sogni e speranze; quando è parzialmente visibile, e ci ricorda il suo fascino in absentia; perfino quando è nascosta, e non possiamo fare a meno di percepire la misteriosa bellezza che la permea.

Forse la luna è fatta della stessa sostanza della felicità?

Sta sempre lì, la sua effigie. Nostro malgrado, non ci è sempre permesso di contemplarla. Quando non possiamo farne a meno, la immaginiamo, la sogniamo e ne ripercorriamo i contorni con il ricordo, o con il desiderio.

Anche la felicità non è sempre contemplabile. La ricordiamo, la desideriamo. Poi capita, una notte, di sfuggita, di sentirla dentro al cuore, di viverla appieno e di scoppiare di bellezza. Ma dura poco. Poi scompare; e noi rimaniamo in sua attesa per tempo indefinito.

Non è forse questo ciò che rende speciale un attimo di felicità? Se non ci fossero le nubi attorno alla luna, ad attenuare la sua luce una volta ogni tanto, la straordinarietà del nostro satellite naturale diventerebbe ordinaria. Così, se non esistessero i momenti di buio nella nostra vita e la felicità durasse per sempre, perderebbe ogni valore.

Gli haiku

Hanno ispirato poeti del calibro di RilkeEluardQuasimodo e Ungaretti. Hanno affascinato lettori di tutto il mondo, anche quelli normalmente non avvezzi alla poesia. Gli haiku, caratteristici componimenti di matrice giapponese, sono nati nel lontano Oriente nel XVII secolo, e nel giro di poco tempo si sono diffusi dappertutto, grazie alla loro natura straordinaria e fuori dal comune.

Si tratta di brevissime poesie, composte da tre versi che seguono uno schema metrico ben preciso. Sono parole fortemente evocative, immagini, visioni che catapultano chi legge in un mondo interiore che indaga temi universali quali la solitudine, il tempo, la sofferenza, la nostalgia, il mistero, la leggerezza e la delicatezza.

Particolarità degli haiku è l’assenza del titolo, che priverebbe di immediatezza il componimento, e la presenza frequente di un richiamo alle stagioni dell’anno e alla natura, che riveste un ruolo di prim’ordine nell’immaginario giapponese.

Matsuo Bashō

L’autore di questo profondo e misterioso haiku è Matsuo Bashō, il cui nome originale è Matsuo Munefusa. Si tratta del massimo e più noto maestro giapponese della poesia haiku.

Vissuto nell’epoca Edo, è nato nei dintorni di Kyoto da una famiglia militare di samurai; ha intrapreso il percorso monacale, diventando un monaco zen con una propria scuola e innumerevoli seguaci. Le sue poesie sono spesso dedicate al tema del viaggio, visto sia in ottica fisica che metafisica: il poeta zen, infatti, amava percorrere lunghi tragitti e non smise mai di viaggiare nell’arco della sua esistenza.

I suoi haiku sono lo specchio dello stile di vita e del tipo di ricerca condotta dall’autore: semplicità, serenità, coscienza di sé e del mondo circostante come un unico essere interdipendente.

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