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“Baumgartner”, da oggi in libreria il nuovo romanzo di Paul Auster

Con "Baumgartner" Paul Auster torna in libreria a cinque anni di distanza dal suo ultimo, grande successo: "4321".

È stato definito “il romanzo più luminoso di Paul Auster“: “Baumgartner” è arrivato in libreria da poche ore, ma incuriosisce e affascina già da molto tempo i fan dell’autore statunitense che ci ha catturato con “4321”.

“Baumgartner”, la sinossi

La vita di Seymour Baumgartner è stata definita dall’amore per la moglie Anna. Ma ora Anna non c’è più e Baumgartner si inoltra nei settant’anni cercando di convivere con la sua assenza.

Dopo un romanzo-mondo come “4321”, Paul Auster ritorna con un libro all’apparenza semplice e lineare, proponendo ai lettori il suo personaggio forse più simpatico ed empatico, un uomo che al termine della vita si interroga sulle cose essenziali, inciampando e andando a sbattere come in una vecchia comica malinconica.

Professore di filosofia, vedovo da dieci anni, Seymour Baumgartner non si è mai rassegnato alla perdita dell’amata moglie Anna, traduttrice e poetessa, e affronta la vita con un senso di straniamento e una certa goffaggine. Nonostante le malinconie e gli acciacchi dell’età, però, Baumgartner è una persona affabile e generosa.

Possiede la saggezza di chi ha vissuto e sa quanto sono importanti i rapporti umani, che vanno coltivati con cure continue e una buona dose di ironia e di umorismo.

Passando gran parte del tempo a lavorare nel suo studio, Baumgartner intreccia una buffa e disperata trama di relazioni con le persone che si affacciano alla sua porta, finché in un sogno, o visione del dormiveglia, incontra Anna, che gli rivela di essere bloccata in una terra di mezzo tra il mondo dei vivi e l’aldilà: è l’inguaribile nostalgia del marito a impedirle di concludere il suo ultimo viaggio.

Per liberare Anna, con logica ineccepibile, Baumgartner decide di far procedere la sua vita e si butta in una relazione sentimentale con una loro vecchia amica. Ma questo è solo l’inizio di una serie di vicende imprevedibili e scatenate come solo Paul Auster, il virtuoso della «musica del caso», poteva immaginare. Perché ricordiamo certi momenti e ne dimentichiamo altri?

Cosa resta di noi quando non ci siamo più? Pieno di tenerezza, lo sguardo di Paul Auster riesce a trovare la bellezza negli episodi fugaci di un’esistenza ordinaria e unica allo stesso tempo. “Baumgartner” è un capolavoro sul dolore della memoria, l’opera più luminosa dell’autore di “4321”.

Un romanzo travolgente

Quando muore qualcuno che è centrale nella tua vita, muore anche una parte di te. Non è semplice, non lo superi mai, impari solo a conviverci. Ma qualcosa ti viene strappato via, e nel libro volevo esplorare tutto questo. In Baumgartner, rifletto a lungo sulla sindrome dell’arto fantasma, descrivendolo come ‘un moncone umano’ anche se ‘gli arti mancanti’ sono ancora lì, e fanno ancora male, così tanto che a volte hai la sensazione che il tuo corpo stia per prendere fuoco e bruciare all’istante”.

Al personaggio di Baumgartner, Paul Auster si è affezionato moltissimo. Lo ha rivelato nella lunga intervista rilasciata al The Guardian proprio in occasione dell’uscita di un libro che racchiude un valore fondamentale per l’autore, che potrebbe non pubblicare più a causa della grave malattia che lo affligge.

Questo romanzo travolge: il suo protagonista è un personaggio che già dopo poche pagine si impara ad amare; lo stile di Paul Auster, inconfondibile, è un valore aggiunto che rende speciale qualunque storia; ma, soprattutto, con le vicissitudini di Baumgartner, Auster ci racconta ancora una volta quanto sia imprevedibile, strana e straordinaria la vita, che l’autore è riuscito a racchiudere in sole 160 pagine.

Chi è Paul Auster

Scrittore, poeta e sceneggiatore, l’autore di “Baumgartner” è considerato uno dei più grandi scrittori del postmodernismo americano, insieme a Thomas Pynchon e Don DeLillo. Nato nel New Jersey il 3 febbraio del 1947, si è laureato alla Columbia University, dopo aver compiuto diversi viaggi in Europa. Ha lavorato come traduttore in Francia dal 1971 al 1974, anno in cui è tornato negli Stati Uniti e ha pubblicato la raccolta di versi Unheart. Con The invention of solitude, romanzo autobiografico incentrato sulla morte del padre. Ma il successo vero e proprio è arrivato nel 1985 con City of glass, primo capitolo di New York trilogy, a cui sono seguite ancora diverse opere, fra cui “4321”.

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