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“La Stranezza”, il film su Pirandello in cui comico e dramma si incontrano

"La Stranezza" è il film di Roberto Andò, con Toni Servillo nei panni di Luigi Pirandello e Ficarra e Picone nel ruolo di due attori dilettanti. Una pellicola sorprendente, che mescola comicità e dramma per dar voce al volto complesso e multiforme dell'atto creativo e del teatro.

Stasera 25 Maggio 2024 su Rai Movie alle ore 21:10 va in onda “La Stranezza”, film di Roberto Andò dedicato alla figura di Luigi Pirandello. La pellicola ha avuto un grande successo al cinema ed è stato apprezzato anche dalla critica, tanto da aggiudicarsi Quattro David di Donatello e un Nastro d’argento.

A cosa è dovuto tale successo? Al bizzarro e affascinante sodalizio fra Toni Servillo e il duo comico palermitano Ficarra e Picone? O perché racconta uno stralcio della vita e della carriera teatrale di Luigi Pirandello? Non sarà forse perché siamo dinanzi ad un film storico, che ci fa immergere in un tempo lontano e ci fa vivere eventi che risalgono al primo Novecento?

Probabilmente, la ragione dell’attesa e del successo de “La Stranezza” risiede in tutte queste motivazioni ed anche in altre, che vi sveleremo fra poco. 

La Stranezza

“La Stranezza” è ambientato nella Sicilia del 1920, e racconta un breve spaccato della vita di Luigi Pirandello, fra gli autori più importanti del Novecento italiano. Il periodo che viviamo attraverso la pellicola è quello del processo creativo che porta lo scrittore e drammaturgo siciliano a concepire uno dei suoi capolavori, “Sei personaggi in cerca d’autore”. Nel film, tutto prende avvio da una serie di fortunate coincidenze, che è spesso ciò che accade anche nella vita di tutti i giorni, quando un insignificante, trascurabile dettaglio sembra svoltare totalmente il nostro percorso.

Luigi Pirandello decide di tornare in Sicilia in occasione dell’ottantesimo compleanno dell’amico e confidente Giovanni Verga. Qui, l’autore subisce il fascino del ritorno alla terra natia. Intanto, la sua affezionata balia muore proprio nei giorni in cui Pirandello si trova in Sicilia; è durante i funerali della donna che lo scrittore incontra due attori dilettanti che per mantenersi lavorano come becchini. Ed è così che ha inizio il cammino verso l’atto creativo di “Sei personaggi in cerca d’autore”.

Cerchiamo di non svelarvi troppo, ma i due curiosi personaggi incontrati per caso da Pirandello lavorano ad una singolare tragicommedia, che l’autore avrà modo di visionare più volte di nascosto. Il blocco che lo attanagliava da mesi si trasforma allora in un vivido processo creativo, che ne “La Stranezza” è reso in modo magistrale, quasi come se noi spettatori ci sentissimo parte integrante della tragicommedia, del capolavoro nascente e della pellicola stessa, come se la quarta parete fosse interamente abbattuta, e vivessimo in profondità la rottura che ha dato vita al libro “Sei personaggi in cerca d’autore”. 

Sei personaggi in cerca d’autore

Scritto nel 1921 e tratto da una novella da lui scritta dieci anni prima, “Tragedia di un personaggio”, l’opera racconta la storia di sei personaggi, protagonisti di un dramma così terribile che l’autore dopo averlo immaginato non ebbe il coraggio di scrivere, i quali si presentano a una compagnia teatrale per vedere rappresentata la loro storia.

Il dramma fa parte di una trilogia di teatro nel teatro che include anche “Ciascuno a suo modo” e “Questa sera si recita a soggetto”. Alla sua prima rappresentazione, avvenuta lo stesso anno al Teatro Valle di Roma, fu clamorosamente fischiato. In seguito, però decretò il successo di Pirandello a livello internazionale. Se, da una parte, l’opera rappresenta una polemica contro il teatro borghese, incapace di calarsi nel dramma umano che si cela dietro le sue abusate trame, dall’altra, esprime il dramma dell’uomo di acquisire una forma che lo affranchi dalla frammentarietà e dalla relatività della vita, la tragedia esistenziale della condizione umana che aspira a rappresentarsi direttamente.

“La Stranezza” vista da Toni Servillo

In un’intervista a Fanpage, Toni Servillo ha rivelato il significato del titolo della pellicola di Roberto Andò:

“La Stranezza è esattamente il modo in cui Pirandello chiamava i sei personaggi in cerca d’autore prima che trovassero una forma definitiva. Aveva in mente questa stranezza di cui riconosceva l’audacia dal punto di vista del linguaggio. Come sappiamo Pirandello era ossessionato da questo confronto continuo che sentiva tra persona e personaggio.

Una delle sue invenzioni maggiori di cui gli siamo debitori, che hanno aperto una riflessione alla modernità è quella che gli uomini, per ingannare se stessi, abbiano bisogno di costruirsi continuamente un’altra realtà, alternativa a quella assegnata dal destino, per sopportare la vita o recitare sul palcoscenico della vita. Covando questa idea la chiamava stranezza, come capita spesso quando non si riesce a definire un pensiero, un’idea: è strano”.

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