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Lo scrittore britannico Jonathan Coe inaugura Bookcity

Il celebre scrittore britannico è stato intervistato dal vicedirettore vicario del Corriere della Sera Barbara Stefanelli in merito al suo ultimo libro "Middle England", il primo "post-Brexit"

MILANO – Con la consegna delle chiavi della città di Milano da parte del sindaco Giuseppe Sala allo scrittore britannico Jonathan Coe inizia l’edizione 2018 di Bookcity. In un Teatro Dal Verme gremito in ogni ordine di posto, Coe è stato intervistato dal vicedirettore vicario del Corriere della Sera Barbara Stefanelli in merito al suo ultimo libro “Middle England“, il primo “post-Brexit” di quello che è ritenuto uno dei più importanti scrittori contemporanei.

L’omaggio

Prologo di Bookcity sono stati il recital di Paolo Jannacci al pianoforte e l’omaggio video a due grandi editori scomparsi negli ultimi mesi: Inge Feltrinelli, assidua frequentatrice della rassegna milanese alla quale la platea ha dedicato un forte e sentito applauso, e Cesare De Michelis, presidente di Marsilio. Segue la consegna delle chiavi della città a Jonathan Coe “per aver saputo raccontare le trasformazioni della società britannica degli ultimi anni”.

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Middle England

Inizia quindi il dibattito moderato dalla Stefanelli con Jonathan Coe, incentrato sulla “Middle England” raccontata dallo scrittore britannico “Middle England è quell’area che sta nel centro del Paese, ma indica anche la classe media. Penso che la Gran Bretagna abbia molti seri problemi che non saranno risolti dal fatto di lasciare l’Europa. Un grande errore, secondo me, pensare che tutto sia risolvibile solamente lasciando l’Europa”. Impossibile non fare riferimento all’attualità, con il primo ministro britannico Theresa May che non ha rassegnato le sue dimissioni dopo “il terremoto” che ha portato alle dimissioni di alcuni ministri del suo governo, dichiarando che l’accordo con l’Europa era l’unico accordo possibile per la Gran Bretagna. Jonathan Coe torna sul referendum che ha sancito la Brexit nel 2016, e sottolinea come il problema di restare o no in Europa non fosse prioritario per i suoi concittadini, che c’è stata molta confusione e che il “no” fosse solo “un voto di protesta contro il malcontento dei cittadini britannici”.

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