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Picasso e Dora Maar, quando l’amore è morboso

Picasso e Dora Maar, l'amore morboso. Una straordinaria artista socialmente e politicamente impegnata vissuta all'ombra del celebre pittore

Vi raccontiamo la storia d’amore tra il pittore Pablo Picasso e Dora Maar. Henriette Theodora Markovitch, meglio nota come Dora Maar (Parigi, 1907-1997), nell’immaginario e nel ricordo dei posteri è stata soprattutto l’amante e la musa di Pablo Picasso. Dora Maar non fu solo questo, fu molto di più. Una straordinaria artista, una fotografa e modella di successo, socialmente e politicamente impegnata. Una donna che poteva essere molto di più di quello che fu se solo non si fosse smarrita nel labirinto cubo-surrealista di Picasso.

L’incontro

Galeotto fu il caffè consumato a pochi tavoli di distanza a Parigi. La Maar, seduta da sola colpiva con un coltellino lo spazio tra un dito e l’altro della mano, inguantata di bianco, non fermandosi se si feriva. Li presentò il famoso poeta Paul Éluard, che accompagnava Picasso. Il pittore si fece dare i suoi guanti insanguinati e li espose su una mensola del suo appartamento.

Il labirinto cubista

“Le donne sono macchine costruite per soffrire” questa la legge del gineceo dell’artista. Libertino, infedele, amava le situazioni complicate e rischiose, come fare incontrare le sue amanti, e infatti il pittore spagnolo ricordava come uno dei giorni più belli della sua vita la rissa fra Dora e Marie-Thérèse Walter, madre della figlia Maya. L’ex moglie si impiccò, un’altra amante Jacqueline Roque si sparò alla tempia, Dora impazzì.

Il gineceo surrealista

La loro relazione durò quasi 9 anni e come era già accaduto nelle precedenti storie, fu lui a lasciare la donna, che nel frattempo, nel 1943 aveva incontrato la giovanissima Françoise Gilot. Dalla maledizione di Picasso fu lei l’ultima a salvarsi, a lasciarlo. Dora era troppo fragile, troppo presa dal genio maudit. Picasso non voleva lasciare la moglie, Marie-Thérèse Walter, e poi arrivò la Gilot a fargli girare la testa. La Maar era provata da quei ménage, di elemosinare insieme altre donne le attenzioni del “grande artista”.

«Sacrificata al minotauro»

«Come artista sarai meraviglioso, ma moralmente non vali niente. Non hai mai amato nella vita, non ne sei capace», gli disse lei. Ai posteri l’ardua sentenza. Nel 1945 le prime crisi di nervi, gli elettrochoc e Lacan, psicanalista e guida spirituale di lei ma anche di Picasso. Dora depressa si condannò all’auto-reclusione fino alla morte rinunciando a diventare pienamente la grande artista che era destinata ad essere. Vittima del suo stesso amore dichiarò: «Solo io so quello che lui è… è uno strumento di morte… non è un uomo, è una malattia»Più che novantenne si spense a Parigi e i giornali titolarono: «Sacrificata al Minotauro».

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