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Come vivere in casa le relazioni familiari ai tempi del Coronavirus

La psicologa e scrittrice Vera Slepoj spiega come vivere in casa le relazioni familiari in questo particolare periodo di quarantena

Per gestire le situazioni psicologiche che potrebbero vivere in casa i cittadini in quarantena volontaria a causa dell’emergenza Coronavirus , è necessario essere capaci di mettere in atto una sorta di percorso di auto-analisi. Occorrono una sequenza di azioni personali o familiari, perché in questo particolare momento storico non è detto che sia possibile rivolgersi ad un professionista, al proprio medico curante o al pronto soccorso. Per diventare capaci di gestire le proprie problematiche psicologiche, è necessario dividere il percorso come un viaggio di autoanalisi o di automedicazione. Abbiamo chiesto alla psicologa e scrittrice Vera Slepoj come vivere in casa le relazioni familiari, in base al tipo di nucleo familiare in cui ci troviamo.

La famiglia composta da padre, madre e bambini

Nella famiglia nucleare l’importante è decidere, al di là delle problematiche relazionali, innanzi tutto come affrontare la permanenza in un luogo, anche se la nostra casa, per molto tempo. Ecco alcuni consigli per vivere in casa:

  • Riorganizzare la fisicità stessa del luogo: le stanze, gli spazi comuni, la cucina ed il fuori eventuale.
  • Programmare, riunendo tutti i membri della famiglia, la riorganizzazione degli spazi. 
  • La casa deve essere idealmente trasformata, dando altri significati: la cucina, ad esempio, può idealmente diventare un ristorante, o un luogo dove si cerca di imparare nuovi piatti da cucinare. La sala e il salotto vanno organizzati con degli orari precisi: il tempo in cui si fanno giochi assieme, i momenti in cui si decide cosa guardare in tv.
  • Decidere gli orari e dividere equamente i bisogni di tutti, evitando l’isolamento nelle stanze e vivere in casa insieme questo periodo di quarantena.

Se ci sono più figli, bisogna costruire e organizzare delle attività concordandole tutti assieme, in modo da avere sia il tempo per stare in camera, sia il tempo per stare insieme.

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La convivenza di coppia

Nel vivere in casa oggi abbiamo una dimensione forzata della convivenza. Si è c per non mettere a rischio la propria vita e quella altrui. Ci sono molti tipi di coppie: quella giovane, quella strutturata da tempo e quella anziana.

La coppia giovane

Nella vita pre-Coronavirus, la vita dei giovani era organizzata per lo più fuori casa con movida, cene, frequenti relazioni sociali. Dentro questo tipo di coppia c’è anche quella simbiotica, con scarse relazioni sociali. Per non entrare in conflitto, questo tipo di coppie dovrebbero organizzare il proprio tempo, creando una quotidianità che possa ricreare almeno parzialmente la vita precedente. Ad esempio il lavoro da casa: ognuno dovrebbe creare una propria postazione di lavoro, decidendo gli spazi nel rispetto reciproco. Questo permette serenità nella gestione di un modo di lavorare diverso dal solito. E’ necessario, però, formulare delle novità, come ad esempio organizzare una colazione divertente, alzarsi alla stessa ora, organizzare qualche situazione da costruire insieme, sperimentare qualcosa di nuovo con l’altro e non rimanere isolati nelle proprie abitudini.

La coppia strutturata

La coppia strutturata ha bisogno di organizzare una vita alternativa, pensando a quello che non si può fare: parlare, comunicare, dividere i compiti, evitare i conflitti, non sottolineare i difetti, non chiedere, ma dare. In caso di conflitto, è necessario cambiare postazione, stanza, aprire la finestra, utilizzare un pensiero alternativo. Ricordiamoci che in occasione di spazi ristretti e obbligati, la mancanza di una vera e propria organizzazione può portare ad un’esplosione dei conflitti.

La coppia anziana

Per la coppia anziana la situazione è molto più semplice, in quanto la vita quotidiana si è da più tempo strutturata con abitudini e attraverso rituali rassicuranti. Il problema psicologico dell’anziano è sostanzialmente la paura di ammalarsi, il timore per la propria salute. Tutti meccanismo problematici che nella vita in casa gli anziani sublimano nello sport, nel gioco con gli amici, la televisione. Pertanto, si consiglia all’anziano di ripristinare un’idea positiva della sua utilità, della sua esperienza, e di evitare l’uso esagerato della televisione. La permanenza di fronte al video non mette in circolo nessuna azione creativa e produce un senso deleterio di passività e di tipo depressivo.

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Persone sole

Per tutta questa grande categoria la solitudine forzata deve essere l’occasione per costruire una vera e propria autonomia. Anche ad una certa età si possono fare dei cambiamenti. Innanzi tutto, la giornata non deve essere subita, ma vissuta, creando dei momenti di diversificazione delle azioni: ascoltare la musica, cantare, giocare, guardare dalla finestra, muoversi in casa rimanendo attivi e rifiutando pensieri negativi. Inoltre è importante curare il proprio aspetto e l’igiene, chiedere aiuto e non avere paura di dichiarare le proprie fragilità. Soprattutto, non restiamo davanti alla televisione sprecando un’intera giornata.

Vera Slepoj (estratto da Il Mattino di Padova)

 

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