C’è una donna ucraina che a Kiev sta combattendo per la pace con i suoi semi di girasole e non ha paura dei soldati russi. Gli si avvicina e li dona loro in cambio di fucili spenti e di redenzione, per chi in queste ore sta barbaramente invadendo la sua terra. Perché meditino che un mondo migliore senza violenza ci possa essere sempre e vinca su ogni atroce assurdità. Si rivolge agli invasori e dice ad ogni soldato che incontra:
“Mettiti dei semi di girasole nelle tasche così che quando sarai sotto terra cresceranno”.
Non penso sia possibile escludere dalle responsabilità di questo conflitto l’occidente che non ha saputo assolutamente mediare e ha lasciato che la follia della guerra arrivasse in questa regione d’Europa. Abbiamo sbagliato tutti e ora assistiamo a ciò che non dovrebbe mai accadere in una società che pensa di essere evoluta e civile. Bambini, donne e uomini ucraini lasciati al loro destino. Fuggire o combattere, resistendo fino alla fine sapendo che il tuo avversario prima o poi può finirti perché più forte.
“Take these seeds so sunflowers grow here when you die”
Footage shows Ukrainian woman confronting armed Russian soldier
Follow live coverage on Russia’s invasion of Ukraine: https://t.co/vPdkyzs8cg pic.twitter.com/4Rn56iNYb0
— BBC News (World) (@BBCWorld) February 25, 2022
La donna ucraina e il coraggio delle donne di Kiev
E quanto coraggio stanno dimostrando le donne ucraine che resistono, e proprio in questo scenario, la forza d’animo di questa anziana mi ha colpito molto, l’intensità della sua lotta e la forza delle sue parole, armi potentissime che stanno mettendo in difficoltà i soldati, pronunciate senza temere di essere uccisa. Perché non ha più nulla da perdere questa signora, eccetto che la sua dignità di persona nata libera e che vuole restare libera e che ha in cuore di insegnare a chi imbraccia un fucile che non è forte quanto chi vive di sentimenti d’amicizia come i suoi. Le parole più forti di ogni proiettile e i semi densi della loro speranza per una nuova rinascita.
Chi può faccia qualcosa è il nostro appello per porre fine a questa angosciante situazione, e parafrasando Gianni Rodari, che la luna di Kiev torni bella come la luna di Roma, e illumini, berretto da notte tutte le nostre teste in pace!
Carlo Picca