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Nevicata di Ada Negri la poesia contro l’indifferenza del mondo

Condividiamo la bellezza di Nevicata di Ada Negri, la poesia che punta il dito all'indifferenza del mondo troppo distratto e sordo riguardo a ciò che accade intorno.

Nevicata di Ada Negri è una poesia che condividiamo perché sempre attuale e che ha la forza nella sua splendida poetica di denunciare l’indifferenza della gente. Con uno sguardo riguardo alla pace. 

La poesia fa parte della raccolta d’esordio Fatalità pubblicata nel 1892 dall’editore Treves a Milano. L’opera ebbe un immediato successo “facendo assurgere la sconosciuta maestrina di Motta Visconti al rango di poetessa nazionale”.

Nevicata una poesia contro l’indifferenza

Il titolo originale della poesia è Nevicata, ma la possiamo trovare sul web e in altre raccolte con il titolo Cade la neve o NevePer comprendere il significato della poesia si può fare riferimento all’ultima parola di ogni verso: cade, stanca, dorme, tace, pensa.

La neve osservata da Ada Negri nel suo “cadere”, volteggia come una ballerina danzante, in un dinamismo armonico che dona allo spettatore una momento di pura riflessione e magia. 

La nevicata non ha staticità se non nel momento in cui lo sguardo si ferma ad osservare la neve che si posa, offrendo un immediato senso di pace.

Ed è qui che si manifesta tutta la forza poetica di Nevicata. Di fronte a tanta pace e a quest’immensa armonia, “Chiuso in oblìo profondo, Indifferente il mondo Tace”.

Il Mondo troppo preso dalla propria quotidianità si mostra indifferente a così tanta bellezza, appare insensibile a tutto ciò che lo circonda. Versi che oggi appaiono ancora più intensi e dotati di un’attualità che fanno comprendere la grandezza di Ada Negri. 

In queste strofe c’è l’essenza di una società sorda e ottusa, chiusa nei propri interessi, che non comprende neppure il messaggio di pace insito nella danza della neve.

Ma nella rima successiva il tace lascia il passo al pensa. Una contrapposizione che rende manifesto come il mondo non si cura del messaggio che la neve, silenziosa, porta con sé. È cieco e sordo, incapace di aprirsi al cambiamento perché troppo occupato a mantenersi intatto nella propria indifferenza.

Ma quel paesaggio fa scattare in Ada Negri una percezione contrapposta all’indifferenza. Tutta quella calma la porta ad abbandonarsi ai ricordi lontani. La malinconia dell’inverno, la danza silenziosa della neve, portano nel suo cuore il rimpianto di un amore perduto.

Quella pace trasmette tutta la forza del passato, la nevicata avvicina le persone ai loro ricordi più cari. Tornano in vita i cari scomparsi e anche gli amori lontani, ormai sopiti, ma forse mai perduti davvero perché hanno lasciato una traccia profonda nella memoria.

Nevicata di Ada Negri 

Sui campi e su le strade
Silenziosa e lieve,
Volteggiando, la neve
Cade.

Danza la falda bianca
Ne l’ampio ciel scherzosa,
Poi sul terren si posa
Stanca.

In mille immote forme
Sui tetti e sui camini,
Sui cippi e nei giardini
Dorme.

Tutto dintorno è pace:
Chiuso in oblìo profondo,
Indifferente il mondo
Tace.

Ma ne la calma immensa
Torna ai ricordi il core,
E ad un sopito amore
Pensa.

Ada Negri la poetessa esclusa dalla critica

Ada Negri (Lodi, 3 febbraio 1870 – Milano, 11 gennaio 1945) è la prima e unica donna a essere ammessa all’Accademia d’Italia. A soli ventidue anni (1892) Ada Negri pubblica la sua prima raccolta Fatalità per Treves, una delle maggiori case editrici dell’epoca.

Sofia Bisi Albini parlò di «poesia impressionistica» recensendo la raccolta di Ada Negri su Il Corriere della Sera, mentre già nel 1894 le veniva assegnato il premio Giannina Milli, primo di tanti riconoscimenti.

Fatalità viene accolta con entusiasmo e le spiana la strada della fama e della sicurezza economica.  Con decreto ministeriale Ada Negri viene nominata docente alla scuola Gaetana Agnesi di Milano, dove si trasferisce con la mamma Vittoria. Un giovane socialista, Ettore Patrizi, si innamora di lei. Con lui Ada Negri frequenta le case milanesi degli intellettuali, incontra, fra altri e altre, Anna Kuliscioff, Filippo Turati e Benito Mussolini.

Tuttavia, rimane umile e incarna i valori della società da cui proviene, quella della povera gente costretta a lottare per sopravvivere. In lei rimane impressa la misera vita dei contadini e dei “servitori”, lo sfruttamento degli operai, l’umiliazione della condizione femminile, la precarietà dell’esistenza dei poveri.

Tutta la sua scrittura si fonda su un’etica solidale con gli oppressi e il desiderio di riscatto e sceglie talvolta l’espressione e lo stile della “scapigliatura milanese”.

Patrizi si trasferisce in America e il fidanzamento con Ada Negri si rompe. La seconda raccolta, Tempeste (1895) è dedicata al sentimento d’amore che ha vissuto con Patrizi, un altro grande successo.

Un anno dopo si sposa con un ricco possidente, Giovanni Garlanda e va vivere con lui, vicino a Biella. Con la nascita della figlia Bianca la sua nuova vita di madre prende forma  nelle poesie di Maternità (1904).

La vita pubblica di Ada si allarga, entra in contatto con le più importanti e innovative istituzioni milanesi come la Società umanitaria, l’Università popolare, l’Unione Femminile Nazionale e fonda con Ersilia Majno, l’Asilo Mariuccia, prima iniziativa laica per accogliere ragazze madri senza marito. 

Dal 1903 al 1911 è titolare delle Cronache del bene al “Corriere della sera” e autrice di molti articoli d’attualità.

Il matrimonio con Garlanda finisce e Ada Negri segue a Zurigo la figlia che studia in collegio. In prossimità della Prima guerra Mondiale torna a Milano (1914) e decide di aderire al Comitato nazionale femminile.

Nelle Solitarie (1917), raccolta di prose dedicate a Margherita Sarfatti, afferma la propria emancipazione dalla sudditanza sociale, ma non smette di essere l’interprete della povera gente da cui proviene.

Si avvicina alle idee di Mussolini allontanandosi definitivamente dal socialismo democratico. Al “Popolo d’Italia” diventa amica di Margherita Sarfatti e scrive per “la Stampa” accettando le direttive del regime fascista che si affermerà nel ’22.

Nel ’26, quando Ugo Oietti diventa direttore del “Corriere della Sera”, Ada Negri torna di nuovo al giornale milanese. Cinque anni dopo vince il premio Mussolini a coronamento alla sua carriera di intellettuale del regime.

Gli anni della Seconda guerra mondiale sono anche gli ultimi anni della vita di Ada Negri che sola e sofferente si rifugia nella religione e nella preghiera. 
Muore a Milano l’11 gennaio dell’anno 1945, tre mesi prima di Benito Mussolini.

Evidentemente la sua vicinanza al Regime nel dopoguerra manda in cantina la grande produzione poetica di Ada Negri. Il suo pensiero viene riposto in cantina e cade nella dimenticanza generale, come sempre accade. Non viene studiata nelle scuole e non sarà considerata per il grande valore che è riuscita a donare a tutte le donne italiane e a quella povera gente di cui è stata interprete. 

Siamo felici di poter contribuire alla conoscenza di questa grande donna e della sua immensa poesia. Grazie Ada Negri.

Saro Trovato

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