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Percy Bysshe Shelley, l’esotismo, la notte e l’amore nella poesia “Serenata indiana”

L’8 luglio 1822 ci lasciava Percy Bysshe Shelley, fra i più celebri poeti del Romanticismo. Lo ricordiamo attraverso “Serenata indiana”, una splendida lirica notturna.

Era l’8 luglio 1822 quando scompariva prematuramente a Viareggio Percy Bysshe Shelley, uno dei poeti più celebri e amati del movimento romantico. Famoso per opere quali “Ode to the West wind” – tradotto in Italia come “Ode al vento dell’Ovest” -, “Ozymandias” e “The mask of anarchy” – in italiano conosciuto come “La maschera dell’anarchia” -, Percy Bysshe Shelley non ci ha lasciato soltanto meravigliosi versi romantici, ma anche poemi immaginifici come il “Prometeo liberato” e “L’Adone”.

Percy Bysshe Shelley e il naufragio

Sincero amico di Lord Byron e John Keats, noto anche per essere stato il marito di Mary Wollstonecraft Shelley – l’autrice di “Frankenstein” e figlia della pioniera del movimento femminista –, Percy Bysshe Shelley apparteneva alla seconda generazione del Romanticismo inglese. La sua vita, tragica, piena di avventure e stravolgimenti, sembra aver seguito le orme della sua ispirazione poetica. L’8 luglio 1822, infatti, la sua vita viene stroncata tragicamente da un naufragio in corrispondenza delle coste di Lerici.

Il corpo di Shelley viene rinvenuto in mare 10 giorni dopo il naufragio della sua goletta. Un epilogo degno di un maestro del Romanticismo. In occasione dell’anniversario della sua scomparsa, vogliamo ricordare Percy Bysshe Shelley attraverso una splendida lirica, “Serenata indiana”, che unisce al fascino notturno quello dell’esotismo, e con una semplicità disarmante ci mostra la dolcezza di un amore che è al contempo sensuale e platonico.

“Serenata indiana” sembra quasi un sogno, un idillio rarefatto nei profumi lontani di una notte indiana e nei ricordi di un tempo lontano. Il richiamo alle liriche di John Keats è forte. Eppure, “Serenata indiana” di Percy Bysshe Shelley ha un’anima tutta sua, fatta di dolcezza, armonia, musicalità e allo stesso tempo, mistero, disperazione, follia. Leggiamo insieme la poesia, in traduzione italiana e nella sua versione originale, per apprezzare la musicalità dei versi di questo grande poeta romantico.

Serenata indiana di Percy Bysshe Shelley

Nel primo dolce sonno della notte
mi risveglio dai sogni in cui tu appari,
quando sospira lievemente il vento
e splendono le stelle luminose:
mi risveglio dai sogni in cui tu appari,
e uno spirito allora mi ha condotto,
chissà come, vicino alla finestra
della tua camera, o dolcezza mia!

Le arie vagabonde illanguidiscono
lungo il ruscello oscuro e silenzioso,
i profumi del champak svaniscono
come dolci pensieri in un sogno;
muore il lamento dell’usignolo sul cuore
della diletta, proprio come me
destinato a morire sul tuo,
o tu che sei la mia amata!

Oh, ti prego, sollevami dall’erba!
Muoio e mi sento debole e languido!
Oh, che il tuo amore piova in mille baci
sulle mie labbra e sulle smorte palpebre.
Ahimè, le guance sono fredde e pallide,
ed il mio cuore batte impetuoso e forte!
Oh, stringilo al tuo cuore nuovamente,
dove alla fine si dovrà spezzare!

Indian serenade

I arise from dreams of thee
In the first sweet sleep of night,
When the winds are breathing low,
And the stars are shining bright;
I arise from dreams of thee,
And a spirit in my feet
Hath led me – who knows how?
To thy chamber-window, sweet!

The wandering airs, they faint
On the dark, the silent stream;
The champak odors fail
Like sweet thoughts in a dream;
The nightingale’s complaint,
It dies upon her heart,
As I must die on thine,
Oh, beloved as thou art!

Oh, lift me from the grass!
I die! I faint! I fail!
Let thy love in kisses rain
On my lips and eyelids pale.
My cheek is cold and white, alas!
My heart beats loud and fast:
Oh! Press it close to thine again,
Where it will break at last!

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