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“Aladino. Lamento per mio figlio morto”, poesia in memoria delle Fosse Ardeatine

In occasione dell'80° anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine leggiamo la poesia "Aladino. Lamento per mio figlio morto" di Corrado Govoni.

Aladino. Lamento per mio figlio morto di Corrado Govoni è una poesia che condividiamo per ricordare l’80° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. 

La poesia fu scritta da Corrado Govoni per la morte del figlio, militante della Resistenza rimasto vittima proprio il 24 marzo 1944, nel massacro delle Fosse Ardeatine.

Aladino Govoni era laureato in scienze economiche e commerciali. Durante la seconda guerra mondiale ricopre il grado di capitano nel primo reggimento granatieri a Roma dopo il ritorno dai Balcani.

Scelse la via della clandestinità, militando nel gruppo Bandiera Rossa, diventando subito un efficiente comandante di spedizioni militari contro i nazifascisti. Gli fu conferita la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. 

Aladino. Lamento per mio figlio morto fa parte della breve raccoltasi poesie che prende proprio il titolo di Aladino (Mondadori, 1946)

E’ una poesia di forte tensione espressionistica. C’è lo strazio di un padre che ha perso il figlio, letteralmente massacrato dalla barbarie nazista.

Aladino. Lamento per mio figlio morto di Corrado Govoni

Quanto poté durare il tuo martirio
nelle sinistre Fosse Ardeatine
per mano del carnefice tedesco
ubriaco di ferocia e di viltà?
Come il lungo calvario di Gesù
seviziato, deriso e sputacchiato
nel suo ansante sudor di sangue e d’anima
fosse durato, o un’ora o un sol minuto;
fu un tale peso pel tuo cuore umano,
che avrai sofferto, o figlio, e conosciuto
tutto il dolor del mondo in quel minuto.

Tutta la sofferenza di un padre per la morte del figlio

Aladino. Lamento per mio figlio morto è una poesia di forte tensione espressionistica. C’è lo strazio di un padre che ha perso il figlio, letteralmente massacrato dalla barbarie nazista.

In modo diretto e chiaro, Corrado Govoni si interroga sul tempo del martirio vissuto dal figlio. Come racconta la cronaca per molte vittime possiamo parlare di un vera e propria tortura. 

Il poeta assimila il dolore del figlio al calvario di Gesù Cristo. Govoni indica i tedeschi rei del massacro come feroci e vigliacchi. Non è in nessun modo giustificabile cosa quei barbari hanno commesso il 24 marzo del 1944 a Roma. 

Ogni istante dall’arresto alla carneficina ogni forma di violenza fu perpetrata alle povere vittime. Corrado Govoni non può i9n nessuno modo accettare il dolore provato dal figlio. 

Qualsiasi sia stato il tempo del supplizio, avverte che il figlio ha vissuto “tutto il dolor del mondo”. Corrado Govoni parla el figlio, ma la sofferenza vissuta da Aladino è stata la stessa di tutte le 355 vittime cadute quel giorno a Roma. 

L’Eccidio delle Fosse Ardeatine

Quest’anno ricorre l’80° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Quel 24 marzo 1944 furono uccisi a Roma 335 persone tra civili e militari italiani.

Erano prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni, trucidati a Roma il 24 marzo 1944 dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l’attentato partigiano di via Rasella, compiuto il 23 marzo da membri dei GAP romani.

L’attentato partigiano aveva causato la morte di 33 soldati del reggimento “Bozen” appartenente alla Ordnungspolizei, la polizia tedesca. 

Per la sua efferatezza, l’alto numero di vittime e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, l’eccidio delle Fosse Ardeatine divenne l’evento-simbolo della durezza dell’occupazione tedesca di Roma.

Fu anche la maggiore strage di ebrei compiuta sul territorio italiano durante l’Olocausto. Possiamo dire che almeno 75 delle vittime erano in stato di arresto per motivi razziali.

Le Fosse Ardeatine, antiche cave di pozzolana situate nei pressi della via Ardeatina, furono scelte quale luogo dell’esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi.

Nel dopoguerra sono state trasformate in un sacrario-monumento nazionale. Sono oggi visitabili e sono luogo di cerimonie pubbliche in memoria.

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