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Cibo e cinema interpretano la cultura italiana nel volume fotografico ”Hostaria Cinema”

Il cinema è un mondo traboccante di cibo: fotogrammi, sequenze, scene, interi film. Il cibo può essere uno spunto, un tema, uno sfondo, una comparsa o un protagonista assoluto. Nel cinema italiano, la tavola e la cucina occupano da sempre un posto di enorme rilievo perché il cibo...
Giancarlo Rolandi, autore del libro, ci spiega le più significative trasformazioni nella società italiana del dopoguerra lette attraverso una duplice lente d’osservazione: cultura gastronomica e cinema

MILANO – Il cinema è un mondo traboccante di cibo: fotogrammi, sequenze, scene, interi film. Il cibo può essere uno spunto, un tema, uno sfondo, una comparsa o un protagonista assoluto. Nel cinema italiano, la tavola e la cucina occupano da sempre un posto di enorme rilievo perché il cibo, nel nostro paese, è fondamentale. Da qui il connubio cucina e cinema al centro del volume fotografico “Hostaria Cinema”, di Giancarlo Rolandi, che, attraverso i cambiamenti enogastronomici che il cinema testimonia, cerca di leggere la storia e la cultura italiana dal dopoguerra fino alle soglie del nuovo millennio. L’autore, regista di documentari e di cortometraggi oltreché di trailers pubblicitari, ci presenta il libro e riflette sulle principali trasformazioni che il suo lavoro ha messo in luce.

Com’è nata l’idea del volume?
Era una “vecchia” idea a cui pensavo già da tempo. Il libro sintetizza due componenti fondamentali della mia vita: il cinema, che rappresenta la mia professione di regista cinematografico e televisivo, e il cibo, che è per me una dota innata. Ho iniziato a cucinare da bambino, ho sempre coltivato la passione per la gastronomia e i momenti di convivialità, scrivo di enogastronomia su diverse guide di slow food da parecchi anni, ma soprattutto mi piace scoprire sapori, cibi e accostamenti. L’idea di unire cibo e cinema è volta a costruire un ritratto del nostro paese e raccontare il boom economico verificatosi in Italia nel dopoguerra. Questa crescita economica rappresenta una delle trasformazioni più rilevanti che hanno inciso profondamente la nostra storia e si riflette nei cambiamenti sul modo di cucinare e mangiare degli italiani. Ho cercato di leggerla attraverso la lente del proiettore cinematografico, che fino agli anni settanta è stata probabilmente la migliore lente d’osservazione sostituita poi dai pixel.

Com’è strutturato il libro?
Il criterio che ho seguito è molto semplice, in un certo senso l’idea è nata per caso ma dall’altro lato con “segni” precisi. “Hostaria cinema” è composto da 50 capitoli che vanno dal 1948 al 1997. Apre il volume “Ladri di biciclette”, film tragico incentrato sul rapporto tra un padre e un figlio; l’ultimo capitolo che chiude il libro è dedicato al film “La vita è bella”, sempre un racconto di padri e figli ma dove la tragedia può diventare commedia: la guerra si è allontanata ed è ora possibile scherzarci sopra. Ogni capitolo ruota attorno a uno o più film dell’anno in questione, e in ogni pellicola il tema del cibo è presente in modo più o meno manifesto. L’argomento gastronomico, che sia un piatto, un film, una scena, una citazione, diventa così il pretesto per “giocare” con i film e per leggere in filigrana la storia e le trasformazioni del nostro paese.
    
Leggendola attraverso i cambiamenti enogastronomici che il cinema attesta, com’è cambiata la cultura italiana?
Probabilmente oggi è meno facile riconoscere l’appartenenza politica che ha invece attraversato a fondo la cultura italiana fino a qualche anno fa: l’arte in senso lato è stata lungamente orientata a sinistra. Inoltre ho l’impressione che la cultura oggi sia meno affilata, più gelatinosa, più “marmellatosa”. Ciò che ha successo è di scarsissima qualità. Parlando di cinema, se consideriamo un film del passato, degli anni quaranta ad esempio, di cassetta, ossia pensato per fare soldi al botteghino, è di una qualità e livello oggi impensabili e ineguagliabili, a livello di scrittura e di preparazione. Anche la televisione d’intrattenimento è molto cambiata: mi sembra che la cura, l’impegno, la professionalità siano molto diverse.

Quali le cause di questo “declino” culturale?
Il benessere, la facilità di raggiungere ogni obiettivo con meno sacrifici rispetto al passato. Anche l’accessibilità alla cultura se da un lato costituisce un indubbio progresso, dall’altro lato ha creato dei “mostri” e sforna un altissimo numero di laureati. La scuola qualche decennio fa era per pochi, ma dava certamente una preparazione più rigida e severa.

In quali dei film che ha analizzato la cucina racconta, in modo più significativo, i tratti caratteristici della nostra cultura?
C’è un capitolo in cui si affrontano i film da cui sono tratte le immagini iconograficamente più espressive per raccontare il rapporto tra cucina e italianità: è il capitolo dedicato all’anno 1954. Le scene di Albertone che mangia i maccheroni dalla pellicola “Un americano a Roma” e di Totò che infila gli spaghetti in tasca da “Miseria e nobiltà” sono celebri. Entrambi i film sono stati fatti senza alcuna pretesa artistica, per il grande pubblico, hanno infatti riscosso un grande successo e sono stati snobbati dalla critica, per diventare nel tempo dei veri cult movie. I film ci raccontano due cose completamente diverse: da una parte Totò vede la felicità nel riuscire a mangiare, tutti i giorni; dall’altra parte, nello stesso anno, Albertone rifugge i cibi americani e si fa tentare dai maccheroni, ma il cinema ci mostra anche mostarda, yogurt, marmellata e frigorifero, chiari segni di un grande cambiamento economico e sociale in atto. Attraverso una lente banale si legge il cambiamento sociale in maniera molto precisa. Ce ne sono comunque molti altri, noi italiani amiamo mangiare e abbiamo una solida tradizione gastronomica, in tantissimi film compare il cibo anche se non per tutti i registi è così determinante. Tutta la scuola della commedia all’italiana comunque fa del cibo un elemento drammaturgico molto forte.

26 marzo 2013

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