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“Sulla nave”, ricordo e reale in una poesia di Konstantinos Kavafis

Il tempo logora, invecchia. E tutte le cose invecchiano, eccetto i ricordi, che rimangono incisi dentro di noi, protetti dall'inesorabile caducità dei sensi. Scopriamo il tema della memoria, uno dei più presenti nella letteratura del Novecento, attraverso “Sulla nave”, una bellissima poesia di Kavafis.

“Sulla nave” è una breve poesia scritta da Konstantinos Kavafis nel 1919, un componimento in metro libero in cui l’autore greco esplora il tema del ricordo e della caducità dei sensi servendosi dell’immagine del “piccolo schizzo abbozzato a matita”. Oggi ve lo proponiamo nella traduzione curata da Andrea Di Gregorio nella raccolta “Kavafis. Poesie” edita da Garzanti nel 2017.

Ricordare, lottare contro il tempo

“Sulla nave” è un importante esempio di come la tematica della memoria si sia addentrata nel mondo dell’arte e della cultura del Novecento. Come non manca di sottolineare la scrittrice e traduttrice belga Marguerite Yourcenar nei suoi commenti alle poesie dell’autore greco, Konstantinos Kavafis esplora il rapporto con la memoria seguendo l’esempio di Proust, Pirandello, Rilke, Gide, ma fornendo una chiave di lettura diversa da tutti costoro, usando il ricordo soltanto dopo averlo meditato e “raffreddato” per estrarne simboli e metafore.

Leggendo i versi di “Sulla nave”, ci accorgiamo che dalla poesia non affiora nessuna immagine, nessuno schizzo ben definito, nessun dettaglio di un volto che è rimasto inciso nel cuore dell’autore. Non sappiamo nulla, se non che si tratta di un viso incantevole, che ritornando nella mente dell’io lirico appare ancor più bello dello schizzo contemplato e, probabilmente, della stessa realtà ormai trascorsa.

Il ricordo, che nella poesia “Sulla nave” viene veicolato direttamente dal volto impresso su carta, si fa strumento di riflessione ed esprime la caducità della realtà, costantemente filtrata dai nostri sensi fragili e fallaci. Il vero rimane ad abitare la dimensione della memoria, l’unica sinceramente reale secondo Konstantinos Kavafis.

“Sulla nave” di Konstantinos Kavafis

“Gli somiglia, in effetti, questo piccolo
schizzo, abbozzato a matita.

Fatto in fretta, sul ponte della nave:
un pomeriggio incantevole.
Lo Ionio tutto intorno a noi.

Gli assomiglia. Eppure lo ricordo più bello.
Fino allo struggimento era bello
e questo illuminava la sua espressione.
Più bello mi ritorna in mente
ora che la mia anima lo richiama dal tempo.

Dal tempo. E tutte queste cose sono molto vecchie:
lo schizzo, la nave, il pomeriggio”.

Konstantinos Kavafis

Konstantinos Petrou Kavafis nasce ad Alessandria d’Egitto il 29 aprile 1863 da genitori greci originari di Istanbul. Il padre è un ricco commerciante che non fa mancare nulla alla famiglia ma, purtroppo, muore inaspettatamente nel 1870, quando l’autore di “Sulla nave” è ancora solo un bambino.

A seguito dell’evento luttuoso, la famiglia è costretta a trasferirsi nel Regno Unito, prima a Liverpool e poi a Londra. L’ennesimo trasferimento avviene nel 1879, quando Konstantinos ritorna ad Alessandria d’Egitto. Pochi anni dopo, la famiglia è obbligata a lasciare Alessandria per rifugiarsi in un luogo più sicuro: le rivolte nazionaliste del 1885, infatti, infuriano e preoccupano tutti.

Konstantinos Kavafis si trasferisce perciò per un breve periodo a Istanbul, ma ben presto rientra nella sua città natale, dove rimane per tutta la vita. Ad Alessandria, Konstantinos scrive ininterrottamente e sperimenta diverse professioni: fa il giornalista, poi diventa agente di Borsa, e infine ottiene un incarico al Ministero egiziano dei lavori pubblici, dove esercita la professione di interprete.

Fra il 1891 e il 1904, Konstantinos Kavafis scrive e pubblica molte poesie, che nell’immediato non lo rendono celebre, ma che concorreranno a farlo divenire uno fra i poeti greci più conosciuti e amati dal grande pubblico – greco e non – dopo la sua morte, avvenuta il 29 aprile 1933 – nel giorno esatto del suo settantesimo compleanno – a seguito di un tumore alla laringe.

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