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“Canzone dell’inverno”, la dolce poesia di Prévert che ci fa tornare bambini

Il freddo delle notti d'inverno, il calore del camino che illumina le case mentre fuori il gelo imbianca il mondo. E un bizzarro pupazzo di neve, che ci fa tornare bambini con la dolce poesia di Jacques Prévert.

Mentre sentiamo ancora vivo il calore delle festività natalizie, l’inverno si fa strada nelle nostre città. Quest’anno con più mitezza rispetto al passato. Ma l’atmosfera rimane immutata: ci sentiamo più inclini all’intimità della casa, al recupero dei legami solidi e genuini, a quelle piccole, semplici, buone abitudini che scaldano il cuore.

Un libro davanti al camino, un po’ di lavoro ai ferri, o perché no, una favola raccontata al lume di candela ai nostri bimbi. Tempo prezioso, che dovremmo cercare di coltivare con cura, anche nelle stagioni che ci invitano meno al raccoglimento.

Per celebrare l’inverno e la sua dolcezza vogliamo farvi scoprire un’opera minore di Jacques Prévert, intitolata in italiano “Canzone dell’inverno“. Scoprite insieme a noi la sua tenerezza.

Una storia di dolcezza e d’inverno

Ricordate quando eravate bambini e i vostri genitori vi raccontavano storie semplici che diventavano come per magia speciali?

Gli occhi meravigliati, grati e gioiosi dei bambini hanno il potere di trasformare il mondo in un posto fantastico. E le storie, così come i libri più in generale, sono un prezioso strumento.

Cresciamo circondati, forse immersi, nelle storie. Storie di chi è venuto prima di noi, di chi sta accanto a noi, di cosa c’era prima e di cosa ci sarà dopo. Siamo come siamo per merito o per colpa delle storie che conosciamo. E le storie ci plasmano sin dal principio, sin da quando non pensiamo nemmeno di avere una coscienza.

Ecco perché sono tanto importanti, ed ecco perché nel corso dei secoli, tanti scrittori si sono dedicati ai libri per bambini. Sapevate che anche Jacques Prévert si è cimentato in alcuni versi per bambini? “Canzone dell’inverno” ne è un dolce esempio.

Quella raccontata da Prévert e poi musicata negli anni ’60 da Joseph Kosma, è una storia tanto semplice quanto tenera: il protagonista è un buffo “omone di neve” che, infreddolito perché inseguito da una scia di gelo, cerca rifugio nelle case di un villaggio.

“Canzone dell’inverno” di Jacques Prévert

“Nella notte d’inverno
galoppa un grande uomo bianco

è un omone di neve
ha una pipa di legno
un omaccione di neve
inseguito dal freddo

arriva in paese
vedendo la luce
si sente sicuro

in una casetta
entra e non bussa
in una casetta
entra e non bussa

e per riscaldarsi
si siede sulla stufa arroventata
e d’improvviso ecco che scompare

e rimane solamente la sua pipa
proprio nel mezzo di una pozzanghera
e rimane solamente la sua pipa
e il suo vecchio cappello”.

“Chanson pour les enfants l’hiver”

Dans la nuit de l’hiver
Galope un grand homme blanc

C’est un bonhomme de neige
Avec une pipe en bois,
Un grand bonhomme de neige
Poursuivi par le froid.

Il arrive au village.
Voyant de la lumière,
Le voilà rassuré.

Dans une petite maison
Il entre sans frapper ;
Et pour se réchauffer,
S’assoit sur le poêle rouge,
Et d’un coup disparaît.

Ne laissant que sa pipe
Au milieu d’une flaque d’eau,
Ne laissant que sa pipe,
Et puis son vieux chapeau.

Jacques Prévert

L’autore di “Canzone dell’inverno”, nato nel 1900 e scomparso nel 1977, è forse il poeta francese più popolare del XX secolo.

Attratto fin da giovane dalla lettura e dallo spettacolo, una volta terminati gli studi a Parigi, si guadagna da vivere svolgendo vari piccoli lavori.

Prévert scrive poesie molto immediate, create per entrare nella vita dei lettori. Il tema dominante della sua produzione letteraria è l’amore.

L’autore trova in tale sentimento un potente strumento capace di salvare il mondo. Ma attraverso la poesia di Prévert trova espressione anche un desiderio estremo di libertà.

Le due tematiche si intrecciano, così, dando vita a versi memorabili e senza tempo, da cui risulta una verità che ognuno di noi dovrebbe ricordare per la vita: l’amore non si può incatenare o forzare.

Esso è quanto di più spontaneo esista al mondo. Chiunque provi ad istituzionalizzarlo o a sottometterlo, finisce inevitabilmente per perderlo.

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