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“Sii Gentile”, la poesia di Charles Bukowski sulla gentilezza

Charles Bukowski è stato un vero e proprio poeta maledetto e inquieto. Sii gentile è la poesia perfetta per la giornata della gentilezza.

Oggi, 13 novembre celebriamo la giornata della gentilezza con Charles Bukowski. Una giornata dedicata a quei gesti e quegli atteggiamenti gentili e rispettosi che completano le nostre vite. Quei gesti che coccolano e rendono un po’ più dolce la quotidianità.

Abbiamo scelto Sii gentile, una poesia speciale di Charles Bukowski, dedicata proprio al tipo di vita che ognuno di noi dovrebbe fare per sviluppare una vera gentilezza.

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Non sprecare la nostra vita è il più grande gesto di gentilezza

Non dimentichiamoci, in momenti critici come quelli presenti, di portare avanti una vita fatta di verità e purezza. Spesso ci viene insegnata una falsa e ipocrita gentilezza, che dovrebbe falsamente sviluppare il nostro altruismo. Un modo di fare “standard”, prestabilito, come l’atteggiamento da avere nei confronti degli anziani. Beh, non è sempre così e in questa poesia Bukowski lo dice con uno stile molto diretto.

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Il poeta parla di questo: di questo falso perbenismo che ci insegnano sin da piccoli. Perché la vera gentilezza, soprattutto nei confronti di noi stessi, consiste nel rispettare la nostra vita, senza sprecarla, e coltivando sempre e sinceramente determinati modi di fare.

Senza ipocrisia. Ma solo con la consapevolezza che, come scrive Bukowski, “L’età non è un crimine, ma l’infamia di un’esistenza deliberatamente sprecata in mezzo a tante esistenze deliberatamente sprecate lo è.”

Scegliere di vivere e non solo respirare: questo ci farà essere davvero gentili.

Sii gentile, la poesia di Charles Bukowski

Ci viene sempre chiesto
di comprendere l’altrui
punto di vista,
non importa quanto sia
antiquato
stupido o
disgustoso.

Uno dovrebbe
guardare
agli errori degli altri
e alle loro vite sprecate
con
gentilezza,
specialmente se si tratta di
anziani.

Ma l’età è la somma
delle nostre azioni.
Sono invecchiati
malamente
perché hanno
vissuto
senza mettere mai a fuoco,
hanno rifiutato di
vedere.

Non è colpa loro?
Di chi è la colpa?
Mia?

A me si chiede di mascherare
il mio punto di vista
agli altri
per paura della loro
paura.

L’età non è un crimine
ma l’infamia
di un’esistenza
deliberatamente
sprecata
in mezzo a tante
esistenze
deliberatamente
sprecate lo è.

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