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Paolo Giorgetti, storia dello studente sequestrato e ucciso dalla ‘ndrangheta

Per la campagna “A ricordare e riveder le stelle”, oggi conosciamo la storia di Paolo Giorgetti, lo studente figlio di un'industriale sequestrato e ucciso dalla 'ndrangheta all'età di 16 anni.

I ragazzi dell’Istituto Superiore G. La Pira di Pozzallo sono i protagonisti della campagna “A ricordare e riveder le stelle”. L’iniziativa, che rievoca Dante Alighieri, ha visto i ragazzi adottare ognuno una stella, ovvero il nome di una vittima della mafia, fare una ricerca e ricostruirne la storia con tutti i sentimenti che può evocare e conoscere meglio queste biografie per molti sconosciute. Oggi conosciamo la storia di Paolo Giorgetti, lo studente figlio di un’industriale sequestrato e ucciso dalla ‘ndrangheta all’età di 16 anni.

La storia di Paolo Giorgetti

Mi chiamo Paolo Giorgetti e oggi ho deciso di raccontarvi una storia, la mia. Era il 9 novembre 1978, una mattina come tutte le altre, mi alzai, feci colazione e mi preparai e uscì di casa alle 8,05 per andare a scuola, precisamente il liceo scientifico “Marie Curie” di Meda (provincia di Milano). Appena uscito di casa, mi accorsi di due uomini sospetti che scesero subito dalla loro auto, posteggiata nei pressi della mia abitazione, per venire verso di me. Capì subito le loro intenzioni e così decisi di scappare ma nella fretta inciampai e i rapitori mi raggiunsero, cercai di difendimi tirando addosso a loro la mia cartella, ma non funzionò ed essi mi caricarono di forza nell’auto, in cui c’era un terzo complice.

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La scena del mio rapimento fu vista da un ferroviere che, giunto alla stazione di Milano, diede l’allarme. Infatti, poco più tardi, i militi ritrovarono l’auto dei miei rapitori nei pressi del laghetto Imperatori, a cinque kilometri dal luogo di rapimento, nonché casa mia. Nel frattempo mia padre (un noto mobiliere della Brianza), e mia madre, dopo aver saputo la brutta notizia, decisero di fare un appello tramite il loro avvocato Borgonovo: “Paolo è allergico ad ogni tipo di medicinale e soffre di difficoltà respiratorie, contattate il medico curante”, ma inutile dire che i miei rapitori ignorarono l’appello e dopo due giorni ritrovarono il mio corpo carbonizzato dentro un’auto, così da fare sparire le loro tracce.

Sofia De Luca

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