Sei qui: Home » Storie » Ilaria Alpi, storia di una giornalista e del suo coraggio

Ilaria Alpi, storia di una giornalista e del suo coraggio

Il 24 maggio Ilaria Alpi avrebbe compiuto 61 anni. È scomparsa il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, mentre lavorava come reporter per il TG3.

24 maggio 2022. Se fosse ancora fra noi, Ilaria Alpi avrebbe compiuto 61 anni. Ma lei non c’è più. È scomparsa il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, vittima di un efferato omicidio insieme al suo collega, il cineoperatore Miran Hrovatin.

Oggi vogliamo ricordare Ilaria Alpi e il suo impegno, e ricordare, di riflesso, tutti i giornalisti che hanno lavorato con coraggio e hanno perso la vita raccontando la guerra.

Chi era Ilaria Alpi

Ilaria Alpi nasce il 24 maggio 1961 a Roma, città dove studia e riesce ad ottenere i primi incarichi lavorativi. Diplomata al Liceo Tito Lucrezio Caio della capitale, Ilaria Alpi comincia a lavorare con Paese Sera e L’Unità, che le propongono le prime collaborazioni dal Cairo. Poco dopo, la reporter vince una borsa di studio in Rai. Ha inizio, così, la sua carriera nell’azienda del servizio pubblico italiano.

Con il compito di seguire la missione di pace Restore Hopeconcepita dalle Nazioni Unite per porre fine alla guerra civile scoppiata un anno prima a seguito della caduta del governo di Siad Barre –, Ilaria Alpi si reca in Somalia nel dicembre 1992. Ben presto, la reporter si accorge di strane dinamiche, che la portano a svolgere un’inchiesta su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbero visto, tra l’altro, la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane.

Ilaria Alpi indaga su un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei paesi industrializzati e dislocati in alcuni paesi africani in cambio di tangenti e di armi che vengono scambiate con le fazioni politiche locali. Poco prima dell’assassinio di Ilaria Alpi, viene ucciso, sempre in Somalia e in circostanze misteriose, il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul possibile traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano.

Il 20 marzo 1994, la reporter e il suo cameraman, Miran Hrovatin, si recano a Bosaso, nel nord della Somalia, dove intervistano il sultano interrogandolo sui rapporti dei funzionari italiani con il governo di Siad Barre e sulla società di pesca italosomale Shifco, azienda che sarebbe coinvolta nel traffico illecito con il ruolo di trasportare i rifiuti. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin fanno ritorno a Mogadiscio, dove ad aspettarli non c’è il loro autista personale, ma un altro uomo, che porta i due nei pressi dell’Hotel Hamana, vicino all’ambasciata italiana, dove avviene il duplice omicidio. 

Dell’articolata intervista, probabilmente piuttosto lunga, condotta da Ilaria Alpi al sultano di Bosaso, alla redazione Rai arriva solo una traccia che dirà meno di 15 minuti.

“Ilaria Alpi. La ragazza che voleva raccontare l’inferno. Storia di una giornalista”, di Gigliola Alvisi

La storia di Ilaria Alpi, del suo impegno e del lavoro che l’ha portata alla scomparsa è raccontata nel libro “Ilaria Alpi. La ragazza che voleva raccontare l’inferno. Storia di una giornalista”, scritto da Gigliola Alvisi, autrice di enorme successo che conosce da vicino le dinamiche dei giornalisti inviati all’estero poiché il marito lavora come reporter.

Il libro che racconta la storia di questa giovane giornalista è dedicato a Luciana, la mamma di Ilaria Alpi, che non ha mai smesso di lottare per la memoria della figlia prematuramente scomparsa. Nella prefazione al volume, scritta da Mariangela Gritta Grainer – portavoce dell’Associazione Ilaria Alpi –, si comprende appieno la portata dell’insegnamento di Ilaria Alpi e il desiderio da cui nasce “Ilaria Alpi. La ragazza che voleva raccontare l’inferno. Storia di una giornalista”:

  “Non tacere l’ingiustizia, le violenze, le guerre, le diseguaglianze insopportabili, le ragioni che ne sono causa e che spesso hanno a che fare con affari sporchi, traffici illeciti di ogni tipo organizzati dalle criminalità mafiose coperte e/o aiutate da poteri pubblici e privati. Cercare sempre la verità e comunicarla. È questo che ha fatto e fa paura. Per questo la verità sulla sua uccisione ancora non si conosce per intero”.

La storia si ripete

Quella di Ilaria Alpi è una storia terribile, piena di punti oscuri ancora dopo quasi 30 anni di indagini. Quel che è certo è che lei non è l’unica giornalista ad essere stata vittima delle dinamiche belliche e dei sotterfugi internazionali. Basti pensare ai giornalisti russi dissidenti uccisi in circostanze più che sospette, fra cui spicca il nome di Anna Politkovskaja, ai tentativi di avvelenamento, o a tutti i reporter che sono morti mentre raccontavano, in qualità di inviati speciali all’estero, la guerra.

Proprio in questo periodo, nel bel mezzo di una guerra che sembra poter avere risvolti epocali, è fondamentale ricordare chi per l’informazione ha dato la vita, tutti i reporter uccisi nel corso della guerra in Ucraina: da Dealerbek Shakirov a Yevhen Sakun, da Victor Dedov a Maksym Levin.

Per farsi un’idea dei numeri altissimi che interessano il fenomeno, è sufficiente dare uno sguardo alla pagina dedicata ai “Giornalisti uccisi in Europa”. La lista appare interminabile, e ci ricorda come chi sceglie di fare questo mestiere per passione o per amore della verità sia da ringraziare e da ammirare, perché questo non è un lavoro come tanti. Questo è un lavoro che richiede conoscenze, curiosità, capacità di adattamento ma, soprattutto, coraggio e amore.  

photocredits: Madamemasked

© Riproduzione Riservata