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Il corretto uso dei verbi intransitivi nella lingua italiana

Dopo il dibattito legato a "scendi il cane" o "esci la sedia" abbiamo trovato sul sito della Crusca la corretta spiegazione circa il corretto uso di verbi intransitivi in forma transitiva

MILANO – Ha creato forte dibattito, e relative false interpretazioni, alla diatriba legata all’uso delle espressioni “esci la sedia” o “scendi il cane”. Dopo le spiegazioni di Claudio Marazzini, il presidente dell’Accademia della Crusca che ha sottolineato come gli accademici non abbiano mai affermato che l’utilizzo di espressioni come “scendi il cane” sia corretto, sempre attraverso la Crusca vogliamo analizzare se e quando è corretto l’uso di alcuni verbi intransitivi come uscireentraresalirescendere in forma transitiva.

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L’uso transitivo dei verbi

Matilde Paoli, della redazione Consulenza linguistica della Crusca, affronta la questione sul corretto uso dei verbi transitivi. Si nota come esista un quartetto di verbi di movimento, costituito da due coppie di opposti, uscire/entrare e salire/scendere con il significato di “far uscire/entrare, portar fuori o dentro”, “far salire/scendere, portar su o giù”. I membri della seconda coppia, nel significato di “percorrere in salita” e “percorrere verso il basso” hanno anche un uso transitivo: si possono salire le scale o il versante di una collina e scendere i gradini un pendio. L’uso transitivo dei verbi in questione è registrato in alcuni dizionari di lingua: il ZINGARELLI 2016 registra come meridionalismi scendere e uscire, ma non entrare e salire, naturalmente nei sensi che qui si trattano. Il Vocabolario Treccani online fa la stessa cosa, ma glossa scendere e uscire genericamente come regionalismi.

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I vantaggi “economici”

L’interesse per questo fenomeno si configura quindi come una contrapposizione tra nord e sud. Secondo i lessicografi contemporanei, per quanto di impiego tanto rilevante da essere registrato, nessuno di questi usi viene “promosso” al livello della lingua comune. L’uso di questi verbi in forma transitiva sarebbe “economicamente vantaggioso”, visto che in italiano comune e colloquiale le frasi equivalenti sono tirare la carne o il burro fuori dal frigo la lingua dalla boccametter fuori la zampa dalla gabbiaportar fuori il cane e dentro i cusciniportare o tirare su il pacco e giù le valigie.

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Le conclusioni

Nella conclusione, Matilde Paoli chiarisce cosa impedisce al fenomeno di essere accolto nell’italiano comune. Secondo la redattrice, il verbo “uscire” è  l’oggetto della diffusione virale in rete, probabilmente perché se ne avverte, in questo accomunato al suo opposto, il grado maggiore di contravvenzione alla norma. Inoltre, entrare e uscire trovano più resistenza a essere accolti nella lessicografia rispetto a scendere, attestato invece in tutti i dizionari considerati e, con salire, considerato anche popolare, ossia slegato dalla dimensione territoriale. Questi due ultimi verbi ammettono anche in lingua la possibilità di un uso transitivo e quindi, mentre uscire ed entrare prevedono tassativamente l’ausiliare essere, richiedono l’ausiliare averesono salito da te e sono sceso all’alba, ma anche ho salito la gradinata e ho sceso le scaleSalire e scendere in sostanza avrebbero già in lingua pronto il costrutto in cui accogliere l’eventuale passaggio successivo; uscire ed entrare no. In conclusione, dalla Crusca sottolineano come l’uso del verbo uscire non vada usato in modo transitivo a livello di lingua. Conclude Matilde Paoli con un consiglio: “proponiamo però, al solo prezzo dell’uso di una preposizione, di cominciare a uscire con il cane: dopo tutto è un amico.”

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