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Corpi minori desiderosi di sogni

"Corpi minori" (Mondadori) di Jonathan Bazzi protagonista a Capalbio per la quinta serata di Capalbio Libri.  Ad intervistarlo sulla Terrazza Capalbio Libri il giornalista Angelo Molica Franco.

“Corpi minori” (Mondadori) di Jonathan Bazzi protagonista a Capalbio per la quinta serata di Capalbio Libri.  Ad intervistarlo sulla Terrazza Capalbio Libri il giornalista Angelo Molica Franco.

 

Corpi minori e la gerarchia dei desideri

“All’inizio si è trattato di una piccola voce. Una delle centinaia di migliaia di piccole voci mai invitate che giungono comunque a farci visita ogni giorno: sensazioni, frammenti, traiettorie preverbali che solcano d’abitudine il campo della mente, e ci spostano da dove siamo o pensavamo di essere. Dal mattino alla sera, in entrata oppure in uscita – solo che quella è rimasta, e si è presa tutto.”
 
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Foto: ©Flavia Cortonicchi

I corpi minori sono corpi celesti di dimensioni ridotte: asteroidi, meteore, comete, ma nel romanzo di formazione di Jonathan Bazzi “minori” sono tutti i corpi osservati sotto la lente del desiderio.

Desiderio che fa gravitare i personaggi attorno ai sogni e alle ambizioni di una vita, o solo di una stagione. Come accade al protagonista, che all’inizio della storia ha vent’anni, più di un talento ma poca perseveranza. Di una cosa però è sicuro, vuole andarsene da Rozzano, percorrere in senso inverso i tre chilometri e mezzo di via dei Missaglia, lasciarsi alle spalle l’insignificanza e la marginalità e appartenere per sempre alla città, dove spera di trovare anche l’amore, che sin dall’adolescenza insegue senza fortuna, invaghendosi di ragazzi tanto belli quanto sfuggenti.
 
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Foto: ©Flavia Cortonicchi
 
In una Milano ibrida e violenta, grottesca e straripante – che sembra tradire le promesse di quiete e liberazione immaginate da lontano –, il protagonista dovrà fare i conti con le derive del desiderio, provando a capire quale sia il suo posto nell’ordine geografico ed emotivo di questi anni irradiati di cortocircuiti tra reale e virtuale, tra immagine ed esperienza incarnata.
 
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Foto: ©Flavia Cortonicchi

Quando inizia una relazione con un ragazzo più giovane di lui e bellissimo, si sente finalmente dentro il cono di luce dorata della felicità: ama, ed è corrisposto. Eppure non basta trovarsi nel luogo che si è sempre sognato, non basta l’amore. Si è inchiodati a se stessi, in carne e ossessioni: per riuscire a occupare il proprio posto nel mondo non si può ignorarlo.

Il romanzo di Jonathan Bazzi, dopo il successo di “Febbre” (finalista Premio Strega), indaga in maniera intima  ancora una volta la vita di ragazzo omosessuale in una Milano (Rozzano per la precisione) troppo piccola in cui vivere e troppo grande in cui essere felici. Una sorta di “Midquel” di “Febbre”, che percorre la crisi dei vent’anni nella quotidianità di un ragazzo di provincia alla ricerca di un posto nel mondo. Un arco temporale in cui la gerarchia dei desideri è in grado di incastrare la mente in meccanismi di manipolazione, volontaria e involontaria. Dinamiche di sopruso, di inganno e autoinganno.
 
I corpi minori sono sempre attratti da quelli maggiori, vogliono le loro attenzioni, desiderano essere uguali, gli gravitano attorno nella speranza di acquisire qualcosa, oppure di essere inglobati per sempre. Un moto di attrazione spinto dal desiderio, da quell’attesa di possesso e di conquista. Perché alla fine cos’è davvero un desiderio se non l’anticamera di un sogno che potrebbe non avverarsi mai?
 

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