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Primo maggio 2024, 5 musei e luoghi di cultura italiani da visitare

In occasione della Festa del Lavoro, vi segnaliamo 5 musei, parchi archeologici e luoghi della cultura statali da non perdere per poter fare un'immersione nell'arte e nella cultura.

Il Primo Maggio 2024, in occasione della Festa del Lavoro, i musei, i parchi archeologici e i luoghi della cultura statali saranno aperti, con i consueti costi e modalità.

Per promuovere l’iniziativa relativa ai luoghi di cultura aperti in questa giornata, il Ministero della Cultura ha realizzato una locandina che ripropone l’emblema della Repubblica Italiana, adottato ufficialmente il 5 maggio 1948. La “ruota dentata” è il simbolo del lavoro, richiamato nell’articolo 1 della Costituzione.

Sul sito del MIC, è possibile consultare i luoghi di cultura statali aperti il Primo Maggio.

5 Musei e luoghi di cultura da non perdere il Primo maggio

In occasione del Primo Maggio, la Festa dei lavoratori, vi segnaliamo 5 musei, parchi archeologici e luoghi culturali da non perdere per poter fare un’immersione nell’arte e nella cultura.

Museo archeologico nazionale di Muro Lucano – (PZ)

Museo archeologico nazionale di Muro Lucano è articolato in diverse sezioni:

La prima sezione illustra i risultati degli scavi condotti nell’importante insediamento di Baragiano, attraverso la ricostruzione di un settore della necropoli arcaica, in cui sono stati ricollocati i più significativi corredi funerari.

La seconda sezione è dedicata alla fase lucana del territorio con i reperti relativi al centro antico di Raia San Basilio, nel territorio murese, e al santuario ellenistico di c.da Fontana Bona di Ruoti.

La terza sezione illustra il processo di romanizzazione dell’area, grazie alle testimonianze provenienti dalle numerose ville individuate nel territorio, di cui sono esposti i ricchi mosaici.

Una sezione, infine, è dedicata al mestiere dell’archeologo, allo scavo stratigrafico, alla decifrazione delle storie che la terra racconta a chi cerchi di interpretare il suo linguaggio.

Palazzo di Tiberio e Villa Jovis – (NA)

Palazzo di Tiberio e Villa Jovis, situata a picco sul mare, su un promontorio orientale dell’isola di Capri, la Villa é il complesso più grande e sontuoso tra le antiche dimore di Tiberio che  – come narrava Tacito –  sembra fossero dodici.

Gli scavi eseguiti nel 1935 hanno portato alla luce un vasto edificio, che gravita intorno ad un grande quadrilatero centrale in cui sono collocate cisterne. Si accede al palazzo attraverso rampe che salgono al cosiddetto viale dei mirti e terminano in un vestibolo, che precede un atrio tetrastilo con quattro basi di marmo bianco, su cui si ergevano quattro colonne di marmo cipollino.

Gli ambienti adiacenti servivano per il corpo di guardia.

Un ampio corridoio con il pavimento a mosaico bianco conduce ad un secondo vestibolo, dal quale si passa, ad Est, al piano superiore occupato dal bagno e dagli alloggi. L’impianto destinato a bagno, che si estende lungo tutto il lato del palazzo, è composto da una serie di cinque ambienti paralleli al corridoio; nel calidarium (per bagni con acqua calda) vi sono due absidi, una con la vasca, un’altra con il bacino di bronzo per le abluzioni.

Il lato Ovest aveva una costruzione a più piani per la servitù, con stanze uguali disposte lungo un corridoio.

Il quartiere della residenza imperiale, invece, al quale si accede attraverso una rampa, è composto da una grande aula a emiciclo e da stanze minori; mentre l’alloggio privato per l’imperatore, situato sull’estremo picco del monte ed affacciato a Nord verso l’interno dell’isola e ad Ovest sul mare, appartato da tutto il resto del palazzo, era formato da tre sale: un vestibolo di ingresso, con una terrazza a tettoia antistante, e due stanze con spaziose finestre e pavimenti di tarsie marmoree policrome.

Torre di Cicerone e mura dell’acropoli di Arpino – (FR)

Sul colle più alto della città di Arpino, nel borgo di Civitavecchia, sorge la Torre di Cicerone circondata da un considerevole tratto della cinta muraria in opera poligonale datata dagli studiosi al IV secolo a. C. Contrariamente a quanto si possa pensare, la Torre non ha alcun legame con il celebre oratore da cui prende il nome ed a cui Arpino diede i natali.

Fu costruita infatti molto tempo dopo la sua morte, presumibilmente in epoca tardo normanna o sveva. La sua denominazione deriva dal fatto che a Civitavecchia si riteneva vi fosse la residenza della famiglia di Cicerone.

La Torre presenta una pianta quadrangolare rafforzata da un muro a scarpa aggiunto presumibilmente nel XV secolo, e arricchita da un ballatoio esterno che conduce all’ingresso.

Essa rappresentava il perno del sistema difensivo, con un ampio fossato verso il borgo e una recinzione rettilinea posta a rinforzo dell’altura naturale.

Al primo livello si può scoprire di più sul monumento, sulle mura ciclopiche e sul territorio grazie a una sezione illustrativa di approfondimento.

All’interno delle mura si apre la celebre porta con arco a ogiva (alta circa 6 metri), coeva alla cinta, che ricorda la porta Scea di Troia raccontata nell’Iliade.

Cappella Espiatoria di Monza – (MB)

La Cappella Espiatoria fu voluta da Vittorio Emanuele III, figlio e successore di Umberto I, per commemorare il luogo in cui il padre venne ucciso dall’anarchico Gaetano Bresci, il 29 luglio 1900.

Il monumento è costituito da una cripta e da una cappella, sormontata da una stele.

La Cappella Espiatoria sorge al centro di un ampio parco, delimitato all’ingresso da una cancellata artistica, progettata da Alessandro Mazzucotelli, e sul fondo da un’esedra di imponenti dimensioni, rivestita da un mosaico in ciottoli bicromi.

Il monumento è costituito da una cripta, ricca di mosaici e di preziosi marmi, e da una cappella, anch’essa interamente coperta da decorazioni musive. Sopra la cappella si innalza la stele in pietra d’Oggiono alta in tutto 35 metri che poggia su un basamento circolare.

Nella parte bassa si trova una Pietà in bronzo dello scultore Ludovico Pogliaghi, mentre in cima vi è un cuscino bronzeo sul quale poggiano alcuni oggetti simbolici legati alla Casa reale: uno scettro, il Collare dell’Annunziata e la corona dei Savoia.

Al suo interno, la cripta a croce greca è interamente decorata con preziosi mosaici che raffigurano un cielo stellato e i vari stemmi dei Savoia; qui sono ancora poste le corone in bronzo inviate da tutto il mondo come omaggio al re morto. Al centro, un cippo in marmo nero commemora il punto esatto in cui avvenne il regicidio.

Anche la cappella è decorata con mosaici di ispirazione bizantina, raffiguranti angeli, busti di santi e beati della dinastia dei Savoia, mentre il pavimento è realizzato con marmi colorati antichi.

Museo d’Arte Orientale – (VE)

La collezione del Museo d’Arte Orientale di Venezia comprende gran parte delle opere acquistate da Enrico di Borbone negli ultimi decenni del XIX secolo, durante il suo viaggio in Estremo Oriente (1887-1889).

Allestita al secondo piano di Palazzo Vendramin Calergi, nel 1907 la collezione passò alla ditta austriaca Trau che ne iniziò la vendita sino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Dopo il conflitto la raccolta fu incamerata dallo Stato italiano in conto riparazione danni di guerra.

Tra il 1925 e il 1928 Nino Barbantini allestì il primo Museo d’Arte Orientale statale, all’ultimo piano di Ca’ Pesaro.
Nelle 7 sale dedicate al Giappone si ammirano oggi armi ed armature da parata appartenute ai signori feudali del Periodo Edo (1603-1868), selle e staffe in lacca, una rara portantina per dama, dipinti su carta e seta, abiti in seta dai preziosi ricami. Ben due sale sono dedicate a oggetti in lacca provenienti da corredi di nozze di ricche famiglie aristocratiche realizzati con la tecnica del makie, la lacca dorata.

Gli strumenti musicali sono eccellenti pezzi artistici usati per l’esecuzione dei principali generi di musica tradizionale giapponese. Le opere appartengono prevalentemente al Periodo Edo (dal nome della capitale, Edo, l’odierna Tokyo) o Tokugawa, dal nome della casata shogunale che resse le sorti del paese per oltre duecentocinquanta anni garantendo all’arcipelago un periodo di relativa pace, caratterizzato da un quasi completo isolamento.

Non mancano opere più antiche, come una coppia di statue lignee del periodo Kamakura (1185-1333), o lame del periodo Muromachi (1392-1568).

La sezione cinese espone giade e porcellane di diverse manifatture e un prezioso rotolo dipinto.
Nella sala dedicata al sudest asiatico si trovano argenti e porcellane thailandesi, manufatti in lacca birmana, rari kris, tessuti batik e marionette in cuoio del wayang, il teatro delle ombre indonesiano.

Alcune opere della collezione sono esposte a rotazione mentre altre come xilografie, altari buddhisti, vesti e dipinti cinesi e giapponesi o mobili, sono collocate in deposito per motivi conservativi e di spazio.

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