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Nevicata di Giovanni Pascoli metafora dello scorrere della vita

Scopri la bellezza della poesia Nevicata (Gennaio) di Giovanni Pascoli, un'immagine metaforica sulla fugacità della vita

Nevicata di Giovanni Pascoli è una poesia pubblicata nel 1894, che fa parte della terza edizione della raccolta Miricae. Nevicata è il XV componimento della sezione Tristezze di Miricaee rappresenta la metafora della transitorietà della vita e dell’esistenza.

La poesia è anche citata spesso con il nome di Gennaio. Ma, il titolo della poesia originale è appunto Nevicata

Giovanni Pascoli in questa poesia si serve del mese di gennaio, il momento in cui l’inverno si rivela nella sua rigidità più feroce, per rappresentare latita la fragilità degli esseri umani. Siamo tutti inerti di fronte al bianco calare della neve. 

Possiamo solo subire la natura che con inesorabile forza gela ogni cosa. 

La poesia dà voce all’esistenza che guarda alla morte. L’inverno è la metafora della fine della vita. Il paesaggio decade offrendo l’immagine stessa degli esseri viventi che viaggiano verso il tramonto.

Nevicata di Giovanni Pascoli

Nevica: l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade del bianco con un tonfo lieve.

E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera:
passano bimbi: un balbettio di pianto;
passa una madre: passa una preghiera.

La visione di gennaio sul senso della vita

Giovanni Pascoli si serve del paesaggio tipico di un giorno di gennaio per offrire un’immagine della caducità della vita umana. 

Lo sguardo è quello tipico del “fanciullino” poetico di Pascoli, in cui ogni persona ha la capacità di meravigliarsi di fronte alle piccole cose, come avviene nell’infanzia. La natura fa da tramite a questa visione e interpretazione.

La poetica di Giovanni Pascoli è sempre mossa da questa forza interiore, che nella sua semplicità riesce a trasferire la grandezza dell’osservazione innocente tipica dei fanciulli. 

È un viaggio nel proprio Io, nella propria anima, nei propri ricordi alla ricerca di quell’innocenza e del candore che possono permettere di leggere la vita in modo oggettivo, senza condizioni.

Il significato della poesia

La poesia di Giovanni Pascoli si compone di due quartine di endecasillabi in rima alternata. 

L’atmosfera tipica di una simbolica giornata di gennaio stimola l’autore ad una riflessione sublime sull’esistenza.

Nevica: l’aria brulica di bianco;
la terra è bianca; neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco:
cade del bianco con un tonfo lieve.

Gli effetti di una nevicata, di una tipica giornata invernale, offrono nella prima parte della poesia un momento di armonia. La suggestione placida della neve che cade sfiorando gli alberi e toccando il suolo. 

La neve, il gelo, il bianco avvolgono ogni cosa. Tutto sembra immobile, in pace, in equilibrio.

Ma, nella seconda quartina etra il vento e la bufera, la riflessione profonda dell’autore che abbandono la purezza del fanciullino, per dare senso al fatto che la vita sfugge veloce verso la fine. 

E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera:
passano bimbi: un balbettio di pianto;
passa una madre: passa una preghiera.

Il passaggio delle figure umane attraverso la furia del vento invernale sembrerebbe una metafora del transito dell’uomo attraverso l’esistenza sino ad arrivare all’epilogo inevitabile della morte, cui rimandano per l’appunto i pianti e le preghiere.

Il colore bianco dunque non rimanda più al candore della neve che cade, ma all’annullamento che comporta la fine dell’esistenza.

La grandezza assoluta della poesia emerge con evidenza attraverso questa immagine. Il fluire inesorabile della vita verso la fine della vita. Il passaggio che tutti gli esseri viventi sono destinati a realizzare prende forma attraverso l’immagine di una nevicata e al freddo gelido del mese di gennaio.

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