La fine di un libro non deve essere mai banale. È l’arrivederci e il dono che ogni scrittore fa ai propri lettori, nella considerazione che ogni storia non deve smettere mai di emozionare fino all’ultima pagina del libro che si sta leggendo.
Naturalmente, ci sono moltissimi libri che possono entrare in questa virtuale top ten che vi stiamo presentando, che è nata leggendo molte. recensioni da parte dei lettori. Ci piacerebbe aggiornarla periodicamente nella convinzione che sia uno stimolo anche per chi scrive di non abbassare mai la guardia.
Da parte di chi ama i libri ogni classifica lascia il tempo che trova nella convinzione che i gusti sono personali e ogni lettore va rispettato riguardo alle proprie scelte e alle proprie preferenze.
Riteniamo che questa selezione sia abbastanza credibile sia per la qualità dei racconti proposti, che per il seguito di pubblico che hanno avuto.
I finali dei libri più belli della letteratura
Ecco 10 libri che meritano di essere letti e che fanno grande il loro autore anche grazie al finale del romanzo. Libri che molte volte abbiamo già nella nostra libreria e che possiamo rileggere per apprezzarne la storia, in attesa di godere anche la fine.
Mentre usciva dalla porta e imboccava la strada di pietra corallina consumata il ragazzo si rimise a piangere.Quel pomeriggio c’era un gruppo di turisti alla Terrazza e guardando giù nell’acqua tra le lattine di birra vuote e i barracuda morti una donna vide una lunghissima spina dorsale bianca con in fondo un’enorme coda che si sollevava e ondeggiava con la marea mentre il vento da est alzava un mare grosso fuori dall’ingresso del porto.
«Cos’è quello?» chiese la donna a un cameriere e indicò la lunga colonna vertebrale del grande pesce che ormai era solo spazzatura in attesa di andarsene con la marea.
«Tiburón» disse il cameriere. «Esqualo.» Stava cercando di spiegare l’accaduto.
«Non sapevo che gli squali avessero una coda così bella e ben sagomata.»
«Neanch’io» disse il suo compagno.In cima alla strada, nella sua capanna, il vecchio si era riaddormentato. Dormiva ancora prono e il ragazzo era seduto accanto a lui a vegliarlo. Il vecchio sognava i leoni.
2. Il grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald
E mentre meditavo sull’antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all’estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter sfuggire mai più.
Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in questa vasta oscurità dietro la città, dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C’è sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia… e una bella mattina… Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.
3. Sulla strada di Jack Kerouac
Dean, si mise quasi a piangere.«Oh, non dovremmo lasciarlo andar via così. Cosa facciamo?»
Il vecchio Dean se n’è andato, pensai, e ad alta voce dissi: «Starà benissimo». E via verso il triste e svogliato concerto del quale non avevo nessun desiderio, e non smisi nemmeno per un attimo di pensare a Dean e a come fosse salito sul treno e si fosse fatto più di cinquemila chilometri sopra quell’orrida terra senza nemmeno sapere perché, se non per vedere me.
E così in America quando il sole tramonta e me ne sto seduto sul vecchio molo diroccato del fiume a guardare i lunghi lunghi cieli sopra il New Jersey e sento tutta quella terra nuda che si srotola in un’unica incredibile enorme massa fino alla costa occidentale, e tutta quella strada che corre, e tutta quella gente che sogna nella sua immensità, e so che a quell’ora nello Iowa i bambini stanno piangendo nella terra in cui si lasciano piangere i bambini, e che stanotte spunteranno le stelle, e non sapete che Dio è Winnie Pooh?,
e che la stella della sera sta tramontando e spargendo le sue fioche scintille sulla prateria proprio prima dell’arrivo della notte fonda che benedice la terra, oscura tutti i fiumi, avvolge le vette e abbraccia le ultime spiagge, e che nessuno, nessuno sa cosa toccherà a nessun altro se non il desolato stillicidio della vecchiaia che avanza, allora penso a Dean Moriarty, penso perfino al vecchio Dean Moriarty padre che non abbiamo mai trovato, penso a Dean Moriarty.
4. Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez
Macondo era ormai uno spaventoso vortice di polvere e macerie centrifugate dalla collera dell’uragano biblico, quando Aureliano saltò undici pagine per non perdere tempo su fatti troppo noti, e cominciò a decifrare l’istante che stava vivendo, decifrandolo man mano che lo viveva, profetizzando se stesso nell’atto di decifrare l’ultima pagina delle pergamene, come se si stesse vedendo in uno specchio di parole. Allora fece un altro salto per anticipare i vaticini e scoprire la data e le circostanze della sua morte.
Tuttavia, prima di arrivare al verso finale, aveva compreso che non sarebbe mai più uscito da quella stanza, poiché era previsto che la città degli specchi (o dei miraggi) sarebbe stata rasa al suolo dal vento ed esiliata dalla memoria degli uomini nell’istante stesso in cui Aureliano Babilonia avesse finito di decifrare le pergamene, e che tutto quanto vi era scritto era irripetibile da sempre e per sempre, perché le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra.
Altri finali dei libri che lasciano il segno
5. Cuore di tenebra di Joseph Conrad
La sentii piangere; si era nascosto il viso tra le mani. Mi sembrò che la casa dovesse crollare prima che io potessi fuggire, che il cielo mi dovesse cadere sulla testa. Ma non accadde nulla. Il cielo non cade per così poco. Sarebbe caduto, mi chiedo, se avessi reso a Kurtz quella giustizia che gli era dovuta? Non aveva detto che voleva soltanto giustizia? Ma non potevo.
Non potevo dirlo a lei. Sarebbe stato troppo triste, troppo triste davvero… –
Marlow tacque, seduto in disparte, indistinto e silenzioso, nella posa di un Buddha meditabondo. Nessuno si mosse per qualche tempo. «Abbiamo perduto l’inizio del riflusso», disse all’improvviso il Consigliere.Alzai la testa. Il mare aperto era sbarrato da un nero banco di nubi, e la tranquilla via d’acqua che porta agli estremi confini della terra scorreva tetra sotto un cielo plumbeo; sembrava condurre nel cuore di un’immensa tenebra.
6. La coscienza di Zeno di Italo Svevo
Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute.
Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli.
Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.
7. Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello
…la pietà dei concittadini
qvesta lapide pose
Io vi ho portato la corona di fiori promessa e ogni tanto mi reco a vedermi morto e sepolto là. Qualche curioso mi segue da lontano; poi, al ritorno, s’accompagna con me, sorride, e ― considerando la mia condizione ― mi domanda:
― Ma voi, insomma, si può sapere chi siete?
Mi stringo nelle spalle, socchiudo gli occhi e gli rispondo:
― Eh, caro mio… Io sono il fu Mattia Pascal.
8. Memorie di una geisha di Arthur Golden
…ora so che il nostro mondo è tanto instabile quanto un’onda che si innalza in mezzo all’oceano. Quali che siano stati i nostri conflitti e i nostri trionfi, per quanto indelebile sia il segno che questi abbiano potuto lasciare su di noi, finiscono sempre per stemperarsi come una tinta ad acquerello su un foglio di carta.
9. Frankenstein di Mary Shelley
Per quanto tu sia stato annientato, la mia angoscia è stata superiore alla tua, poiché il pungolo amaro del ricordo non cesserà di bruciale nelle mie ferite finché la morte non le chiuderà per sempre.
Ma presto – gridò con triste e solenne entusiasmo – io morirò, e ciò che ora sento non lo sentirò più. Presto queste sofferenze ardenti saranno estinte. Salirò trionfante sulla mia pira funebre ed esulterò nell’agonia delle fiamme che mi tortureranno. La luce di quella conflagrazione svanirà; le mie ceneri saranno sparse nel mare dai venti. Il mio spinto dormirà in pace, o se penserà, non sarà certo così».
Detto questo, balzò fuori dalla finestra della cabina sulla zattera di ghiaccio che stava accanto al vascello. Fu presto portato via dalle onde e si perse lontano, nelle tenebre.
10. I promessi sposi di Alessandro Manzoni
Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perchè ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani, e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore.
Questa conclusione, benchè trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbian pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi; credete che non s’è fatto apposta.