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“L’Infinito” (1819) di Giacomo Leopardi, sublime poesia sull’illusione che aiuta alla felicità

Scopri la magia de "L'Infinito" di Giacomo Leopardi, che ci spinge a guardare oltre i confini imposti dal reale per vivere il piacere e la felicità.

L’Infinito è una delle poesie di Giacomo Leopardi più belle, famose studiate. Il Poeta di Recanati attraverso questa poesia spinge la sua riflessione oltre le cose materiali e contingenti per varcare i confini dell’immaginazione e scoprire gli spazi sterminati dell’interiorità. 

Ma quell’interiorità che offre l’unica via per la ricerca del piacere e della felicità, non trova conferme nell’amara realtà, generando quel Pessimismo tipico del grande genio che è consapevole fino in fondo di ciò che lo circonda e dei limiti che la vita gli ha offerto.

Ma, oggi si può benissimo guardare all'”Infinito” da un altro punto di vista, anche perché quella solitudine che dona al poeta quell'”ermo colle” nell’era della “connessione perenne” rischia di non essere possibile. (Può interessarti anche la posizione di Zygmut Bauman relativa alla mancanza d’Introspezione dell’uomo contemporaneo).

L’infinito fu composta nella casa di Recanati nel 1819 (approssimativamente tra la primavera e l’autunno). Fu inizialmente pubblicata sulla rivista Nuovo Ricoglitore nel dicembre 1825, per poi comparire come primo dei sei Idilli nell’edizione dei Versi del conte Giacomo Leopardi (Stamperia delle Muse, Bologna, 1826). Dopo trovo spazio quale XII (dodicesimo) dei Canti (Piatti, Firenze, 1831).

Ma, leggiamo questa poesia patrimonio dell’Umanità, per coglierne l’immenso significato di questa immensa poesia.

L’Infinito di Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

Il viaggio verso l’infinito piacere e la felicità, guardando oltre la siepe del materiale

L’Infinito di Giacomo Leopardi viene descritta da alcune fonti come un omaggio alla Divina Commedia di Dante. Leopardi infatti evoca i versi del primo Canto dell’Inferno, testimoniando il cuore del viaggio del Sommo Poeta verso l’essere eterno.

L’Infinito è, in fondo, un’introduzione alla poesia illuminata, alla vita di un poeta guidato dalla ragione naturale, persino dalla filosofia, per scoprire o meglio esporsi all’essenza della nostra condizione umana.

La ricerca dell’eterno, dell’assoluto se ci pensiamo non è nient’altro che uno spazio senza limiti tra il finito e l’infinito. E il poeta recanatese lo mette nella dovuta forma nel corso del suo Idillio.

Sempre caro mi fu quest’ermo colle

Il poeta apre la poesia mentre si trova sul Monte Tabor, la collina solitaria in cui ha vissuto ed era solito rifugiarsi durante la sua giovinezza. È intento come molte altre volte gli era accaduto a riflettere sulla propria esistenza.

È come sempre accade ai grandi geni, la visione di una siepe che gli impedisce la vista verso l’orizzonte, lo stimola a “guardare ugualmente oltre” attraverso gli occhi del suo “Io interiore”.

In questo momento di abbandono, la mancanza della visione materiale del reale che si trova oltre quel colle, lo aiuta anella comprensione di qualcosa che segna la sua esistenza e condiziona il suo approccio alla vita.

Quella siepe quindi diventa vitale per poter vivere qualcosa di diverso, di profondamente illuminante. Il limite del reale guida Leopardi al non limite della mente e dell’anima trasferendogli piacere e felicità. 

Giacomo Leopardi entra in catarsi con la natura che lo circonda. Vive tutti i benefici dell’Introspezione riuscendo a viaggiare in territori prima sconosciuti e ricchi dei piaceri che la vita non riesce ad offrirgli. 

Se ci pensiamo nel momento in cui si lascia la realtà si possono percorrere dimensioni nuove, senza limiti conosciuti, senza restrizioni imposte dalla barriere delle convenzioni. 

Una poesia visionaria 

Leggere questi versi oltre 200 anni dopo la loro scrittura, fa capire perché Giacomo Leopardi è uno dei più grandi della letteratura mondiale.

Tra il silenzio di quel luogo riparato e il suono della natura in cui è immerso circondandolo, il pensiero riesce a superare la dimensione spazio temporale classica, andando a cogliere l’universalità dell’infinito.

L’infinito non può avere connotati reali, ma è il frutto dell’immaginazione umana, che come sembra chiaro non può avere i limiti imposti dalle convenzioni sociali. 

L’infinito è l’essenza dell’illusione umana

L’Infinito descrive lo slancio vitale e la tensione verso la felicità ai quali dovrebbe tendere ogni uomo. È la rappresentazione del principio stesso del piacere umano, ovvero la condizione di trovarsi alla ricerca dell’ equilibrio  tra la perdita del sé e il piacere che da ciò deriva.

Per Giacomo Leopardi la ricerca del piacere si rinnova grazie ad un’ondata continua di nuove sensazioni, trovando però un concreto argine con i limiti che la realtà pone ad ogni essere umano. 

La realtà offre limiti continui alla ricerca del piacere degli esseri umani, solo la forza dirompente della riflessione interiore, dell’infinita immaginazione umana diventa l’unica strada possibile al piacere e alla felicità.

Ma ciò che dovrebbe diventare la strada alla perfetta armonia spirituale tipica delle tecniche e degli studi legati alla Meditazione, scatenano nel giovane Leopardi una sensazione di Pessimismo assoluto, quasi vivendo il senso di colpa di questo inappagabile piacere metafisico. 

Giacomo Leopardi è consapevole della vanità del suo tendere a un piacere assoluto e del fatto che sia tutto solamente frutto della sua immaginazione. Il poeta vive questo stato di cose come l’essenza dell’illusione dell’uomo. 

Il piacere e la felicità non vivranno mai all’interno di una contesto reale. Non è possibile in nessun modo. Si può raggiungere il piacere assoluto solo andando oltre il concreto, il reale.

Quindi, il senso de L’Infinito esprime l’essenza dell’illusione dell’intero genere umano. Mai, la felicità e il piacere potranno trovare la loro massima esplicitazione, perché sono destinati a scontrarsi  con i limiti imposti del reale in cui si muove l’intera vita umana: lo spazio, il tempo, la morte.

Leopardi dà voce a tutti coloro che soffrono il reale

La visone di Giacomo leopardi può offrire interpretazioni diverse, soprattutto se la poesia è letta in un contesto diverso in cui il poeta la scrisse.

Di certo la condizione non cambia tutti coloro che la vita gli ha offerto “sofferenza”, inquietudine” ma sopporteranno il peso di non poter vare piacere e felicità nella loro esistenza reale. 

Felicità e piacere saranno solo illusione. Ma, a leggere in una chiave diversa questa condizione attraverso l’Introspezione e perché no un percorso di Meditazione quell’io interiore potrà offrire beneficio all’odierna esistenza. 

Nell’era attuale però oggi non c’è neppure spazio per “il naufragar m’è dolce in questo mare”. Non riusciamo a rimanere davvero soli. La mancanza di connessione sempre più virtuale genera il panico. 

Non c’è più spazio per quella Introspezione che ci collega con quell’Infinito utile alla nostra anima. Non si riesce più a staccare lo smartphone perché si vuole rimanere a guardare per sempre quella siepe. 

Non è un caso che la sofferenza interiore di quest’epoca avanza sempre più. Non c’è spazio neppure per l’illusione, questa non ha diritto di esistenza perché di fatto il reale è diventato di fatto la vera illusione.

Bisognerebbe avere la forza di accettare che il piacere interiore, la felicità dell’anima possono esistere anche se la realtà tenta di non permetterlo. 

Anzi, allenare lo sguardo e l’ascolto a guardare verso l’interno, può aiutare ad un approccio alla vita diverso. Certo, quando la vita è davvero cattiva è difficile arrivare a questo risultato. Il genio di Leopardi riesce a sottolineare proprio questo punto, mostrando una comprensione dell’altro essere umano superiore a tanti maestri del banale. 

Ma, non c’è via di uscita molte volte una semplice illusione, può aiutarci nel vivere un sorriso.

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