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Paola Barbato, “Ho avuto un incubo, ho sognato la realtà”

E' uscito in questi giorni "Non ti faccio niente", il quarto romanzo di Paola Barbato, scrittrice di gialli nonché una delle più note sceneggiatrici di Dylan Dog..

MILANO – Il 13 giugno 2017 è uscito nelle librerie l’ultimo romanzo di Paola Barbato, “Non ti faccio niente“. L’autrice, nonostante sia già nota e abbia il suo seguito – principalmente grazie alla scrittura di alcuni degli albi di Dylan Dog – ha deciso, questa volta, di pubblicare la sua opera su Wattpad. La scelta, come ha dichiarato lei stessa, è derivata dalla decisione di poter scrivere in libertà legandosi maggiormente ai pareri dei suoi lettori.
Anche questa volta, la nota autrice si è dedicata alla stesura di un giallo dando voce a quelle che sono le sue paure e quelle di un’intera generazione, come ci ha raccontato..

Da dove nasce l’idea per questo quarto romanzo? 

Negli anni ’80 molti genitori cercavano di ritrovare una leggerezza persa negli anni di piombo, i bambini erano lasciati liberi di andare e venire, di giocare distanti da casa e senza supervisione. In quei frangenti succedevano delle cose, e queste cose, “anomalie” che oggi manderebbero in paranoia i genitori ma di cui allora non si parlava, hanno lasciato tracce evidenti. Quel senso di disagio mi è rimasto addosso e da adulta mi sono chiesta se l’antidoto a una certa trascuratezza non fosse una dose massiccia di paura. Da qui l’idea.

Sceneggiatrice di albi di Dylan Dog, sceneggiatrice di “Nel nome del male” per Sky, nei tuoi romanzi parli di omicidi, rapimenti e violenza. Qual è il tuo rapporto con l’Incubo?

“Ho avuto un incubo, ho sognato la realtà”, dice il personaggio di un romanzo che amo molto. Le mie paure derivano tutte da ciò che mi circonda, le cose belle che potrei perdere e le cose brutte che potrebbero balzarmi addosso. Mai come in questi tempi il mostro vive alla porta accanto, se non direttamente in casa nostra, e la paura deriva dai propri simili. Ho sempre visualizzato molto, fin dalla più tenera infanzia, io immagino e “vedo”. E’ d’aiuto nella mia professione ma una vera condanna ogni volta che mi metto alla guida, che mi ritrovo al buio o che qualcosa di inatteso mi sfiora. Vivo nell’incubo perenne e mi sono abituata, ci ho fatto pace, lascio che arrivi e poi se ne vada.

L’attualità ti ha mai ispirato in qualche modo o ti ci senti comunque legata considerando le tematiche di cui scrivi?

Non proprio, perché certi temi sono trasversali rispetto al tempo che passa. Le sparizioni di bambini avvengono da sempre, non possono essere circoscritte a un periodo, a una zona, a una causa. Ho cercato di sottolineare l’universalità di quanto accaduto raccontando storie che assomigliano a tante altre e sottendono un’inquietudine di cui, purtroppo, non è possibile liberarci.

Il protagonista di “Non ti faccio niente” è un “uomo nero” misterioso: credi di aver creato un villain in cui potersi tutto sommato rispecchiare visti i suoi drammi interiori?

Il protagonista è un personaggio convinto di avere fatto del bene, i reati che commette sono reati “bianchi”, atti a salvare le vittime. E’ indubbio che sia una figura diversa dal solito, è un uomo fragile, con una parte di sé rimasta bambina, incapace di badare a sé stesso eppure con il coraggio di rapire 32 bambini. I lettori ne vedono le buone intenzioni, la buona fede, vedono che per certi versi anche lui è vittima di se stesso, e per questo lo amano senza condannarlo.

Reputi la tua esperienza su Wattpad un’esperienza positiva? Che consigli daresti ad aspiranti scrittori che vogliono sfruttare un mezzo simile?

Wattpad è una palestra straordinaria, ci consente di interfacciarci con i lettori, di osare, di metterci alla prova. Io continuo a scrivervi perché reputo straordinaria l’esperienza della scrittura in progress direttamente sul banco di prova del pubblico. A chi desidera scrivere, che lo voglia fare per professione o meno, consiglio di provarci, pubblicare le proprie cose e confrontarsi con l’altra polarità della scrittura: il lettore. Perché scrivere per sé è fondamentale, ma se non si lascia andare il proprio scritto verso un destinatario allora diventa un atto sterile.

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