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Marcello Simoni, “Ecco perché i romanzi storici hanno successo”

Marcello Simoni, in concomitanza con l'uscita del suo ultimo romanzo storico, "L'eredità dell'abate nero" ci parla di similitudini col Medioevo oggi

MILANO – “L’eredità dell’abate nero” è l’ultimo libro di Marcello Simoni, noto autore di romanzi storici, edito Newton Compton. Lo scrittore ferrarese, passato dall’essere bibliotecario e archeologo, ha conosciuto il successo dopo aver trovato e catalogato una serie di documenti religiosi che l’hanno fortemente ispirato per quelle che poi sono diventate delle saghe storiche di grosso successo.

Com’è affrontare il Medioevo oggi? Riconosci delle similitudini coi giorni nostri – dal punto di vista di temi o anche personalità?

L’essere umano non è cambiato nel corso dei secoli, vuole sempre le stesse cose e insegue sempre gli stessi pensieri. Gli sfondi storici in cui ambiento i miei romanzi, pertanto, fungono da lente d’ingrandimento attraverso cui opero un’introspezione dei miei personaggi (pur nel rispetto della cultura materiale e della forma mentis dell’epoca a cui appartengono, s’intenda). Il Medioevo, in specie, ha un sapore di terra di frontiera. All’epoca, se la si voleva spuntare, si doveva possedere enorme inventiva e coraggio. Ed ecco perché, quando parliamo di storie dal respiro epico, stiamo semplicemente celebrando delle qualità umane universali.

A chi sono ispirati i personaggi de “L’eredità dell’abate nero”?

Tigrinus si apparenta a due figure storico-letterarie del tardo Medioevo: il ladro gentiluomo Ghino di Tacco e il poeta maledetto François Villon. Non escludo però un legame anche con la figura del ‘bandito sociale’ che ritroviamo nei ladri-trasformisti-anarchici che hanno ispirato Maurice Leblanc, l’inventore di Arsenio Lupin. Per i coprotagonisti, Angelo e Bianca, ho invece seguito una ricetta segreta.

Perché, secondo te, hanno tanto successo i romanzi storici oggi?

Perché i romanzi storici, quando scritti bene, hanno il sapore di favole per adulti.

Quali sono i tuoi obiettivi letterari?

Scrivere e leggere soltanto quello che mi piace. Il resto può andare a farsi benedire.

Hai mai pensato di ambientare qualcuno dei tuoi delitti in un’altra epoca? Se sì, quali e perché?

In realtà non ho scritto solo romanzi ambientati nel Medioevo. Mi sono dedicato anche al Seicento e al Settecento, sperimentando la forma pura del giallo. Ed è stata un’esperienza molto stimolante.

Ai giorni nostri ci sono un gran numero di film e serie tv ispirate a romanzi storici; quale dei tuoi romanzi ti piacerebbe fosse trasposto al cinema o per la televisione?

Mi riuscirebbe difficile scegliere perché, scrivendo per immagini, lavoro sempre a romanzi che potrebbero tradursi facilmente in un trattamento cinematografico o adatto a una serie tv. Il problema però è che trattandosi di soggetti d’ambientazione storica risulterebbero dispendiosi da realizzare, e a dirla tutta il cinema e i serial nostrani non mi piacciono granché (neppure il recente Medici, a onor del vero, mi è piaciuto). Siamo molto lontani, in Italia, dal poter realizzare capolavori come Taboo o Downton Abbey.

 

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