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Specchio, la poesia di Salvatore Quasimodo che descrive la potenza della vita

Salvatore Quasimodo è stato un grande poeta capace di raccontare in versi le emozioni della vita: vi proponiamo la lettura di "Specchio", una poesia in cui l'autore descrive la potenza della natura e della vita.

Salvatore Quasimodo è stato un noto poeta ermetico Italiano, che ha saputo rivoluzionare il linguaggio dell’intero panorama letterario del suo tempo. Attivo nelle due guerre mondiali, vicino all’esperienza poetica di Ungaretti e Montale, ha saputo tradurre le sue esperienze di vita in ogni singola poesia. In questa, intitolata “Specchio”, che condividiamo con voi in occasione dell’anniversario della sua nascita, Quasimodo ci parla dell’ esplosione che la vita è in grado di fare insieme alla natura, unendosi alle sue forme più estreme.

Salvatore Quasimodo, le 5 poesie più celebri

Salvatore Quasimodo, le 5 poesie più celebri

Salvatore Quasimodo, di cui oggi ricorre l’anniversario della nascita, è considerato uno dei più importanti poeti italiani, esponente di spicco della poesia ermetica. Ecco le sue poesie più celebri.

Specchio, la poesia di Quasimodo

Ed ecco sul tronco
si rompono le gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.

E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.

Il miracolo della vita e della natura

Tutto inizia con un paesaggio morto, un tronco secco, gemme rotte. Tutto sembra fermo. Eppure, da lì, dalla fermezza, nasce il miracolo. Quel miracolo che solo la natura e la vita sono in grado di compiere. Insieme. Tutto sembra prendere una piega diversa, l’acqua si fa limpida e il cielo riflette nei fossi. La natura, verde, rigogliosa, “spacca la scorza”. Sì, la scorza della vita che spesso si fa troppo dura, si spezza.

Il poeta si lascia finalmente andare, il cuore finalmente si riposa. Tutto diventa uno spettacolo di cui godere al massimo. La vita diventa un miracolo in cui rispecchiarsi.

Chi è Salvatore Quasimodo

Nato a Modica il 20 agosto 1901, Salvatore Quasimodo è stato un poeta italiano, esponente di rilievo dell’ermetismo. Ha contribuito alla traduzione di testi classici e soprattutto dei lirici greci ma anche di opere teatrali di William Shakespeare e Molière. Per il suo genio e la sua sensibilità è stato vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1959.

La prima raccolta di Quasimodo, Acque e terre (1930), è incentrata sul tema della sua terra natale, la Sicilia, che l’autore lasciò già nel 1919: l’isola diviene l’emblema di una felicità perduta cui si contrappone l’asprezza della condizione presente, dell’esilio in cui il poeta è costretto a vivere. Dalla rievocazione del tempo passato emerge, spesso, un’angoscia esistenziale che, nella forzata lontananza, si fa sentire in tutta la sua pena.

Nelle Nuove poesie (pubblicate insieme alle raccolte precedenti nel volume Ed è subito sera del 1942 e scritte a partire dal 1936), il ritmo diventa più disteso, grazie anche all’uso più frequente dell’endecasillabo o di altri versi lunghi. Il ricordo della Sicilia è ancora vivissimo ma si avverte, nel poeta, un’inquietudine nuova, la voglia di uscire dalla sua solitudine e confrontarsi con i luoghi e le persone della sua vita attuale.

In La vita non è sogno (1949) il Sud è cantato come luogo di ingiustizia e di sofferenza, dove il sangue continua a macchiare le strade (Lamento per il Sud); il rapporto con Dio si configura come un dialogo serrato sul tema del dolore e della solitudine umana. Nella raccolta Il falso e vero verde (1956) dove lo stesso titolo è indicativo di un’estrema incertezza esistenziale, un’intera sezione è dedicata alla Sicilia, ma nel volume trova posto anche una sofferta meditazione sui campi di concentramento.

La terra impareggiabile (1958) mostra un linguaggio più vicino alla cronaca, legato alla rappresentazione della Milano simbolo di quella «civiltà dell’atomo» che porta a una condizione di devastante solitudine e conferma, nel poeta, la voglia di dialogare con gli altri uomini, fratelli di dolore. L’ultima raccolta di Quasimodo, Dare e avere, risale al 1966 e costituisce una sorta di bilancio della propria esperienza poetica e umana.

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