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Lettera di un maturando ai tempi del Corovirus: “Abbiamo capito cosa significhi perdere qualcosa”

Da soli, senza il tifo di amici e compagni di scuola, con mascherina e a debita distanza di sicurezza, i maturandi si preparano ad affrontare un esame che rimarrà nella storia. Ecco, la lettera di uno di loro

E’ ufficialmente cominciata la maturità 2020, un esame che rimarrà nella storia e nella memoria collettiva. Dopo mesi di isolamento e didattica a distanza, a causa di una pandemia che ha messo in ginocchio gran parte del Pianeta, gli studenti tornano a scuola per affrontare gli esami di stato. Da soli, senza il tifo di amici e compagni di scuola, con mascherina e a debita distanza di sicurezza. Questa sì che è una prova di maturità! Ma alla consapevolezza di essere testimoni di un momento storico, si aggiungono anche dubbi, paura, pensieri e nostalgia verso quel mondo che stanno per abbandonare, senza poterlo salutare. A raccontarci le emozioni di questa particolarissima maturità è Samuele Mastio, uno studente senese della 5E dell’Istituto di Istruzione Superiore Sarrocchi, con una lettera pubblicata su Facebook. 

La lettera di un maturando

Ci sentiamo dire in continuazione di goderci ogni momento che viviamo, perché tutto ciò che abbiamo potrebbe sparire da un momento all’altro. Lo so, sembra una delle solite frasi retoriche e di circostanza dette perché si devono dire e che in realtà sembrano tanto distanti: sì, alla fine, ma perché dovrebbe accadere proprio a noi? Non lo so, ma questo è quello che è successo a noi maturandi al tempo del Covid-19. Quell’ultimo giorno di superiori fatto senza sapere che sarebbe stato tale. Quegli studenti che inconsciamente hanno seguito l’ultima lezione delle superiori e quelli che invece hanno preso appunti per l’ultima volta nella loro vita. Quell’ultimo compito in classe e quell’ultimo voto. Quell’uscita dai cancelli fatta con tanta naturalezza da rimanerci quasi indifferente. Quei cento giorni all’esame, prima rimandati e poi annullati. Quegli ultimi mesi passati in video-chiamata attraverso uno schermo che però non è riuscito a ricreare l’atmosfera che si percepisce all’interno di una classe. Quell’idea di non aver passato questi momenti con i propri amici, a tratti insopportabili, ma parte della nostra quotidianità da cinque anni. Quei saluti, al termine delle video-lezioni un un po’ distanti e molto strani. Quell’incognita dell’esame: sia farà, dove, quando, come…Quella campanella, l’ultimo giorno, che dovrebbe suonare dopo il conto alla rovescia riniziato ormai dieci volte. Quelli che piangono e quelli che ridono perché è anche vero che ad un certo punto non vedi l’ora di andare via. C’è da dire che in questa situazione disastrosa, c’è chi è stato sicuramente peggio di noi e sarebbe ingiusto non ricordarlo. Però, vedendo, oggi, tutte le foto degli studenti degli scorsi anni che festeggiavano, per la fine di quello che è un pezzo di vita, ci fa capire che, per quanto piccolo e irrisorio, qualcosa ci siamo persi!!! Certo, è vero, noi siamo stati fortunati, abbiamo solo l’esame orale. Però non so quanti avrebbero barattato le due prove scritte con gli ultimi tre mesi della quinta, con quella gita e con quell’aereo che non è partito. Con quegli ultimi momenti di spensieratezza prima di un nuovo inizio. Tra venti giorni sarà tutto finito. Tra due mesi tutti inizieranno una nuova vita chi all’università, chi a lavoro e chi alla ricerca della propria strada. A Natale molti non ricorderanno nemmeno tutto l’elenco dei nomi dei propri compagni, ma sono sicuro che tutti avranno capito cosa significhi dover lasciare qualcosa all’improvviso senza poterla più avere.

Un maturando al tempo del Covid-19

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