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La lepre e la volpe – Racconto di Andrea Clementini

C’era una volta un allegro leprotto artico. Era una giovane lepre piena di energie e quando giunse la sua prima stagione degli amori, si decise a provarci con la leprotta di cui era innamorato da sempre. Forse non sapete che i maschi delle lepri artiche sono soliti promettere di restare accanto alle proprie compagne per sempre, ma che in realtà scappano non appena queste partoriscono i loro cuccioli. Le abbandonano, fuggendo dalle responsabilità di genitori, e cercano un’altra leprotta da ingravidare.

Il nostro leprotto andò dalla sua amata, ma lei lo rifiutò, dicendogli che un leprotto più grande le aveva promesso che non sarebbe fuggito e che gli credeva perché era tanto grosso, coraggioso e forte e si sarebbe di certo preso cura di lei. Il nostro leprotto era piccoletto rispetto a lui, sia d’età che di stazza, e non ci fu confronto.

Deluso da questo rifiuto, non provò nemmeno a sedurre altre leprotte e passò un mese da solo, mentre la leprotta, da lui tanto amata, rimase incinta. Mentre zompettava tra la neve, il nostro leprotto vide in lontananza una volpe artica, di quelle che si avvicinavano sempre in quel periodo dell’anno quando sapevano che le lepri partorivano i loro cuccioli. Era infatti una di quelle subdole creature che non provavano alcuna vergogna a portar via i neonati a delle creature più deboli.

Il nostro leprotto andò subito dalla sua vecchia fiamma per avvertirla della volpe nelle vicinanze e quando arrivò alla tana scoprì che lei aveva appena partorito ben sei cuccioli. Anche l’altro genitore era lì, sembrava infatti che, nonostante molti scappavano appena la femmina partoriva, lui stesse mantenendo la parola data.

«Una volpe si aggira qui. Volevo solo avvisarvi così evitate di correre rischi inutili.»

L’altro leprotto, infastidito dalle attenzioni del nostro amico, gli rispose a tono:

«E a te cosa importa? Pensa a tuoi di cuccioli, ah no, vero, nessuna femmina ti ha voluto. Piccolo come sei, non potresti difendere nemmeno te stesso.»

Così, il nostro amico se ne andò zompettando con la coda tra le gambe, offeso e deluso, infondo voleva solo aiutarli. Il destino volle che poche ore dopo, vide di nuovo quella volpe diretta proprio verso la tana della sua innamorata. Pensò di andare ad aiutarli, ma dopo l’ultimo scontro con l’altro leprotto, ci ripensò, finché non vide quest’ultimo scappare saltellando lontano dalla sua tana. Così prese coraggio e corse a difendere la sua amata. La volpe era già con il muso dentro la tana, così il leprotto lo colpì con una zampata sul didietro. La volpe si girò confusa.

«E tu che vuoi?»

Gli chiese stizzita.

«Sono venuto a difendere la mia leprotta e i suoi cuccioli.»

«E sei così scemo da farti ammazzare per difendere la tua leprotta e i tuoi cuccioli?»

«In realtà i cuccioli non sono miei.» Rispose il leprotto con sincerità.

«E allora sei doppiamente scemo.» Gli fece la volpe bianca. Poi bloccò il leprotto atterrandolo.

«Sai che ti dico? – disse ancora la volpe – Ora mi mangio te, che almeno un po’ di carne attaccata sotto la pelle ce l’hai.»

Il leprotto intrappolato e paralizzato dalla paura non riuscì a dire nulla e fu allora che intervenne la leprotta.

«Ma lo sa, signor volpe, che siamo ciò che mangiamo?»

La volpe guardò la leprotta con aria interrogativa.

«Se mangi uno scemo, allora diventi scemo anche tu. Mi stupisce non lo sapessi tu che sei così furbo.»

La volpe sorrise, prendendo in simpatia quella strana coppia di lepri.

«Se è vero quel che dici, allora tu devi aver mangiato una volpe.»

Lasciò stare il leprotto che si rintanò accanto alla leprotta. La volpe alzò lo sguardo e vide un leprotto artico bello grosso e cicciottello. Preferì così andare a caccia di quella lepre più corpulenta, e se ne andò lasciando i nostri leprotti in pace.

Il nostro leprotto disse alla sua amata:

«E quindi per te sarei uno scemo?»

«Sì – rispose lei – e io sono più scema di te per non aver capito prima che sei l’unico che mi ama davvero.»

E così i nostri leprotti vissero felici e contenti, finalmente insieme, per sempre.

 

Andrea Clementini

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