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Perché l’America latina è una terra capace di ispirare uno scrittore

Ce lo spiega lo scrittore, viaggiatore e geografo Gianni Morelli, autore del libro "Rosso Avana", un libro in cui si mescola leggerezza e profondità, realismo e poesia dentro una scrittura ricca e ironica

MILANO – La terra promessa per uno scrittore di storie, luoghi dove tutto può accadere. Definisce così l’America Latina lo scrittore, viaggiatore e geografo Gianni Morelli, autore del libro “Rosso Avana“, un libro in cui si mescola leggerezza e profondità, realismo e poesia dentro una scrittura ricca e ironica che strappa più di un sorriso. Ci spiega meglio la trama del libro e la magia di queste terre lo stesso autore in questa intervista.

 

Come nasce la trama del libro “Rosso Avana”?

Nasce negli Anni Ottanta da lunghi soggiorni a Cuba (all’epoca stavo preparando per la collana Clup la guida su Cuba, la prima in Europa). Nasce da lunghe chiacchierate, rigorosamente accompagnate da mojitos, birra e picadillo; nasce dai racconti o da semplici battute di amici o di conoscenze occasionali: tutti testimoni diretti che erano presenti all’Avana nei giorni descritti nel romanzo.

Perché la scelta dell’Avana e di questo particolare periodo storico?

Negli anni Quaranta la storia dell’Avana prende una strada diversa rispetto alle altre grandi città del mondo. Si gioca nei Casinò e all’ippodromo, si beve rum in eleganti bar tropicali, nei cabaret impazzano le ballerine creole e il chachacha. Metà dell’Avana si riempie di hotel di lusso e postriboli gestiti da Cosa Nostra. L’altra metà è in mano alle multinazionali nordamericane, che la usano come test dei loro prodotti di punta sui consumatori latinoamericani. Per darne un’idea, all’Avana erano già in vendita i primi televisori a colori quando ancora in Italia c’era a malapena l’intervallo con le pecore in bianco e nero. Il periodo: Rosso Avana si svolge nelle ultime tre settimane del 1958. A Cuba sta per cambiare tutto, anche se molti si ostinano a non accettare l’idea: è chiaramente uno scenario perfetto per storie nelle quali l’ambiguità e il travestimento sono protagoniste.

Quanto c’è di tratto dalla realtà e quanto c’è di fantasia all’interno di questo romanzo?

La ricostruzione storica è stata molto apprezzata anche a Cuba dove abbiamo presentato il libro nel corso della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo nell’Ottobre 2016, con il patrocinio del Ministero degli Esteri e con la presenza di numerosi intellettuali cubani. Ora Rosso Avana è in corso di traduzione e uscirà in spagnolo a Cuba nel 2018. Quanto ai personaggi, mentre Alicia (un’invenzione) rappresenta la classica ragazza forte e fragile insieme, che non si arrende mai, il Principe di Costantinopoli, che sembra la figura più improbabile, è invece molto più vicino alla cronaca habanera e,  inaspettatamente, a quella italiana dell’epoca. Non è un vero e proprio personaggio reale, ma deriva da quella cronaca.

Non è il primo romanzo che scrivi ambientato in America latina. Cosa ti affascina di questi posti? Cosa li rende fonte d’ispirazione unica per un autore?

Certamente molto dipende dalla conoscenza di questi luoghi che, per il mio lavoro (la scrittura di viaggio e la geografia), frequento dalla fine degli Anni Settanta. Questi viaggi hanno sedimentato un feeling fatto anche della conoscenza della lingua e dello studio delle culture ispanoamericane. La ciliegina sulla torta, il plus, per me deriva però dall’incontro tra le tre anime del continente: indigena, spagnola e africana. Ciascuna a suo modo, e ciascuna nella sua storia, non ha avuto paura di sognare, di credere all’incredibile, di entrare nella dimensione surreale. La loro fusione – silenziosa, violenta, perseguita, combattuta – nei modi e nelle forme più diverse, ha comunque prodotto un luogo sospeso, dove tutto può accadere. Come dire la terra promessa per uno scrittore di storie. Infatti la prossima si svolgerà in Messico, a chiudere il trittico dei paesi che più amo.

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