Sei qui: Home » Poesie » “Begli amanti”, l’appassionato inno all’amore di Jean Cocteau

“Begli amanti”, l’appassionato inno all’amore di Jean Cocteau

"Begli amanti intrecciate i vostri nomi sulla sabbia/ Incideteli nella corteccia o sul gesso dei muri". Quando si è innamorati, non lo si può nascondere. Questo e tanto altro ci racconta Jean Cocteau nella sua poesia "Begli amanti", un inno all'amore.

Com’è bello, appassionante, emozionante, l’amore! Motivo principale delle nostre azioni e scopo fondante delle nostre vite, è cantato da scrittori, poeti, cantanti ed artisti di tutti i tempi. Anche il passionale, estroso, singolare Jean Cocteau ha celebrato l’amore.

Lo scopriamo in “Begli amanti”, una struggente poesia che rappresenta un vero e proprio inno all’amore, e che condividiamo con voi in occasione dell’anniversario della nascita di questo straordinario ed eclettico artista francese a cui il mondo della cultura deve molto.

“Begli amanti” di Jean Cocteau

Begli amanti intrecciate i vostri nomi sulla sabbia
Incideteli nella corteccia o sul gesso dei muri
Testimoniate begli amanti l’inesauribile
Fonte calda che corre verso coppie future.

Fate come i re che per rendersi eterni
Scelgono l’orgoglio del marmo
Se l’inchiostro e i marmi si spezzano
Ci resterà la traccia di un bacio.

Intrecciate i vostri nomi come le vostre membra
Scrivete non importa dove la gloria del momento
E il solitario sulla carta da parato nelle camere
Decifri il furore dei vostri accoppiamenti.

“Intrecciate i vostri nomi”

Con questa poesia, Jean Cocteau parla ai suoi lettori innamorati, e lo fa letteralmente, rivolgendovisi attraverso un’esortazione in seconda persona plurale che si rincorre lungo tutta la poesia, legando le strofe l’una all’altra. “Intrecciate i vostri nomi” è il leitmotiv di una poesia che suscita emozione, passione, voglia di sentirsi parte di un universo felice, dinamico e innamorato, in cui il reale è simbolo e manifestazione del sentimento che nutre il mondo. Perché l’amore va coltivato, ma, ci insegna Jean Cocteau, va anche manifestato, espresso e mostrato, perché il mondo è più bello quando sappiamo di amare e di essere amati.

Jean Cocteau

Jean Cocteau nasce il 5 luglio 1889 in una cittadina vicino a Parigi, a Maisons-Laffitte. Vive un’infanzia difficile, segnata dalla depressione e dal conseguente suicidio del padre, che lo lascia orfano all’età di dieci anni. L’unico periodo lieto per il bambino, almeno fino all’adolescenza, consiste nella pausa estiva, trascorsa nell’hôtel particulier dei nonni materni o a Vierzy, dai nonni paterni.

Sin dalla giovane età dimostra uno spiccato interesse per l’arte, la scrittura ed in particolare il disegno. Il piccolo Jean Cocteau si dedica spesso, infatti, alla stesura di simpatiche caricature che occupano la maggior parte del suo tempo libero. Conclusi gli studi al Liceo Condorcet di Parigi, studia prima da privato e poi in una scuola pubblica per ottenere il diploma, senza mai giungere al suo conseguimento.

Nel frattempo, tuttavia, comincia a scrivere e a frequentare i salotti parigini, esperienze che lo inducono a fondare una rivista – dal titolo Schérahzade – e a pubblicare il suo primo libro di poesie, “La lampada di Aladino”, nel 1909. Da questo momento in poi, la fama di Jean Cocteau cresce a dismisura, tanto che nel 1912 Marcel Proust gli scrive:

«Crepo di gelosia nel vedere come nei suoi straordinari pezzi su Parigi lei sappia evocare delle cose che io ho sentito e che son riuscito ad esprimere solo in modo assai pallido».

Entusiasta di vivere in un’epoca segnata dal progresso e dalla modernità, Cocteau si distingue dagli intellettuali del suo tempo per il suo essere eclettico e controcorrente, con una personalità forte e coinvolgente. Dinamico, ricco di interessi e creative abilità, appassionato di vita, arte ed amore, Cocteau vive la sua esperienza con grande intensità, intessendo molteplici relazioni amorose, frequentando un gran numero di amici intellettuali e dando vita ad opere che sono rimaste nella storia.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Cocteau si è molto dedicato alla cinematografia, contribuendo alla diffusione del movimento surrealista e dando non pochi spunti alla futura stella del cinema francese, la Nouvelle VagueMuore d’infarto nel 1963, poche ore dopo aver appreso la notizia della morte di Édith Piaf, per la quale aveva scritto l’elogio funebre.

© Riproduzione Riservata