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“Ricostruiremo la nostra vita e non ci sarà gioia più grande”, la lettera di Enrica Filippini-Lera

La lettera scritta da Anna Enrica Filippini-Lera dopo la liberazione può rappresentare uno sprone a reagire di fronte alle difficoltà dei tempi che stiamo vivendo

“Tanto ci sarà da lavorare in Italia, ma non ci sgomenta. Lavoreremo e ricostruiremo la nostra vita e non ci sarà gioia più grande. Siamo giovani e l’entusiasmo non ci manca”. E’ parte del contenuto della lettera scritta da Anna Enrica Filippini-Lera, donna  protagonista della lotta di Liberazione a Roma. Nata nel 1914, Anna Enrica  fu deportata in Germania, nel carcere femminile di Aichach, in Alta Baviera, e liberata dagli americani il 5 maggio 1945. Scrisse al padre dopo la liberazione una lettera, i cui contenuti sono oggi molto attuali. Rileggerla può rappresentare uno sprone a reagire di fronte alle difficoltà dei tempi che stiamo vivendo: anche in quel caso, infatti, l’Italia si stava rialzando da un momento di difficoltà. Ecco alcuni estratti della lettera, tratta dal libro “Possa il mio sangue servire. Uomini e donne della resistenza” di Aldo Cazzullo.

La lettera

Babbino caro,

quante cose vorrei dirti, sono ancora così stordita dagli avvenimenti che tutto mi sembra un sogno. Il 29 aprile le truppe americane sono entrate in Aichach, dove si trova il nostro carcere, e noi siamo state liberate. […] È una grande famiglia e ci amiamo come sorelle. Puoi immaginare come siamo felici, dopo tante giornate dure.

Babbino mio tanto caro, presto ci riabbracceremo e mi sembra un sogno. Il pensiero vostro e della nostra Italia non mi ha mai abbandonato un istante. Non essere in pensiero per me: ho superato la prova del carcere brillantemente, il fisico è buono e il morale è altissimo. Abbiamo sofferto tanta fame, ma ora abbiamo più del necessario, e poi di fronte a tanta sofferenza la mia piccola diventa ben poca.

[…]

Sapessi come ora per ora, minuto per minuto il mio cuore era sempre accanto a voi e accanto a voi avrei voluto vivere i momenti duri di lotta e di sacrificio, accanto a voi vivere le ore indimenticabili della liberazione. Ma presto ritorneremo e potrò riprendere il mio lavoro. Tanto ci sarà da lavorare in Italia, ma non ci sgomenta. Lavoreremo e ricostruiremo la nostra vita e non ci sarà gioia più grande. Siamo giovani e l’entusiasmo non ci manca.

Vedi, anche nei momenti più tristi in carcere la serenità e la fede, una grande fede nell’avvenire non mi hanno mai abbandonata ed ora al pensiero di essere presto tra voi, carissimi, alla fede si unisce la gioia e la certezza di giorni luminosi che ci attendono.

[…] presto ci riabbracceremo e giorni luminosi e belli ci attendono.

Ti abbraccio forte forte e ti bacio.

Enrica

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