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Lettera d’amore di Emanuele Morel

Caro amore,

ti scrivo, ma tu non ci sei più. Forse stai meglio. Forse. Forse ti manco. Questo non lo so. Riguardo il tuo ultimo messaggio, il tuo ultimo whatsup, la tua ultima chiamata. E piango. Vorrei provarti a chiamare, ma so che non mi risponderai. So che sentirò il telefono libero e la segreteria, che mi dirà di lasciare un messaggio.

Ogni mattina ricarico il tuo telefono, poi subito dopo ti chiamo. Sono pazzo lo so. Ma, non ho alternativa. Ora. Forse in futuro sì. Forse. Forse mi rifarò una vita, conoscerò qualcuno più bello di te. Ma, so che non accadrà. Tu eri unico per me. Speciale. Ti alzavi sempre con il sorriso e mi chiedevi “Come stai?”

L’unico. Ora mi guardano come un appestato. Un diverso. Non ho più te. Quando c’eri, mi sentivo al sicuro. Mi sentivo vivo. Il tuo odore ora è dappertutto. Nei cuscini, nell’accappatoio che avevi lasciato la mattina del fattaccio. Nella tazza che usavi sempre. È rimasta lì. Al solito posto. Non l’ho toccata.

La casa è vuota senza di te. Frase banale, ma reale. Non sento più le chiavi che si inseriscono nella serratura, non sento le tue litigate al telefono. Non sento più la tua voce. Mentre cantavi sotto la doccia.

Non sento nulla. Ora. Non sento i sapori, gli odori degli altri, le coccole della mia famiglia, dei tuoi genitori. Sento che sto cadendo giù. E non so se mi rialzerò. Forse in futuro. Forse. Ma, non lo so.

La depressione è una bastarda, che ti blocca. In una camera scura. È una malattia. Tu lo sapevi bene, ma io non avevo capito come stavi. Mi dicevi che non riuscivi a vivere, che non riuscivi a muoverti. Ma, non ti ho dato ascolto.

Amore, sento che sei qui. Mentre scrivo. Sento la tua presenza. E immagino quello che eravamo un tempo: il nostro primo incontro, i nostri discorsi filosofici, i nostri gesti di affetto. Mi restano, ora, solo le immagini. Di un tempo.

Ciao, amore, ciao.

Vorrei dirti tante cose, ma non mi escono più le parole.

Ti amo. E ti amerò per sempre. Sempre. Ricordatelo!

Ciao, amore, ciao.

Emme.

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