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Omicidio Pasolini, un mistero ancora non risolto

Maria Laura Chiaretti, autrice del libro "Pier Paolo Pasolini. Il coraggio di essere se stessi", ripercorre le indagini che non hanno mai condotto né a una verità storica né a quella processuale legate all'omicidio di Pier Paolo Pasolini.

La morte non è
nel non poter comunicare
ma nel non più essere compresi.

Pier Paolo Pasolini

“Aiuto Mamma!” Questa invocazione è stata l’ultimo respiro di Pier Paolo Pasolini affidata nella eco del vento in quella gelida notte del 2 novembre 1975 in un campo dell’Idroscalo di Ostia. L’omertà politico-istituzionale è alla base del delitto Pasolini.

Per 48 anni, infatti, la vicenda è rimasta nella buriana dei casi di cronaca nera irrisolti, anni che hanno fatto perdere nella confusione e nell’orgia giudiziaria elementi preziosi per la risoluzione del caso.

L’omicidio Pasolini

Per molti anni l’unico responsabile ad accoppà il Poeta e condannato con una sentenza a 9 anni e 7 mesi di reclusione fu l’allora diciassettenne Giuseppe Pelosi, detto Pino, ragazzo di vita delle borgate romane accannato da suoi amichi complici e/o mandanti ai quali aveva giurato fedelmente di ammorgià portandosi quel silenzio fino al suo decesso avvenuto nel 2017.

Un crimine efferato, che si allarga come in una grottesca macchia di petrolio, intrecciandosi con le morti del presidente ENI Enrico Mattei e il giornalista Mauro de Mauro. Le indagini come un domino, seguono anche la presumibile pista del furto di alcune pellicole del film “Salò e le 120 giornate di Sodoma” ispirato al Divin Marchese De Sade. Indagini che non hanno mai condotto né a una verità storica né a quella processuale.

Già nel 2010 Walter Veltroni chiese ad Alfano di far riaprire il caso affidando l’analisi scientifica di prove e di elementi di indagine fino ad allora sottovalutati e non adeguatamente indagati.

La riapertura del caso

Nel centenario dalla nascita del Poeta, l’Avvocato Maccioni su mandato del regista David Greco e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti ha depositato alla Procura di Roma l’istanza per la riapertura del caso Pasolini.

La notte dell’omicidio di Pasolini è stata rinvenuta, sul sedile dell’automobile, l’opera del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche “Sull’avvenire delle nostre scuole” un mandato contro la cultura che diffonde e accetta l’oppressione dell’ordine costituito il cui cambiamento deve partire dall’educazione scolastica.

A Pasolini vanno il coraggio di guardare alla realtà, il coraggio di dare voce alla verità, di comunicare la realtà attraverso la sua arte pedagogica fatta di poesia, letteratura, teatro, e cinema oltre il coraggio e la forza di provare a cambiare la realtà.

Ma non la sua anima ribelle che inalterata continua a comunicare e a interrogarci perché niente si perde e muore di quello che si è fatto vivendo.

Se i responsabili dell’omicidio sono ancora ad acquattasse e annisconnese, giro alle loro coscienze una domanda tratta dal film “Uccellacci e Uccellini” di Pasolini: Cos’è per voi una vita umana?

Maria Luara Chiaretti

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