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Etty Hillesum, la scrittrice ebrea olandese vittima dell’Olocausto

Condividi la forza spirituale di Etty Hillesum, la scrittrice che rinunciò a salvarsi per non abbandonare il suo popolo e la sua terra.

Etty Hillesum nacque il 15 gennaio 1914 a Middelburg, in Olanda, da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica. Una grande donna, come lo è stata Anna Frank, non sempre al centro dell’interesse mediatico, ma che merita di essere ricordata. Il suo diario, formato da undici quaderni fitti fitti, di cui uno è andato smarrito, rappresenta una testimonianza della dura repressione nazista nei riguardi del popolo ebraico. Una testimonianza da rileggere sempre, soprattutto in occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio.

Etty Hillesum aveva 27 anni quando iniziò a scrivere ad Amsterdam il suo Diario e 29 quando fu uccisa ad Auschwitz nel novembre 1943, dove persero la vita anche i genitori e un fratello.

Prima della sua partenza per il campo di transito nazista di Westerbork, nel nord est dell’Olanda, Etty consegnò i diari all’amica Maria Tuinzing. Le chiese di portarli allo scrittore Klaas Smelik, nel caso in cui lei non avesse fatto ritorno, con la preghiera di curarne la pubblicazione.

Il Diario di Etty Hillesum

Diario Etty Hillesum

E’ possibile leggere l’edizione integrale del Diario di Etty Hillesum nel libro pubblicato di Adephi. come si legge dalla sinossi “all’inizio di questo Diario, Etty è una giovane donna di Amsterdam, intensa e passionale. Legge Rilke, Dostoevskij, Jung.”

È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, e talvolta ne parla. Poi, a poco a poco, la realtà della persecuzione comincia a infiltrarsi fra le righe del diario. Etty registra le voci su amici scomparsi nei campi di concentramento, uccisi o imprigionati. Un giorno, davanti a un gruppo sparuto di alberi, trova il cartello: «Vietato agli ebrei».

Un altro giorno, certi negozi vengono proibiti agli ebrei. Un altro giorno, gli ebrei non possono più usare la bicicletta. Etty annota: «La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare».

Etty Hillesum, Le Lettere 

Lettere di Etty Hillesum che lascia senza parole e che riesce a trasferire la grandezza di questa donna è Lettere (Adelphi, 2013), scritte in gran parte dal lager di Westerbork.

Etty andò di sua spontanea volontà, per portare soccorso e amore agli internati, e per «aiutare Dio» a non morire in loro, ci permette di udire la sua voce fino all’ul­timo, fino alla cartolina gettata dal vagone merci che la conduce ad Auschwitz.

«Ab­biamo lasciato il campo cantando».

A Wes­terbork Etty vive «l’inferno degli altri», senza «illusioni eroiche», recando parole vere là dove il linguaggio è degradato a gergo, là dove i fossati del rancore dividono gli stessi prigionieri, contrapponendo ebrei olandesi a ebrei tedeschi.

La resistenza al male si compie in lei attraverso l’amicizia – nata nel campo o mantenuta viva con chi è rimasto libero e manda viveri e lettere –, attraverso la fede e grazie ai libri (come le poesie di Rilke) e alla natura: anche sopra le baracche corrono le nuvole e volano i gabbiani e brilla l’Orsa Maggiore.

Per scrivere la storia del lager ci sarebbe voluto un poeta, non bastava la nuda cronaca, aveva detto un giorno un internato a Etty. Non sapeva che quel poema stava già prendendo forma, lettera dopo lettera. E che, da quel fazzoletto di brughiera recintata e battuta da turbini di sabbia, sarebbe giunto fi­no a noi rompendo un silenzio di decenni.

Etty Hillesum, nel pieno dell’orrore respinge l’odio

hetty hillesum

Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell’anima. Non pensa un solo momento, anche se ne avrebbe l’occasione, a salvarsi. Pensa a come potrà essere d’aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il «destino di massa» della morte amministrata dalle autorità tedesche.

Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, Etty esalta persino in quel «pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato» la sua capacità di essere un «cuore pensante».

Se la tecnica nazista consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento fisico e psichico delle vittime, si può dire che su Etty abbia provocato l’effetto contrario. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature.

Anche nel pieno dell’orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più «inospitale». La disposizione che ha Etty ad amare è invincibile. Sul diario aveva annotato: «“Temprato”: distinguerlo da “indurito”». E proprio la sua vita sta a mostrare quella differenza.

Etty Hillesum, una scrittrice che sembra raccontare il presente

I suoi scritti sono di straordinaria attualità, che ci fanno conoscere una giovane donna fragile e forte, spirituale e fortemente attaccata alla sua gente e alla sua terra.

Etty Hillesum amava la vita e anticipa modi di essere e stili di vita che ancor oggi ci stupiscono. In ogni passo dei suoi scritti emerge una speranza e un ottimismo coinvolgente, anche nei momenti più dolorosi e di solitudine.

“È un periodo troppo duro per persone fragili come me. So che seguirà un periodo di umanesimo. Vorrei tanto poter trasmettere ai tempi futuri tutta l’umanità che conservo in me stessa, malgrado le mie esperienze quotidiane. L’unico modo che abbiamo di preparare questi tempi nuovi è di prepararli fin d’ora in noi stessi. In qualche modo mi sento leggera, senza alcuna amarezza e con tanta forza e amore. Vorrei tanto vivere per aiutare a preparare questi tempi nuovi: verranno di certo, non sento forse che stanno crescendo in me, ogni giorno?”

(20 luglio 1942)

Etty, un esempio per tutti noi

Colpisce leggere il diario della scrittrice olandese e guardare a come oggi molte persone reagiscono al periodo che stiamo vivendo. L’umanità di Etty dovrebbe fare da insegnamento. Non c’è mai odio nelle sue parole. C’è rispetto per sé stessa e per l’umanità. C’è amore per la sua gente e spera che anche un solo tedesco possa opporsi alla barbarie. 

Non si piega mai, ma non c’è offesa nelle sue parole. Non c’è insulto gratuito. C’è amore immenso. Dovremmo tutti imparare da lei. Dovrebbe diventare e fare da manifesto a come ci si comporta anche quando tutto sembra un inferno. 

Etty Hillesum, Il gelsomino e la pozzanghera

Possiamo scoprire il pensiero e la resistenza esistenziale di Etty Hillesum, nel libro Il gelsomino e la pozzanghera (a cura di B. Iacopini), pubblicato nel 2018 dall’edizioni Le Lettere.

 

Il gelsomino e la pozzanghera, con una scelta di brani dal Diario e dalle Lettere, guida il lettore attraverso le varie tappe della crescita spirituale di Etty, dalla caotica infelicità iniziale fino alla scelta di farsi mandare nel campo nazista di Westerbork per condividere la sorte del suo popolo e provare ad inaugurare un nuovo umanesimo.

Etty Hillesum, racconta l’inferno della Shoah

La voce dell’ebrea olandese Etty Hillesum è una delle più originali e potenti tra quelle che si sono levate dall’inferno della Shoah. Proprio negli anni dell’occupazione nazista in Olanda, Etty scoprì Dio nella dimensione più profonda di sé, fuori da ogni alveo confessionale , grazie alla guida di un estroso e carismatico psicoterapeuta.

Nel repentino cammino intrapreso seppe guadagnare una profonda pace interiore e una capacità di amare così vasta da permetterle di affrontare la tempesta delle persecuzioni con raro coraggio.

«Se un uomo delle SS dovesse prendermi a calci fino alla morte, io alzerei ancora gli occhi per guardarlo in viso, e mi chiederei, con un’espressione di sbalordimento misto a paura, e per puro interesse nei confronti dell’umanità: Mio Dio, ragazzo, che cosa mai ti è capitato nella vita di tanto terribile da spingerti a simili azioni?».

Un video con l’estratto del Diario

Questa è la storia di Etti Hillesum, che noi vogliamo ricordare. Grazie Etty.

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