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“Alla Musa”, il sonetto di Ugo Foscolo sull’ispirazione poetica

Ugo Foscolo, nato a Zante il 6 febbraio 1778 e morto a Londra il 10 settembre 1827, scrisse il sonetto “Alla Musa” per raccontare l’ispirazione poetica. Per farlo si rivolge alla musa, antica divinità greca che identifica proprio l’ispirazione artistica.

“Alla Musa”

Pur tu copia versavi alma di canto

su le mie labbra un tempo, Aonia Diva,

quando de’ miei fiorenti anni fuggiva

la stagion prima, e dietro erale intanto 

 

questa, che meco per la via del pianto

scende di Lete ver la muta riva:

non udito or t’invoco; ohimè! soltanto

una favilla del tuo spirto è viva. 

 

E tu fuggisti in compagnia dell’ore,

o Dea! Tu pur mi lasci alle pensose

membranze, e del futuro al timor cieco. 

 

Però mi accorgo, e mel ridice amore,

che mal ponno sfogar rade, operose

rime il dolor che deve albergar meco. 

Come un autore classico

Ugo Foscolo in questa poesia invoca, canta alla Musa come farebbe un autore classico e come, in tante occasioni, abbiamo proprio visto nei poemi più famosi. La caratteristica di questo componimento è proprio il su stile. Troviamo infatti un misto di neoclassicismo e del preromanticismo tipico del poeta. Con questa sua poesia, Foscolo si rivolge alla Musa lamentandosi di come ora non abbia più l’ispirazione di una volta, di come ora rimangano solo ricordi tristi e malinconici che non lo rendono fiducioso nei confronti del futuro.

L'ultimo addio di Ugo Foscolo

“L’ultimo addio” di Ugo Foscolo, il dolore per un amore finito

Ugo Foscolo, nella poesia “L’ultimo addio”, interpreta la fine di un amore in cui i ricordi prendono il sopravvento e non ci lasciano andare avanti

 

Ugo Foscolo

Dopo la morte del padre, Ugo Foscolo si trasferì a Venezia, dove partecipò ai rivolgimenti politici del tempo manifestando simpatie verso Napoleone, pentendosene amaramente dopo il trattato di Campoformio. Si trasferì così a Milano dove fece amicizia con Monti e Parini. Qui fu redattore del “Monitore italiano”, ma l’anno dopo si trasferì a Bologna, dove diventò aiutante cancelliere di un tribunale militare. Nel 1804 si recò in Francia, per motivi militari, dove conobbe l’inglese Fanny Emerytt da cui nacque la figlia Floriana. Dopo essere tornato per alcuni anni in Italia si trasferì a Londra dove morì

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