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Maria Grazia Cutuli, buon compleanno all’inviata uccisa in Afghanistan

Oggi è l'anniversario della nascita di Maria Grazia Cutuli, giornalista inviata del Corriere della Sera che vogliamo ricordare.

 Maria Grazia Cutuli, giornalista inviata del Corriere della Sera, oggi avrebbe compiuto 60 anni. Era nata a Catania il 26 ottobre 1962. Purtroppo, oggi non può festeggiare con la sua famiglia, i suoi cari, i suoi affetti il compleanno, ma noi vogliamo comunque ricordare questa meravigliosa donna.

Maria Grazia è stata uccisa in Afghanistan il 19 novembre 2001. Aveva 39 anni. Una banda di assassini quel maledetto giorno bloccarono il convoglio con venti giornalisti che viaggiavano da Jalalabad verso Kabul, la capitale afghana. Mancavano tre ore di macchina da Kabul e i giornalisti si trovavano a Surobi, a circa 70 chilometri a est della capitale afghana. Gli uomini armati uccisero a colpi di kalashnikov Maria Grazia Cutuli, lo spagnolo Julio Fuentes, l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari, entrambi corrispondenti della Reuters, rubando loro anche gli effetti personali.

Lo stesso giorno, il Corriere della Sera pubblicò il suo ultimo articolo.

Il pezzo riguardava la scoperta di un deposito di gas nervino nella base di Osama bin Laden. La salma fu poi trasportata in Italia da un aereo del governo, mentre l’autopsia rivelò che ad uccidere la donna furono dei colpi d’arma da fuoco alla schiena. Il funerale si svolse a Catania il 24 novembre, con il corpo che venne poi sepolto nel cimitero di Santa Venerina, cittadina etnea in provincia di Catania.

Il racconto di Ashuqullah, l’autista che accompagnava Maria Grazia Cutuli e Julio Fuentes.

 Durante il viaggio l’atmosfera è rilassata. Julio dormicchia. Maria fuma e mangia pistacchi. Ci fermiamo solo una volta: lei fotografa i cammelli. Ci sono altre auto di giornalisti davanti e dietro. Ma non è una colonna organizzata, ognuno va alla velocità che preferisce. Viaggiamo circa a quaranta chilometri all’ora nella zona di Surobi. Alle 11.30, veniamo fermati da otto uomini armati. Prima sparano a Julio dal davanti, non una raffica, ma colpi singoli. Poi a Maria Grazia, infine sparano in tanti, almeno quattro mitra contro tutti.

La giornalista e inviata Maria Grazia Cutuli

Maria Grazia Cutuli credeva nel giornalismo, quello più difficile, quello che racconta le storie senza filtri, onesto e indipendente. E se non poteva partire per conto del giornale, usava le sue ferie per andare a cercare storie che sapeva sarebbe riuscita a far pubblicare.

La sua carriera di giornalista è iniziata nel 1986, collaborando con La Sicilia, principale quotidiano della Sicilia orientale, e presso l’emittente televisiva catanese Telecolor, dove conduceva l’edizione serale del telegiornale.
 
Trasferitasi poi a Milano, ha collaborato con la rivista Marie Claire. Ha anche ottenuto contratti a termine dal mensile Centocose e dal settimanale Epoca. Alla chiusura della storica testata si è trasferita a New York, dove ha frequentato un corso di peace keeping

Maria Grazia Cutuli è stata stata inviata in molte zone di guerra. Nel 1992 era in Cambogia, nel 1995 a Sarajevo, nel 1997 in Albania, nel 1998 in Iraq, nel 1999 a Timor Est. Nel 2001 fu inviata dal Corriere della Sera in Afghanistan. 

Premi e riconoscimenti nel suo nome

Nel nome di Maria Grazia Cutuli sono fiorite tante iniziative legate al giornalismo e alla solidarietà. La Fondazione Cutuli Onlus, con sede a Catania e presieduta dal fratello Mario.

Numerosi premi tra i quali il Premio internazionale di giornalismo organizzato dalla Fondazione in collaborazione con il Comune di Santa Venerina e le università siciliane di Palermo, Catania, Messina, Enna, quello istituito dalla Camera dei Deputati per ricordare il suo impegno professionale e civile e quello di Ilaria Alpi (la giornalista di Rai 3 uccisa a Mogadiscio nel 1994).

Sono nate delle scuole a lei intitolate in Afghanistan, quella di Maimanà, inaugurata nel 2004, e quella di Herat nell’agosto 2010.

Maria Grazia Cutuli, un’attenta osservatrice della società

Città di spie, Kabul, messe alle costole di ogni straniero. Capitale di macerie, di mendicanti che stazionano a ogni incrocio, di bambini laceri e affamati.

Questa era Kabul per Maria Grazia, una donna coraggiosa che raccontava la guerra e le difficoltà di donne, bambini, uomini costretti a convivere con la morte. Per Maria Grazia Cutuli “l’informazione è un’arma contro la guerra”, anche se purtroppo quella guerra l’ha ammazzata.
Ma, la sua era una missione al servizio dei più deboli. Informare può aiutare ad accendere i riflettori e aiutare coloro che se non ci fossero personaggi come Maria Grazia Cutuli, il mondo dimenticherebbe facilmente.
 
Maria Grazia Cutuli non era una fredda cronista di guerre e genocidi, ma una attenta osservatrice delle società e dei costumi. Anche della condizione femminile. Le sue corrispondenze da Kabul, dopo la caduta del regime talebano, restituiscono uno spaccato di vita quotidiana che si sofferma con particolare sensibilità sulle donne afgane.
 
Nascoste, invisibili, assenti: non si vedono donne a Jalalabad. La liberazione della città afghana dai talebani ha portato nelle strade migliaia di miliziani armati, bande ubriache di vittoria, pronte a contendersi il controllo del territorio sino all’ultimo vicolo o all’ultima casa. Non ci sono donne tra chi fa la guerra, gestisce il potere, decide il futuro. In un’intera mattinata, appaiono tra le botteghe del suk solamente tre sagome avvolte dal burqa, dal passo silenzioso e discreto, coperte come sempre dietro la cortina di un poliestere.

Come Maria Grazia Cutuli anche Ilaria Alpi

Prima di Maria Grazia Cutuli, abbiamo assistito ad un’altra morte atroce in Africa, a Mogadiscio. Era il 1994 e nonostante l’esperienza sul campo, anche Ilaria Alpi e Miran Hrovatin trovarono la morte per le strade di Mogadiscio.

Alpi come Cutuli sentiva forte il dovere di informare: «È la storia della mia vita, devo concludere, devo fare, voglio mettere la parola fine», aveva detto al suo collega Calvi mentre cercava di convincerlo a partire. Così decise di affrontare quel settimo viaggio, l’ultimo. Come Ilaria Alpi anche Maria Grazia Cutuli ha mostrato la stessa tenacia per far sapere al Mondo quanto di marcio c’era in Afghanistan.

 

 

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