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“Io che amo solo te” di Sergio Endrigo, una canzone senza tempo

Il 15 giugno 1933 nasceva a Pola Sergio Endrigo. Per l’occasione, condividiamo con voi “Io che amo solo te”, uno dei suoi più grandi successi.

Sergio Endrigo è stato uno dei più celebri cantautori italiani. Nel corso della sua lunga carriera costellata di successi ci ha regalato canzoni indimenticabili, che hanno attraversato il tempo e restano ancora attuali, ascoltate da diverse generazioni.

Nato a Pola il 15 giugno 1933, Sergio Endrigo è autore di numerosi successi sanremesi, fra cui ricordiamo “Girotondo intorno al mondo”, “Dove credi di andare”, “Canzone per te”, “La colomba” e “Lontano dagli occhi”. Artista istrionico, ha interpretato anche canzoni per bambini – come “La casa” di Vinícius de Moraes –, ha collaborato con scrittori e poeti del calibro di Gianni Rodari, Pier Paolo Pasolini e Giuseppe Ungaretti e con musicisti come Toquinho e Luis Bacalov.

In occasione dell’anniversario della nascita di questo grande cantautore, vogliamo condividere con voi uno dei suoi testi più famosi e amati, “Io che amo solo te”, contenuto nel 45 giri “Io che amo solo te/Vecchia balera” pubblicato nel 1962 dalla RCA Italiana.

Io che amo solo te di Sergio Endrigo

C’è gente che ha avuto mille cose,
Tutto il bene, tutto il male del mondo.
Io ho avuto solo te
E non ti perderò,
Non ti lascerò
Per cercare nuove avventure.

C’è gente che ama mille cose
E si perde per le strade del mondo.
Io che amo solo te,
Io mi fermerò
E ti regalerò
Quel che resta
Della mia gioventù.

Io ho avuto solo te
E non ti perderò,
Non ti lascerò
Per cercare nuove illusioni.

C’e’ gente che ama mille cose
E si perde per le strade del mondo.
Io che amo solo te,
Io mi fermerò
E ti regalerò
Quel che resta
Della mia gioventù.

Sergio Endrigo

Sergio Endrigo nasce a Pola, capoluogo storico dell’Istria, il 15 giugno 1933. È figlio di Romeo Endrigo, pittore e scultore appassionato di arte e di musica, tanto da studiare da autodidatta per diventare un tenore – e di Claudia Smareglia.

Il padre muore prematuramente nel 1939 lasciando la moglie e i figli, che qualche anno dopo, precisamente nel 1947, sono costretti a lasciare l’Istria insieme ad altri 350000 italiani a causa della dittatura di Tito e delle cessioni territoriali avvenute in conseguenza della Seconda Guerra Mondiale – l’Istria entra a far parte della Jugoslavia – e alle trattative post-belliche.

Così, la famiglia si trasferisce da profuga prima a Brindisi, poi a Venezia. Le vicende di questa triste parentesi nella vita di Sergio Endrigo sono raccontate nella canzone “1947”:

“Da quella volta non l’ho rivista più
Cosa sarà della mia città
Ho visto il mondo e mi domando se
Sarei lo stesso se fossi ancora là
Non so perché stasera penso a te
Strada fiorita della gioventù”.

Sergio Endrigo cresce in un ambiente povero, tanto che per aiutare la madre a far fronte alle spese quotidiane lascia definitivamente gli studi ginnasiali e va a cercare lavoro. Fa il lift boy all’Hotel Spendid Swisse e fattorino al cinema di Venezia, poi, grazie ad un amico fisarmonicista, inizia a cantare al Roxy Bar del Lido di Venezia. È qui che Sergio comincia a concretizzare la passione per la musica che coltiva sin da piccolo.

La carriera musicale di Sergio Endrigo ha inizio poco dopo, quando riesce a entrare nel complesso di Riccardo Rauchi, dove conosce anche Riccardo Del Turco, che diventerà suo cognato. Con quest’orchestra Endrigo debutta come cantante nel 1959, con un 45 giri extended play che include “Non occupatemi il telefono” e “Ghiaccio bollente”. Da qui, il successo diventa sempre più grande. Endrigo ottiene importanti contratti discografici e diverse partecipazioni a Sanremo, che concorrono a renderlo celebre anche fuori dall’Italia.

Muore nel 2005, all’età di 72 anni, stroncato da un cancro ai polmoni scoperto pochi mesi prima. È sepolto accanto ai suoi cari nel cimitero di Terni.

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