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“O falce di luna calante”, la poesia di D’Annunzio che celebra la bellezza della luna

Questa sera prendetevi qualche istante per ammirare il cielo stellato, con il bacio della Luna e di Giove e la pioggia di stelle cadenti, le Pegasidi, che sarà visibile ad occhio nudo. Non potevamo non celebrare la bellezza di questo evento con "O falce di luna calante", una poesia di Gabriele D'Annunzio.

Questa notte la luna calante splenderà accanto a Giove. Un evento di rara bellezza che culminerà con un fascio di stelle cadenti. Per l’occasione, vi proponiamo una poesia dedicata al nostro splendido satellite: “O falce di luna calante” è un componimento del grande poeta decadente Gabriele D’Annunzio, scritta quando l’autore aveva solo diciotto anni e racchiusa nella raccolta “Canto novo”.

“O falce di luna calante” di Gabriele D’Annunzio

O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.

Oppresso d’amor, di piacere,
il popol de’ vivi s’addorme…
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

La magia della luna

D’Annunzio, in questa lirica, canta la bellezza della luna che si presenta a lui in una “falce d’argento” che si specchia sul mare. Il poeta, stregato dalle sensazioni suscitate dal satellite, racconta di come quella visione sia in grado di modificare il suo stato d’animo. A tratti D’Annunzio si sente padrone del panorama che lo circonda e vittima intimorita dallo stupore che lo coglie. Tutto ciò che lo circonda, infatti, sotto la luce della luna, sembra trasformarsi in vani piaceri. Lo spicchio argentato illumina la moltitudine dei sogni umani quasi fossero un campo di grano. Il poeta sottolinea le emozioni provate in questo prezioso momento di riflessione come il profumo della natura insieme al suono del mare e delle foglie.

“Canto novo”

Questa raccolta, uscita in prima edizione nel 1882 e solo nel 1896 in edizione definitiva (rispetto alla princeps che qui si offre – notevoli sono le parti soppresse, i rifacimenti e le aggiunte) rappresenta il caso piuttosto raro nell’opera di d’Annunzio di una ripresa dell’opera giovanile a distanza, e segnatamente negli anni in cui viene composta e pubblicata gran parte delle Laudi. In Canto Novo – che d’Annunzio definì “il libro della mia adolescenza” – sono presenti in nuce il vitalismo e il superomismo che precede e ispira le Laudi, in un dettato che si offre come trascrizione diretta, immediata e impressionistica di stimoli sensoriali, fonici e visivi, ossessivamente filtrati attraverso la letteratura.

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo del 1863. È stato un influente scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista, militare nonché uomo politico del Novecento. Legato agli eventi della Prima Guerra Mondiale e simbolo del Decadentismo, Gabriele D’Annunzio è stato insignito nel 1924 del titolo di Principe di Montenevoso da Re Vittorio Emanuele III.

Studiò a Firenze presso il Liceo Cicognini e conseguì la licenza liceale, s’iscrisse alla facoltà di lettere di Roma. Poi, dal 1897 al 1903 si dedicò interamente alla produzione teatrale. Nel 1910 si trasferì in Francia, dove ebbe l’occasione di conoscere molti intellettuali suoi contemporanei e scrisse testi teatrali in francese. Nel 1925 D’Annunzio ritornò in Italia e partecipò alla Prima Guerra Mondiale come volontario. Nel 1920 proclamò la reggenza del Quarnaro. L’anno successivo, nel 1921, lasciò definitivamente la politica attiva e si stabilì sul Lago di Garda nella villa da lui chiamata il “Vittoriale degli italiani”. Nel 1924 Mussolini lo nominò principe di Montenevoso. Morì il 1° Marzo del 1938.

La produzione letteraria di Gabriele D’Annunzio ha costituito una pietra miliare della cultura di massa in Italia: le opere dell’autore hanno profondamente influenzato gli usi e i costumi dell’Italia del Novecento, tanto che più tardi, questo periodo della storia italiana è stato definito “Dannunzianesimo”.

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