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Il valore terapeutico della lettura nelle parole di Niccolò Machiavelli

Lo scrittore Dario Pisano analizza la lettera di Machiavelli scritta in esilio a Francesco Vettori nella quale sottolinea il valore terapeutico della lettura delle opere dei suoi scrittori preferiti

Una delle lettere più belle della letteratura italiana, datata 10 dicembre 1513, è quella che Niccolò Machiavelli. Allontanato da Firenze, Machiavelli scrive a Francesco Vettori e nella quale racconta come amministra la sua vita in esilio. Nelle ore diurne si mescola con la gente del popolo, dedicandosi a umili occupazioni (sempre con i suoi poeti sotto braccio!).

Perché la poesia è il miglior farmaco anti-depressivo che esista

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Lo scrittore Dario Pisano ci illustra il valore salvifico della poesia, traendo spunto dall’analisi di alcune celebri liriche

La lettera di Machiavelli

Trascorre poi molte ore all’osteria, cercando tra scherzi e ingiurie di sfogare i propri rancori esistenziali sempre risorgenti. Quando arriva la sera però tutto cambia e la possibilità di accarezzare le sue amate pagine dei suoi autori adorati adorati disacerba, rasserena e riconforta l’intera esistenza:

 «Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, dimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro.»

Perché la poesia ci aiuta a vivere meglio la quarantena

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“La poesia è il nostro superfluo necessario”. Lo scrittore Dario Pisano si spiega in che modo la terapia della bellezza letteraria ci aiuta ad affrontare questi giorni particolari

Come il giovane Marcel nella Recerche di Proust, al quale il sapore della madelaine regalava un senso di immunità dai dolori della vita. Allo stesso modo Niccolò Machiavelli, quando sorseggiava i suoi amati scrittori, donava a sé stesso una temporanea, dolcissima esenzione dalle angosce esistenziali. La lettura ha un vero e proprio valore terapeutico: immunizza dal male di vivere.

Il grande illuminista francese Montesquieu la pensava allo stesso modo. «Lo studio è sempre stato per me il rimedio sovrano contro il disgusto della vita, e non ho mai provato un dolore che un’ora di lettura non sia riuscita a far svanire».

Dario  Pisano

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