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“Allegria di naufragi”, la poesia di Ungaretti che racconta la fugacità della gioia

La gioia non sarebbe straordinaria com'è se non fosse momentanea e fugace. Ce lo racconta in soli sei versi Giuseppe Ungaretti in "Allegria di naufragi".

La gioia non sarebbe tale se durasse in eterno. Parte della sua stupefacente natura origina proprio dalla fugacità che la contraddistingue. Ce lo racconta in soli sei versi Giuseppe Ungaretti nella poesiaAllegria di naufragi” che, contenuta nella raccolta L’Allegria, descrive il sentimento attraverso una straordinaria metafora.

“Allegria di naufragi” di Giuseppe Ungaretti

“E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare”.

Il significato di “Allegria di naufragi”

Una poesia meno conosciuta

De L’Allegria si conosce spesso soltanto “Mattina“, i due splendidi versi che raccontano l’alba che nasce fuori dalla finestra e dentro al cuore del poeta. Quel “M’illumino/ d’immenso” ha reso Giuseppe Ungaretti uno dei poeti più celebri al mondo, e ha testimoniato la sua capacità di esprimere con poche, semplici ma impressionanti parole stati d’animo che altrimenti sarebbero inesprimibili.

Ma nella stessa raccolta, Ungaretti fa prova di eccezionale maestria, sfruttando le tecniche dell’Ermetismo per lanciare messaggi di ineffabilità cosmica. È proprio il caso di “Allegria di naufragi”, che fra l’altro in un primo momento aveva anche dato il titolo all’intera raccolta poetica, prima che l’autore lo trasformasse in L’Allegria:

“Il primitivo titolo, strano, dicono, era Allegria di Naufragi. Strano se tutto non fosse naufragio, se tutto non fosse travolto, soffocato, consumato dal tempo. Esultanza che l’attimo, avvenendo, dà perché fuggitivo, attimo che soltanto amore può strappare al tempo, l’amore più forte che non possa essere la morte”.

Il mare del tempo

Ecco il senso racchiuso nei sei versi di inaudita bellezza che compongono “Allegria di naufragi”: attraverso la metafora del marinaio che incontra sulla sua strada il naufragio, Ungaretti ci mostra come la gioia sia tale proprio perché il tempo la divora, lasciandoci solo un attimo per gustarla appieno. Se ci pensiamo bene, è questa la consapevolezza più importante da acquistare per vivere bene: senza i naufragi, la fine, la morte di tutte le cose che vengono divorate dal tempo, nulla avrebbe senso, nulla sarebbe speciale, degno di essere vissuto.

Giuseppe Ungaretti

Nato ad Alessandria d’Egitto l’8 febbraio 1888 e scomparso a Milano il 1º giugno 1970, Giuseppe Ungaretti è stato un poeta, scrittore, traduttore, giornalista e accademico italiano, tra i principali poeti della letteratura italiana del XX secolo.

Inizialmente influenzato dal simbolismo francese, la sua poesia fu caratterizzata nei primi tempi da componimenti brevissimi, costituiti da poche parole essenziali e da analogie a volte ardite, compresi principalmente nella raccolta L’allegria (1916); passò poi a lavori più complessi e articolati dal contenuto concettualmente difficile. Una terza fase della sua evoluzione poetica, segnata dal dolore per la perdita prematura del figlio, ha compreso opere meditative dall’intensa riflessione sul destino umano.

Negli ultimi anni le sue poesie furono specchio della saggezza, ma anche del distacco e della tristezza dell’età avanzata. È stato considerato da alcuni critici come anticipatore dell’ermetismo. La poesia di Giuseppe Ungaretti creò un certo disorientamento sin dalla prima apparizione del Porto Sepolto. A essa arrisero i favori sia degli intellettuali de La Voce, sia degli amici francesi, da Guillaume Apollinaire a Louis Aragon, che vi riconobbero la comune matrice simbolista.

Non mancarono polemiche e vivaci ostilità da parte di molti critici tradizionali e del grande pubblico. Non la compresero, per esempio, i seguaci di Benedetto Croce, che ne condannarono il frammentismo.

A riconoscere in Giuseppe Ungaretti il poeta che per primo era riuscito a rinnovare formalmente e profondamente il verso della tradizione italiana, furono soprattutto i poeti dell’ermetismo, che, all’indomani della pubblicazione del Sentimento del tempo, salutarono in Ungaretti il maestro e precursore della propria scuola poetica, iniziatore della poesia «pura».

Da allora, la poesia ungarettiana ha conosciuto una fortuna ininterrotta. A lui, assieme a Umberto Saba e Eugenio Montale, hanno guardato, come un imprescindibile punto di partenza, molti poeti del secondo Novecento.

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